Teatro alle Scale di Porchiano

Porchiano del Monte, di Amelia TR, non quello di Todi PG. Teatro all'aperto con estensioni al bosco. Dedicato a Iacopone da Todi. Spettacoli, edizioni e divulgazioni del Poetone Iacopone ma anche del Poetino Angelo Pii e Divina Corriera di Buddha Bus. Artisti e non artisti benvenuti ad esibirsi .

Wednesday, July 25, 2018

Pii CANTO TERZO


CANTÀ DAVIDE 2018
Recita integrale a Monte Labro
Angelo Pii, "Storia di Davide Lazzaretti Profeta" (1907)
http://iacoponedatodi.blogspot.it - FB Cantà Davide, Teatro alle Scale

15 Agosto, ore 18 
CANTO TERZO

262 - Il Poeta ci spiega di Davide. I Sabini accorrono
266 - Alla Grotta. Davide scrive di nuovo al Papa (25 Ott. '68)
274 - Davide espulso dallo Stato Pontificio (12 Novembre '68)
288 - Il Poeta ci spiega ancora di Davide 
292 - Alla Grotta. Davide Clandestino (15 Novembre '68)
299 -  Davide è richiamato dalla Moglie
303 -  Il Vecchio si oppone (27 Novembre '68)
307 ATTO SECONDO
308 -  Davide entra nel Fuoco (19 Dicembte '68, Ore 24)
325 -  Il Vecchio lascia Davide per sempre.
338 - I Sabini scoprono Davide (2 Gennaio 1869)
349 - Prodigi tra i Sabini
361 - Geografia e Storia della Grotta

261 - CANTO TERZO - Argomento
Per seguir' fedelmente il suo mandato,
l'Uomo di Dio si trova perseguito.
[ ] Dalla propria Moglie, richiamato,
di quel convento, ne abbandona il sito.
Da Pietro e da Michele, riportato
nel chiuso loco... e di Grazie, fornito,
prova un nuovo effetto in luce adorna.
E dopo cinque mesi, a casa torna.
262 - Il Poeta ci spiega di Davide. I Sabini accorrono
La Potenza di Dio è infinita,
la Sua misericordia parimente.
L'uomo avéa perduta la sua vita,
per dimostrarsi, a Lui, disubbidiente.
Egli pietoso, di nuovo ci invita,
per mezzo dei Suoi santi, la corrente
a ripigliar', di riconciliazione,
per finir', d'ogni Male, la questione.
263
Davide ci sarà come campione,
a mandar' tanta impresa a compimento.
Attendiamo a imitarlo alla Missione
che ci sarà di tanto giovamento.
E quando avrà compiuta la Missione
e dato il sangue suo, per pagamento,
e pareggiata la comun' partita,
con lui, risorgeremo a nuova vita.
264
Ma prima che la Palma abbia fiorita
del suo Martirio, ci ha da faticare
per riscattar' l'umanità avvilita
nel proprio male, che si venne a fare.
La Conferenza, che la Storia addita, 
che ebbe, nei suoi passi, a contestare,
fu così tal', che lo rese fornito
di Potenza e di Grazia,_ nel suo sito.
265
Di Scandriglia e Montòrio, ebbero udito,
di Falombara, e ancor' dei Ponticelli,
di quei gran fatti, raccontati addito
che stupefatti ne restàvan quelli.
Uno stuolo di popolo infinito
v'accorse nell'udir' tal' così belli.
E facevan' preghiera e penitenza 
ove Davide ebbe Conferenza.
266 - Alla Grotta. Davide scrive di nuovo al Papa (25 Ott. '68)
Che, ivi ritirato con prodenza,
attenne nuove ordini da Dio.
Il Venticinque Ottobre, e va in correnza,
pregato avéa, la notte, a suo desìo,
S'addormentò sull'alba_ ed ebbe udienza
d'una Voce, che poi fece restìo.
E', credendo che fosse l'Eremita,
gli die' il buono giorno per la sua partita.
267
La Voce, che s'alsasse, allor' l'invita
e che il padre Eremita egli non era.
Cui s'alsò con la mente impäurita,
perché vide che il Frate Antico era.
Egli, tremar' lo vide, per la vita, 
gli disse: "Di che tremi, in tal' frontiera?
Non sai che, sempre, io ti sono al fianco
come tuo direttore? e mai non manco!
268
Sappi che in Cielo, sull'eterno Banco
è stato decretato a conclusione,
a lettere di fuoco in foglio bianco,
l'eseguimento della tua Missione.
Tu con la Carne,_ hai vinto pur' anco
l'Essenza spirituale, nel concione.
Or' l'incredulità, vincere aspetta,
che, nel cuore degli uomini, prospetta.
269
Quel che tu déi seguire, è cosa pretta,
che non sarà, già mai, più revocata.
E ne incomincerai alla vedetta
di tutto il mondo, avrà la tua vociata.
Scrivi al Papa_ coniar' qual che gli aspetta:
faccia mille medaglie, alla giornata,
come col Memoriale lo informasti.
