"Porto
jette de sparvire
sonegliànno
nel mio gire.
Nova
danza fò sentire..."
Questo Blog non presenta capolavori ma solo passi
incerti, per la selva oscura del poeta maledetto Iacopone. Maledetto nella
vita: prima è ritenuto pazzo, e poi sarà colpito da Scomunica e condannato al
carcere perpetuo. Iacopone è maledetto è anche da morto, perché rari Letterati
lo ritennero poco più che un Autore minore, con l'aggravante che non sia un
poeta puro ma solamente un predicatore, che lui sottometta
il Verbo della poesia a istanze impuramente non poetiche. Iacopone è maledetto
peggio ancora, per la lingua: che ci risulta sempre meno comprensibile, anche
rispetto al Volgare dantesco. E' infine
maledetto, per il pessimo difetto
della sua sintassi anarchica e insubordinata: Iacopone sembra scrivere per
ideogrammi... lo si tradurrebbe meglio nel Cinese, questa lingua millenaria
(quanto attuale!), che ignora totalmente ogni grammatica ma che funziona sempre
alla perfezione.
Iacopone non è affatto un incolto primitivo: la Critica recente gli
riconosce appieno una grande cultura letteraria nei classici latini, al suo
tempo, disponibili. Ed è altrettanto colto nella letteratura, sua
contemporanea, del neonato Volgare. Se ne conclude dunque, che lo stile
sconcertante di Iacopone non è determinato dai suoi limiti ma da una scelta
deliberata.
Iacopone non è nato nell'oscuro Medio Evo ma al tempo
folgorante dei Comuni e dei Mercanti, che imprendono a minare il sistema
sociale vigente, feudale e antiquato. La scelta esistenziale di Iacopone
rifiuta il lusso e l'avidità di quel Capitalismo rampante e primordiale... ma
lui rifiuta pure, il potere sempre in auge della Chiesa. Si ipotizza un suo
coinvolgimento nei moti Gioachimiti o nel movimento eretico del Libero Spirito. Indubbiamente, Iacopone di schierò con
l'estremismo militante francescano ma a parte ciò, fu sopra tutto, un mistico.
Qui sta un dato sconcertante: in qualsiasi contesto
religioso, ne spunta fuori sempre qualche mistico: è l'anarchico di dio, che si
mette a sovvertire ogni gerarchia: culturale o psicologica, teologica o
sociale. E tutti questi mistici ricorrono a un certo effetto comico, che è ben
noto in tutto il mondo, e in tutte le culture popolari: carnevali e saturnali,
sciamani e saltimbanchi. Questi, all'epoca del Nostro, si chiamano
"giullari" e a Iacopone, come già a Francesco, è attribuito il ruolo
di giullare divino.
I primi passi nella selva oscura del poeta maledetto
Iacopone, s'inoltrano nel Comico: nel cosiddetto "inferno, mondano e corporale"
che Iacopone dà come antipasto, ove si presti fede all'Interprete scolastico,
prima che lui ci addentri in paradisi mistici. Un poeta però, dovrà sempre
sfuggire ad ogni specie d'interpretazione. Altrimenti basterebbero gli
Interpreti, né resterebbe spazio alla poesia... e Iacopone aggiunge: alla follia, che lui afferma che sia un attributo divino,
Passo passo, questo Blog sta registrando traduzioni,
divagazioni e divulgazioni. Non può dirsi un percorso ma forse, una ricerca o meglio, una deriva. Il primo attrezzo in uso è
stata la scrittura, strumento quasi asettico e
rassicurante. Ma non basta la scrittura: di fronte allo scoglio dell'effettiva
divulgazione, cioè dell'eco necessaria all'enunciazione, mi è sorta l'esigenza
della recitazione.
Dallo scritto all'orale, passo passo, passavo alla dizione. Con la dizione, la recitazione: il personaggio in scena, il suo costume... Ma poi, si
tratta sempre di poesia: in qual modo la voce fu trasmessa, all'epoca remota
del poeta Iacopone, quando il libro era davvero un eccezione? Perché mai,
quelle poesie si chiamano "canzoni"? o persino "ballate"? Allora si danzava! o forse, c'era solo una musica da
ballo?
I Letterati tacciono, si attengono alla lettera: non
risulta dagli archivi alcuna nota musicale... ma forse, l'evidenza sarà sempre sot-taciuta. Forse, troppi
Letterati sono devoti al Verbo senza suono, così come alla Forma priva di
colore: chi si esalta al marmo candido dei Greci, sarebbe disturbato dalle
vivaci tinte originali, pur troppo dilavate nei millenni.
Passo passo nella selva, cercavo anche la musica di
Iacopone o alla peggio, una musica "per" Iacopone: musica sacra, lirica,
leggera... fra i canti popolari e le marce militari: "unò duè, unò duè". Nella mala educazione musicale,
ci si rivolge sempre alla memoria e comunque al proprio corpo: "unò duè, unò duè... passo!" Eh sì: "passo!", il ritmo nasce
lì. Il passo lo fa il piede, ma esso nasce sempre su per l'anca: nel mistico
complesso alle vertebre lombari, compresse dall'origine del bel genere umano,
con la stazione eretta e il nostro nuovo passeggiare: "unò duè, unò duè"... mica siamo più quadrùpedi o
quadrùmani! Siamo pur sempre Umani e forse, troppo Umani.
Il Letterato sa dei "piedi
di poesia":
di esàmetri
e di dàttili, di giambi e di trochèi... ma non discende mai al piede della lettera. Tanto meno, lui risale su per l'anca: a le vertebre
lombarl, ed al loro misterioso nesso spirituale che, per i laici dicasi:
respiratorio. Tra l'altro, la poesia (secondo il Ginsberg, Allen), si baserebbe
proprio sul respiro... il che ci svela forse,
quell'arcano mistero della ispirazione.
Un mio maestro,
gran musico di strada, mi trasmetteva questo insegnamento: "nasce un suono da qualsiasi movimento". Sonagli innanzitutto e, sopra
tutto, a' piedi: sono le catene antiche del poeta Iacopone, che danza solitario
nella sua prigione, mentre che lui compone la sua nuova canzone. Mi cingo di
catene, mi sottometto e quasi mi identifico al respiro dello spirito
nell'antico Iacopone: "O tu respiro ignoto, aiutami, ti prego!"
E, passo dopo passo, dal moto dal respiro incatenato,
potrà sbocciare un gesto, che aggiunga la sua azione all'ardita
evocazione del poeta maledetto Iacopone: così che si incanti l'occhio, oltre
che l'orecchio.
E dopo passi ancora... vedremo che succeda, in questo
viaggio per la selva oscura.
Che ci illumini il Beato (abusivo) Iacopone!