Se lui non lo vuol' far'... a te,_ ti basti.
270
Tu succedi al suo posto e lo contrasti
per vìncol(i) di ragione e di giustizia.
Queste mille medaglie, ai buoni, ai casti,
tu stesso donerai, qual tua Milizia,
che sarano chiamati, nei tuoi fasti:
"Santi Crociati", fedeli in dovizia.
Se il Papa a sé, ti chiama, e in ciò non crede,
torna al tuo posto. Da là, muovi il piede.
271
Prega in questa Grotta ed abbi Fede,
qualunque avversità che può avvenirti,
di ciò che decretato, in Ciel', si vede,
nessun' può revocarlo, nè avvilirti.
Nelle calde giornate e nelle frede,
io son' con te. Al bene, cerca addirti,
adopra il senno. A Dio, restati in pace.
Ci rivedremo quando a Dio ne piace.
272
Davide, di quanto fu capace
de' fatti suoi, ne scrisse al papa Pio
e, per man di Pan Bianco, suo seguace,
la scritta, gli dirisse, a suo desìo.
Ma nulla fu concluso - mi dispiace -,
che ci mise la coda, il Serpe Rio:
nel vedersi toccato sul naviglio
mise tutta la Corte in iscompiglio.
273
Per via dell'Antonelli, suo famiglio
 - o per meglio, dirò: "suo Cardinale"-,
fatto un Secreto abbusivo Consiglio,
fu decretato di fargli del male.
Ché cui subitamente, die' dispiglio
alla stesura di un lungo Verbale.
E', Davide, dipinse: un imbroglione
superbo, mentecatto, imposturione.
274 - Davide espulso dallo Stato Pontificio (12 Novembre '68)
Il Dodici Novembre, in conclusione,
il Messo di Montòrio gli presenta
l'avviso in bollo dell'imputazione,
che Davide però non si spaventa.
Il giorno appresso, se n'andò pedone
a Falombare: che 'l foglio rammenta 
ch'egli doveva presentarsi a fronte
di quel Governo, per le cose conte.
275
Lui, d'impropèri aborrenti ed onte,
lo rigagliò, qual fose un assassino.
Egli paziente e fermo, come un ponte,
se ne stiéde umiliato, a capo chino.
Dopo venti-quattr'ore appena conte,
gli comandò di uscire dal Confino
Pontificio. Che, se non lo sfrattava,
nelle oscure prigioni, lo mandava.
276
Davide gli promise e se n'andava.
Il Quàtt[r]or[e]dicèsimo, ambo a l'otta
con l'Eremita, che tanto l'amava,
col muro, ne rinchiusero la Grotta: 
per rispetto del luoco, l'onorava'
perchè non fosse profatta,_ o rotta.
Avendola baciata e riverita, 
tirò un sospiro e poi fece partita.
277
La mattina de' Quindici apparita,
Davide da Montòrio fe' partenza.
Accompagnato dal buono Eremita, 
andò al Convento, dei Frati, in presenza.
Questa visita, a loro fu gradita
e, ristorato alla fraterna menza
e dàtosi l'addio, la strada prese
che va diretta a'l_ Passo Curese.
278
A camminar', di volontà, n'attese,
tramontò il sole e il buio s'alimenta.
Era in mezzo alla strada, quando intese
non so di che rumore. Il guardo attenta,
vide davanti a sé, quella cortese
coppia di Santi. Tutto, si spaventa
riconoscendo san Michele e Pietro.
Restò immobile al posto... come vetro.
279
"Uomo! ferma i tuoi passi e torna addietro!"
gli disse il Vecchio delle sue visioni,
"Non senti nel tuo cuore, un dolor' tetro,
che t'invita a tornare a l'orazioni?"
A questo dire, intercesse a metro 
[e] non fe', di se stesso, l'omissioni
nel mezzo ai due Campioni della Chiesa,
che gli facéano guida a tanta impresa.
280
Davide avéa dolore e, non compresa
aveva ancora, la sua malattia.
Molto più che una lettera, avéa intesa
di sua famiglia, dolorosa e ria:
che la sua Moglie ne stava in attesa
del suo ritorno. E più là, non vi stia!
E che, se di tornar', cura non piglia,
ritroverà in disgrazie la famiglia.
281
Perciò San Pietro, la mente, assottiglia
e non lo vuole assai rimproverare,
conoscendo il suo caso a meraviglia
e la malizia, che altri sanno usare
per porre in derision' chi lo consiglia 
e il nome di Colui che sa regnare.
Ma l'ordina e fa via, mentre s'annotta,
a far' ritorno nella santa Grotta.
282
L'Angelo San Michel(e), con mente dotta
riprese la parola a suo desìo:
"Per salvar' la Natura ch'è corrotta,
è verace l'annunzio suo e mio.
Le schiere dell'Inferno, a branchi[]a flotta,
cercano d'impedir' l'Opra di Dio...
ma, da questo mio braccio onnipotente,
cadranno vinte, per ogni corrente".
283
Riprese Pietro: "Tua Mission' potente
sino a qui, non fu ben' rappresentata,
per rispetto che porti a tanta gente,
per le cose del Mondo, assai viziata.
Ma di qui avanti, si[i] più contente
a far', da essa, la tua ritirata".
Nel tempo che parlava in cortesia, 
rifece, a dietro, un bel tratto di via.
284
Davanti a una chiesetta, in compagnia,
comparvero, essi in questa gita,
ove d'un fonte, l'acqua percorrìa
per la fossata, della strada, attrita.
Soggiunse Pietro: "In quella casa pia,
abita il, conosciuto, tuo Eremita.
Chiàmalo e di(r)gli: che dimani torni
per darti il vitto per diversi giorni."
285
Chiamò fra' Ignazio, quando nei dintorni
dell'uscio della casa, fu accostato.
Aperse gli occhi, in letto, che adorni
fur' d'una luce che l'avéa irradiato.
Esso rispose, senza aver' frastorni.
dicendo: "O chi sei? Che mi hai chiamato?"
Egli rispose: "Davide! son' io,
qua richiamato per amor' di Dio".
286
"Ma tu m'ingannerai, o fràtel' mio!
Davide se n'è andato... sarà in treno."
E lui rispose " No, qui sono. Addio,
V'attendo appo la Rupe. In tal' terreno,
portate il da'mmangiare". Un balenìo
di viva luce gli riscaldò il seno:
Davide disparve nell'istante
e la Grotta, fra quei, si vide avante.
287
Parlò san Pietro, suo nunzio costante,
dicente: "L' hai murata? hai fatto bene, 
a ciò le bestie del vulgo abitante
non v'entrino, a far' le loro scene.
Ora entra con noi, in queste sante
sacrate mura, di Grazie, ripiene.
Insièm' con essi, entrò... e gli disparve'
i due campioni. E solo ne comparve. 
288 - Il Poeta ci spiega ancora di Davide 
Direste, o miei Lettor', che fosser' larve? 
Entrar' senz'uscio, in un pietrato muro!
Ma se si tratte dell'Anime Salve, 
chi le puo rattenere? Éntran' sicuro!
Entrò Cristo fra suoi, quando l'apparve 
a porte chiuse, quando uniti furo'. 
Uscì dal muro, il braccio con la penna 
che a Baldassàr, Danièl', la scritta accenna.
289
La Potenza di Dio, tutto insolènna:
in ogni cosa, mostra il Suo potere
e chi, nel Suo poter', santo s'insenna,
agisce in modo, come il Suo volere.
Ma chi, per Fede, vagilla e tentenna
non trova l'apertura a suo piacere.
E cérco Soddomista, a cosa lotte?
non entra più per l'uscio... nè per grotte!
290
In quanto al suo ritorno, in quella notte
che, come un lampo, ritornò alla Rupe?
So', Intillinze, così tanto dotte,
che lasciano se stesse in vie più cupe.
Ed attraggono a sé - per le ridotte
essenze perfette, non già sciupe -
qualsiasi corpo, corrotto e perfetto...
come (la) Scrittura provata ci ha detto.
291
In quanto al marchio, che gli fà al cospetto.
con che, fatto gli fosse, niùn' persona
l'avrebbe indovinato, nè pur' detto
in vero, s'era cosa trista o buona.
San Francesco d'Assisi provò effetto
per le Stìmate che, in lui, ne impressiona',
una potenza sovrumana e trina...
che l'uom' mondano, mai, non l'indovina.
292 - Alla Grotta. Davide Clandestino (15 Novembre '68)
L'Eremita per tanto si tapina,
che non potéa indovinar', già, come
Davide lo inradiasse alla vicina
e disparir', dopo chiamato a nome.
S'immaginò che un forza divina
lo guidasse all'impresa e, per diplome,
San Pietro, in fronte, gli avèa impresso il segno:
per farlo, di quant'altro favor', degno. 
293
Ma d'altra parte, che Demòne indegno
l'avesse teso inganni, dubitava.
La notte non dormì. Di tutto impegno,
per sino al chiaro giorno, egli pregava.
Cotto un ciaccino, secondo il suo ingegno
dentro di una borsetta, lo serrava.
E quando che cantare, il gallo, intese,
la strada di Sant'Angelo,_ ne prese.
294
Giunto alla Grotta, con l'orecchie tese,
alla forte murata, si accostava.
In quel momento, niuna voce intese,
che ne fosse ingannato, dubitava.
Osserva il muro e non vi trova offese
va in altri sotterranei e ne vociava...
nissuno gli risponde. Il sole appare,
tornò alla Grotta, il Davide, a chiamare.
295
"Son qua!" risponde. "Come? ad entrare
faceste, fratel' mio, nel muro chiuso?
Risponde: "Entrai in modo singolare
che passai tutto intero, come è l'uso."
L'Eremita: "Potete raccontare
cosa vi accadde? se non siete escluso."
"Lo posso!" e le fe' tutto il racconto
che egli ne stupì, nel caso pronto.
296
Ed insieme con Davide, in un ponto
all'altezza di circa cinque braccia,
fecero un apertugio a proprio conto,
e da lì, gli passò quella focaccia.
E, qualunque altra cosa di confronto,
che gliene abbisognasse, gli procaccia.
Per quaranta e più giorni, in quella chiusa,
lo servì, delle cose che si usa.
297
Il Papa, che credeva avere esclusa
l'Opra che è di riconcigliazione,
insiem' coi suoi Ministri, che s'abbusa'
battere spesso il Cristo col bastone...
per questa volta, si trovò delusa,
per mancanza di fede, l'esclusione.
E nel suo regno stesso, il Cristo nuovo
che battere voléa, salvo ritrovo.
298
Egli penava, nel segreto covo,
per amore di tutti, immensamente,
perché dovéa rifar' tutto di Nuovo,
in ciò che l'uomo se ne va perdente.
Il Quindici Novembre, io vi comprovo
che entrò là, miracolosamente,
che una lettera, a casa, avèa mandata
in risposta di quella sù notata.
299 - Davide è richiamato dalla Moglie
La Moglie, che impaziente n'era stata
per aspettare appunto, la risposta
e quando, dal portiere, ne fu data
la lettera, e udì che facéa sosta
per altro tempo là, in parte isolata,
divenne più che mai, furente. E, tosta,
molto più che un falso consigliere
gli disse che facéa il contrabbandiere...
300
... e che, s'era scoperto dal Potere 
di chi comanda, sarebbe punito.
Ed avrebbe provato un dispiacere
e disonore per il suo partito.
Per cui la Moglie le fece a(s)sapere
che in ogni modo, tornasse al suo sito
perché una disgrazia, preparata
per causa sua, vedeva inevitata.
301
L'Eremita la scritta l'ebbe data
e quando l'ebbe aperta, poi la lesse,
restò, la mente sua, tutta turbata
per la quale, a pensar', serio si messe,
fra sé dicendo: che se Dio, ordinata,
avéa tant'Opra... d'impacci il togliesse.
Accomodata la propria partita,
là tornerebbe, a costo della vita.
302
Così disposto, la notte apparita,
s'accostò al muro per far' la fessura. 
Levò due sassi con la mano ardita...
un lampo illuminò la Grotta oscura!
A questo segno celeste, smarrita
restò al momento, sua viril' figura.
E dismesse il pensier' che l'occupava 
d'uscire... ed un chiaror' l'illuminava.
303 - Il Vecchio si oppone (27 Novembre '68)
Fece tre passi, al posto egli tornava
quando davanti a sé, vide splendente
il vecchio Frate, che in piè', ritto stava
e subito parlò, così dicente:
"Dunque tornavi, a tua volònta brava
di essere, a me, disubbidiente,
aïzzato dai rei_ di mal partito!
Ma io, non t'avéo bene avvertito?
304
Sappi che il tuo consiglio in'eseguito
altro non era che finta apparenza:
l'amor' dei figli e della Moglie, attrito
da pareri di falsa conferenza,
per metterti alla prova, al tuo partito,
e di toglierti ancor' dall'ubbidienza.
Ma io ti dico che non sortirai
fin che, ordinato, da me, tu n(on) sarai.
305
In questa Grotta, non dimorerai
numero meno, di quaranta giorni
che saranno il riscatto, intenderai,
di tanto sangue dei Fedeli adorni...
un'altra volta, il sunto ne saprai.
Più non tentarti su questi d'intorni!
in quanto alla famiglia, non pensare:
ci pensa Chi può il tutto, accomodare.
306
Le tentazioni che vènghia a provare,
sono a tuo danno e del popol' fedele
che, dietro i passi tuoi, dovrà incontrare
la pace, e l'alma, trar' fuor' di querele.
Detto questo, dall'occhi gli dispare
come la nave in mare, a piene vele.
Così sparve la luce, che l'approva 
vision' verace. Al buio si ritrova.

307 ATTO SECONDO
307
Davide, posto dentro a questa chiova,
altro non attendeva che a pregare.
Da qualunque sia parte, che si muova,
imprigionato, si viene a trovare.
Rassegnato con Dio, di star', gli giova
per sentirsi nell'alma rallegrare.
Parecchi giorni, in doloroso stato,
per se stesso e per altri, avéa pregato.
308 - Davide entra nel Fuoco (19 Dicembre '68, Ore 24)
Egli, con tanta Fede, rassegnato
con Dio, seguitò a far' la penitenza.
Non era il Sessantotto ancor' passato,
il mese di Dicembre era in correnza.
A mezzanotte circa, fu assolato
da_una luce d'alta discendenza,
mentre, in un libro sacro, egli leggeva.
Quel che avvenir' potesse, non sapeva.
309
Dopo la luce, un tuono succedeva
orribilmente forte, che caduto
fosse dentro la Grotta, si credeva,
con qualche pezzo di masso diruto.
Dopo il primo, altri cinque ne intendeva
rumoreggianti come un mare onduto.
L'uno dell'altro, detonò più forte,
ch'egli credette soccombere a morte.
310
Dietro quell'urti orribili, a sue scorte,
tirava un vento come un uragano.
Dopo, un altro n'udì, che aprì le porte
dell'alto masso, a guisa di uno svano.
Una striscia di fuoco a vampe tòrte,
entrò dentro la Grotta, in verso piano.
Davide a tal' veduta, compriméa
la testa, nel mantello che tenéa.
311
Con voce commovente, egli dicéa:
"Gesù e Maria, salvatemi dal male!"
poiché, tirato il tuono, succedéa
un tonfo: come mina, tale e quale.
E, dentro in cretto, che la Rupe avéa,
si raggruppò col corpo naturale,
perché temeva il rombo, detonante
a guisa di un incendio divorante.
312
Per cui, stava in timore e vigilante,
e non si dava cuore di scoprire
gli occhi suoi,_ il suo bel sembiante,
per veder' cosa potesse seguire.
Fàttosi poi coraggio, nell'istante
scoperse il capo, gli parve morire
nel veder, dentro la Rupe murata,
una gran fiamma, ardente e profumata.
313
Per cui di nuovo, con voce esalata
invocò il nome di "Gesù e Maria"
ad aiutarlo in quella gran nottata,
per[]dono e grazia di Sua cortesia.
Udì un suono di voce molto grata,
non comprese però, da dove uscìa,
così dicente: "Uomo, non temere
che tal' fuoco ti arrechi dispiacere.
314
Dall'alto, non discese a suo potere
per assorbirti, come hai tu timore
ma per farti più saggio a tuo volere
con l'immenze virtù del suo calore
che, nel secreto suo, sa contenere.
Alzati dunque, riprendi vigore!
Ubbidisci alla voce che ti chiama,
acquisterai con Dio, onore e fama!
315
Come sin' qui, ubbidisti a chi ti ama,
e per Me, t'han gran cose_ rivelate,
Egli consente che tua vita grama
migliori in gesta, ch'io Gli ho connotate. 
Pur' le tue preci, in quest'età che brama
le crëature, Gli fur' presentate.
Oh! di Lui, ch'or' di còmpie(r') il Suo mistero
come Rege,_ Monarca_ o Messaggero."
316
Figlio mio, quei ch'è Capo di un impero
ha pregato per te, grazia ha ottenuto.
Or' Gli abbisogni per tanto Mistero
cui n'avrà, con tua opra, il suo compiuto.
Prima di cominciarla, tu, davvero,
n'hai bisogno di Me, acciò assoluto
tu agisca franco... ma non Mi vedrai
e, chi son' Io, da te lo saprai.
317
Quest'enìmma, te solo spiegherai
quand'Io sarò nell'intèr' tuo, congiunto
perché tu, più di te, allor' sarai:
troverai Me con te, nel tüo punto,
e Me unito, al tuo volere, avrai
che il Mio volere, a far', sarai r'assunto.
Ed Io sarò ove tu stesso sièi
Io farò i voler(i) tuoi, tu farai i Miei.
318
Di tutto ciò, la spiegaziòn(e) dar' dèi
soltanto in Me, quando più te, non trovi:
perché Io te sarò,_ tu in Me ti bei
e nell'è[s]ser' con te,_ Me sol, ti giovi.
Or torna avanti, in dove tu sïei
senza nissùn' timore. Acciò tu provi
di Me, l'effetto, in questo sacro loco...
vieni in comunione, a Me, nel Fuoco!"
319
Davide fe'(r) tre passi, e far've un gioco
nell'ubbidire alla gran voce arcana:
si buttò nella fiamma, come il cuoco
butta la carne in grate, ardente e piana.
Quando fu dentro, sente a poco a poco,
comunicarsi da un essenza strana
per-sin' dai piedi: simile a un tepente
profumo,_ soave ed_ odorente.
320
Egli,_ a guisa di un liquido scorrente,
si sentì, nelle vene, ravvivare.
Nell'istante, sparì la face ardente,
a 'n-d' egli intorno, luminoso appare.
In quel tratto, l'enìmma, chiaramente
cominciò da se stesso a interpellare 
e riconobbe, in senzo virilmente,
esser' quello un Mistero onnipotente.
321
Dopo lo scrollo, ch'ebbe fortemente
nel tempo della Santa Congiunzione,
si riconobbe esser' novellamente
in un'altra perfetta condizione.
Uno Spirito nuovo, unitamente
si sentì co-eredato in Comunione,
che a propria conoscenza, s'adoprava
a far' quel, che quel Fuoco gli spirava.
322
"O potenze di Dio!" egli esclamava
"quanto sei grande, quanto sei graziosa!
O cor' mio, alma mia! ci ama, ci amava!
O pace sacrosanta, luminosa!
La mia vita, per sempre, a Voi sia schiava,
schiava_ con ogni sua preziosa cosa...
ma che dico, o Signore? Questo tutto
esser', Vostro sarà, con il suo frutto.
323
Comandatemi,_ o Dio,_ io son' ridutto:
al termine, farò quel che volete.
L'allegrezza completa, senza lutto,
mi avete data e, in essa, Voi ci siete.
Sotto questo gran masso, duro e asciutto,
mi avete data la bramata quiete:
me peccatore fragile e meschino
avete asceso al Trono Unico e Trino".
324
Congiunto a questo Spirito divino
vide in un lampo, ciò che Lui vedèa:
il passato, il presente, ogni destino
col futuro, con_ chi avvenir', dovéa.
Umilmente pregando, a capo chino,
che ne fosse in delirio, gli paréa...
Udì una voce sonora e parlante
e vide il vecchio Frate, a sé davante.
325 - Il Vecchio lascia Davide per sempre.
Gli disse: "Àlzati, uomo, nell'istante!
che ti sono rimessi i tuoi peccati.
Tu ubbidisti alle parole sante:
la Face,_ i membri, ti ha purificati.
A nuova vita, sei rinato in piante,
i sette Doni_ da Dio, ti fur' dati.
Egli è con te, tu riconosci bene
le virtù potenziali che contiene.
326
Io son' disceso a te,_ e mi conviene,
l'ultimo mio comando, farti noto.
Da qui in avanti, in tutte le tue scene
lo Spirto infuso ti sarà piloto
perchè la Face, da piedi alle rene,
ti penetrò sino al cervello ignoto.
Di virtù,_ tanta, sappi che dimora,
devi far' qui:_ sette altri giorni ancora...
327
... e più quattordic'ore, pria che fuora
tu sorta, per tornare in tua famiglia.
Quaranta giorni, che compisce or' ora
ti furono assegnati a meraviglia
per l'anni che ti resta, pria tu muora.
Per le vittime pur, che a lenta briglia
dovéan' perire a suo risarcimento,
basta i quaranta giorni, in valimento.
328
Ed aperto un gran Libro in quel momento,
guarda la lista ch'era numerata.
"Il numero del loro ascendimento
eran' quarantamila in una fiata.
Ed altri giorni poi, d'ubbidimento
alla divina Mäestà Sacrata,
sono il riscatto di tanti innocenti
che, da gli empî, saria restati spenti.
329
Fu irrevocabile altrimenti,
la sentenza che era stata data
da Dio_ ne cieli, per l'istraziamenti
sulla fedele gente battezzata.
Per le preci incessanti dei Potenti,
e mie e della Vergine Sacrata,
le vittime che eran' destinate
in questo libro restano segnate.
330
Oltre a' quarantamila, sù_ notate,
che dovéano cader' sopra la terra,
quattromila feriti raggiuntate
e trentanove tempîi, infranti a terra.
Quattordici città, pur' debellate
con prevaricazione iniqua e sgherra.
Fra villaggi,_ castelli,_ altri paesi:
quarantaquattro saccheggiati e presi.
331
Questo non avverrà_ ma, bene intesi,
perchè l'Eterno si trova obbligato
a quella Imperatrice dei Cortesi,
Protettrice del popolo [] alleato.
I Demonî, per Lei, si sono arresi
ma la vendetta, Iddio s'è riservato
per punir' tutti quei profani ed empi
del Suo nome, santissimo ne' tempi.
332
Le quattordici ore che tu adempi,
dopo i quarantasette_ dì_ d'esordia,
mediatrici saranno a molti scempi,
ch'[è] un'opra buona di misericordia,
facendo onore a te, con questi esempi,
e a Quei che ti protegge di concordia.
I tuoi Mille Discepoli graditi
saranno, ad altro tempo, trasferiti.
333
In altri tempi, meglio recondìti,
quel ch'alle Tre Fontane ti accennai
saranno ben', quell'ordini, esguiti.
Un nuovo Memoriale, ora farai
di questi avvenimenti favoriti.
Esattamente, Pio, ne informerai
e, altre utili cose, da te stesso,
gli predirai, il tutto ti è concesso.
334
Di dar' sentore d'ogni tuo successo,
a gli uomini, da te conoscerai.
Il tuo Spirto con-vinco il Corpo annesso,
tüoi sensi, per Esso, adoprerai.
I tuoi occhi, rivolgi a Dio, tuo presso,
perché di guida 'i passi che tu fai.
Parco sia il cibo, che avrai per ristoro,
breve sia, il tuo sonno, al tuo decoro.
335
Perenni sìan', le preci al tuo lavoro.
Da gli uomini, starai ben' ritirato,
Per tua famiglia, sii pace [e] tesoro,
nelle cose di Dio, ben' ponderato.
Usa pietà, pazienza, ver' coloro
che ti tèndon' insidie. E da ogni lato,
custodisci la Fede che tu hai in seno.
Adora Quei che t'han', di virtù, pieno.
336
Stai rassegnato, nel tuo corso, a[ ]méno,
e in ciò che ti avverrà per tua famiglia.
Per quelle doti, che racchiudi in seno,
altre persecuzioni ti scompiglia'...
vincerai tutto ciò, nel Mondo osceno!
Se or' ti lascio, per tua meraviglia,
ti lascio influso nel divo Calore.
Riguardo a me... addio nel Signore!"
337
Sparì. Rimase al buio, il vincitore
dentro la Grotta, sino all'ultim'ora
che vi notai. O nobile Signore!
felicità [a] colui che t'ama e onora!
Tu sei la via,_ la vite,_ il frutto,_ il fiore
di quella vigna in Dio,_ tanto sonora!
Tu nuovo Redentore, nuovo Cristo!
che faräi, del Mondo, tutto acquisto.
338 - I Sabini scoprono Davide (2 Gennaio 1869)
Il Due Gennaio, come fu previsto,
del MilleOttocen(to)SessantaNove
uscì di tal' prigione e ne fu visto
da l'Eremita suo, di buone prove,
da don Cesare Orlandi, servo a Cristo
di Scandriglia, ove attese a dar' le nuove,
e da due sacerdoti Cappuccini
[ ] di Santa Maria, di quei confini.
339
Quarantasette giorni, co' meschini
cibi, una volta al giorno si nutriva
e bevéa l'acqua di quei ruscellini
che l'Eremita stesso gli forniva.
Avéa muffato i panni sino a crini,
la robustezza, in volto, gli appariva.
Molti lo ravvisarono al cospetto
che'egli era, di Dio, un servo eletto.
340
Scrisse [] al Papa,_ come gli fu detto.
A Pane Bianco pria di far' partenza,
gli mandò profezie in verso schietto.
Elogiò quella Grotta in reverenza...
e tante altre cose, come ha detto 
l'Imperiuzzi in Istoria d'eminenza.
Che, per più brevità, non pongo in canto: 
in altrove, l'udrete nell'impianto.
341
Pria di partire da quel luogo santo,
alla Moglie, una lettera mandava
facendole a saper' che, dopo tanto,
aveva il dono: ciò che desïava.
Ma non credeva, in fondo, saper' quanto
gli fu concesso, mentre là sostava,
nè aver' tanti tesori ritrovati,
nè tante grazie e doni, a lui donati.
342
E che co' suoi figlioli, e lui frati,
dall'Otto fino al Dodici, aspettasse
di quel mese entrante, congedati
prima gli amici... che non dubitasse!
Che stàssero tranquilli e rassegnati,
che avrebbe distrigate le matasse
di qualunque interesse di famiglia.
E salutava Moglie, figlio e figlia.
343
Di Montòrio Romano e di Scandriglia
e del paese ancor' dei Ponticelli,
chiamar' gli amici a sé, cura si piglia.
E tutti l'esortò, da buon' fratelli,
che si prendesser' cura a meraviglia
una cappella, erìger', tutti quelli,
davanti [] alla Grotta, di presenza, 
alla Madonna della Conferenza.
344
Li esortò d'amarsi e aver' pazienza 
in ogni avversità di questo mondo,
di star' fedeli e puri di coscienza,
perseveranti al Bene fino in fondo,
che Dio gli avrebbe dato ricompenza
e, disgravati dal suo proprio pondo,
L'avrebbero goduto in Paradiso
fra troni degli Eletti, in gaudio assiso.
345
Sparsa la fama come all'improvviso 
de' molti sunnotati avvenimenti,
con preci, canti e con sereno viso
acccorsero a migliaia, penitenti.
E, con oboli e doni,_ nel preciso
luogo disegnato, in que' momenti,
davanti [] alla Grotta, fu inalsata
le cappella a Maria,_ Vérgin' beata.
346
L'arciprete Milani, avéa esortata
la gente, andar' con fede e devozione
e, dall'àltere, avéa pubblicata,
dei Santi e di Maria, l'apparizione.
E molto ne supplì, e gli fu grata
l'amicizia, di Davide. E l'azione
di buona fede - com'è stato detto -
e-d' in molti, produsse buono effetto.
347
Così, questo santuario benedetto
ed il quadro, effigiato di Maria
con l'altri Santi che aveva al cospetto,
fu venerato di buona armonia.
Accanto alla cappella, un eremetto,
vi fece, quella gente eletta e pia,
affinché l'eremita si stanziasse
per fare quanto in cui n'abbisognasse.
348
il primo giorno che il quadro s'alsasse,
della Madonna della Conferenza,
Davide profetò che s'ammirasse:
che farebbe un miracolo, in presenza.
nel tempo stesso che si venerasse.
Prestando il Clero in buona esistenza, 
il popolo aggremito, in chiesa e fuora
la gran Madre di Dio, festeggia e onora.
349 - Prodigi tra i Sabini
Un calzolaro si portò a buon' ora
là, quando che la Messa si cantava.
A Ponticelli, avéa la sua dimora,
Antonio Marïani_ si chiamava.
Egli era nato zoppo: sino all'ora,
d'ambo i piè', le ciampelle ne portava.
Gridò: "Madonna mia! Grazia concedi
a me,_ tuo servo!_ Risànami i piedi...
350
... che n'ho tanto bisogno, ben' mi vedi!
Sii me pietosa, non m'abbandonare!".
In quell'istante, gli scricchiòlo' i piedi
ed, ambo, li sentì fortificare.
Egli esclamò: "O Madre, che risiedi
ne' cieli, io ti vengo a ringraziare!"
Tornato a casa, e date le novelle,
buttò per sempre via, quelle ciampelle.
351
Davide, orando al lume delle stelle,
udì una schiera d'Angeli vicina
che cantavano, in rime dolci e belle
dicenti: "Vieni in cielo, o Caterina!"
A tal' notizie, addimànd-or' quelle
genti, [ ] se tal' voce si commina.
Era la morta, di Monte Leone,
ragazza onesta di buon' condizione.
352
Un giorno, con molt'altri in rïunione
per far' quella cappella, lavorava...
pur' Giuseppe Biscossi. Uomo buffone,
un calcio al deretano, gli assegnava.
Davide, che lo vide in posizione,
a dietro fronte, tutto si svoltava.
E con esclamazion', gli disse: "O matto!"
Andato a casa, ammattì di fatto.
353
Fu egli, al manicomio, di soppiatto,
condotto a Roma, dai Carabinieri.
La madre e la sorella, per riscatto,
a l'Uom' di Dio, rivolsero i pensieri.
Gli promise pregar', per egli, all'atto,
la santissima Trìade, volentieri,
riunitamente la Vérgin' Maria...
e Riscossi guarì dalla paz[z]ia.
354
Tornato a casa, con molta allegria
andò, la santa Grotta, a visitare,
ringraziando le Vergine Maria
che tanta grazia le venne a donare.
Sin' ch'egli visse, seguitò la via
e, Davide, di cuor, ne seppe amare.
E, dal suo esempio, molti fu-n' fedeli
all'avvocata Regina dei Cieli.
355
Non crediate però che tal' vangèli,
Satana stesso non li conturbasse.
L'incrèduli facéan' d'amari fieli,
aspiravan' livore in ogni classe.
Per cui, convien' che un caso vi riveli,
che avvenne mentre Davide là ostasse.
Non s'era, dalla Rupe, ancor' rimosso...
quattro individui voléan' dargli addosso.
356
Il [più] sfrenato incredulo, e più grosso,
si fece avanti per fargli aggressione.
Mentre alzava il bastone, quel colosso.
lo sorprese una strana convulzione,
che cadde a terra, de' suoi sensi scosso.
A capo ficco, smorto giù bocconi,
d'un grido strano,_ ne faceva il suono.
L'altri, che indietro, per rinforso, sono,...
357
... scopersero l'inganno. Ed il perdono,
da Davide, n'ottennero all'istante.
E' pregò la gran Vergine che in dono
gli ridasse salute... e s'alzò in piante.
E, posto tutto l'odio in abbandono,
gli fur' fedeli nelle cose sante:
pentìtisi, di buona contrizione,
di aver' turbato un Santo... col bastone.
358
Nell'ultima reale apparizione,
san Pietro gli dettò molte sentenze,
come con un suo Libro, chiaro espone.
E lui stesso_ dovéa dar' l'esperienze
di verace e fedele Imitazione,
per-ciò imprimerle, altrui, nelle coscienze.
Di più, dovéa esporsi francamente 
a predicar' tal' cose ad ogni gente.
359
E, non avendo veste, nè patente,
di prete,_ di frate o missionario,
per tal' difficoltà, ben' chiaramente
vedéa, avanti, porsi l'Avversario.
Ci voleva gran Fede e forza in mente,
per sostenersi in tutto il necessario:
non ci volé(v)a che un uomo ben' temprato,
munito d'armi:_ com'egli era_ stato.
360
Cinque mesi, ben' lungi, era mancato
dalla süa diletta famigliola
ed, essendo da Dio purificato,
avéa indossata la candìta stola.
Avendo egli, ciascuno, ringraziato,
li esortò a mantenergli la parola:
cioè di frequentare in penitenza
la santa Rupe. E fece dipartenza.
361 - Geografia e Storia della Grotta
Necèssita vi noti la presenza
del Santüario: la sitüazione,
del Comun' di Montòrio, è appartenenza,
al monte Serra-pòpoli, al groppone.
Il fosso in vado, al piè' di sua faldenza
ver' levante, costeggia in posizione.
Sopra la Grotta, la Pietra troneggia,
verso l'oriente,_ l'Èremo_ fa seggia.
362
La Grotta, quattro metri, alta pareggia,
cinque lunga e tre larga, si ritrova.
Qui san Buona-Ventura, con sua greggia
fondò il convento e, di sé, fece prova.
Qui lo Spir(i)to di Dio scese e motteggia
nel suo gran Messo, per darci la nuova
ch'Esso, per evitar' fagelli e scempi,
richiama a penitenza i buoni e l'empî.
363
Questo convento, nell'antichi tempi 
per sin' dal re Napoleone Primo
fu abbandonato, quando chiese e tempîi
faceva debellar' nel proprio Limo.
Tenne' intatte le impronte, a ciò s'adempi'
i disegni di Dio! ...Com'io v'arrimo
e come udrete nell'altri miei Canti.
Vi benedica Dio, v'aiuti i Santi.

No comments:

Post a Comment