Teatro alle Scale di Porchiano

Porchiano del Monte, di Amelia TR, non quello di Todi PG. Teatro all'aperto con estensioni al bosco. Dedicato a Iacopone da Todi. Spettacoli, edizioni e divulgazioni del Poetone Iacopone ma anche del Poetino Angelo Pii e Divina Corriera di Buddha Bus. Artisti e non artisti benvenuti ad esibirsi .

Wednesday, June 7, 2023

La Storia con brio - 3.1

Celebrità di Davide tra il popolo sabino ma lui continua a penitenziare in Grotta, dove ritorna il Vecchio e gli comanda trascrivere l'avvenuta Conferenza con un nuovo Memoriale che va poi spedito al Papa. Ma ricevuto questo in Vaticano, Davide viene espulso dallo Stato Pontificio. Così dopo aver murato l'ingresso della Grotta, Davide si incammina alla frontiera con l'Italia. Ma è ricondotto indietro dai san Michele e Pietro, che gli fanno attraversare il muro della Grotta. Qui Davide ci apre uno spiraglio, per il quale Ignazio Micus gli passa da mangiare (e viceversa). Gli passa anche la posta dalla moglie disperata, che gli prospetta disastri in famiglia. Davide decide di fare un salto a casa per ritornarne subito ma, non appena lui scalza una pietra dal muro, gli ricompare Pietro che gli comanda di restare per 40 giorni in Grotta. Qui al 3° canto, succederà di Tutto...

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Storia di Davide... di Angelo Pii

Canto II, Atto IV, ottave 265-306

Video casereccio con prove di umile canto (non tradizionale) dell'ottava rima.

TUTTO Angelo Pii, l'altissimo poeta contadino, detto "il Poetino" su:

https://iacoponedatodi.blogspot.com

Friday, June 2, 2023

La Storia con brio - 2.3

 

Davide parte appiedato da Roma con una nuova lettera si presentazione, scritta dal Cardinale al Vicario Generale di Sabina, che gliene scrive un'altra per l'Arciprete di Montorio, che ne scrive un'altra ancora il capo Frate di Ponticelli...

ma nessuno sa trovargli quel convento, che il Vecchio misterioso gli predisse, perché è stato soppresso ed abbandonato. Ma il Vecchio ricompare e gliene fa trovare le macerie. Davide ci prega in una grotta quando una voce gli chiede di estrargli da terra le proprie antiche ossa per dargli più cristiana sepoltura. I paesani e l'Arciprete lo vengono a sapere e tutti assieme estraggono le ossa. Il Poeta ce ne anticipa il solenne funerale ma ciò avverrà di fatto, solo nel seguente Atto.

Storia di Davide... di Angelo Pii

Canto II, Atto III, ottave 167-208

Video casarereccio(meglio che niente) con umili prove di canto (non tradizionale) dell'ottava rima.

Wednesday, May 31, 2023

La Storia con brio - 2.2

La Storia con brio - 2.2,


TERZA VISIONE: la bellissima pastora trafigge col suo fiore il serpente spaventoso, che impediva a Davide di avvicinarla. Ne seguono colloqui mistriosi. TERZO VIAGGIO in barroccio per Roma, dove infine riesce a Davide di incontrarsi con il Papa, al quale egli consegna il suo diario visionario e ne riceve in cambio un bel rosario. TRE GIORNI dopo, si ripresenta il Vecchio misterioso che lo spedisce a piedi alle montagne di Sabina (continua...).

Storia di Davide... di Angelo Pii

Canto II, Atto II, ottave 125-164.

Video domestico (meglio che niente) con inedite prove di canto (non tradizionale) dell'ottava rima.

TUTTO Angelo Pii, l'altissimo poeta contadino, detto "il Poetino" su:

https://iacoponedatodi.blogspot.com

Sunday, May 28, 2023

La Storia con brio - 2.1

Davide parte in barroccio alla volta di Roma, per raccontare al Papa il suo incontro con il Vecchio misterioso. In Vaticano lo trattano da pazzo, così torna scornato a Monte Amiata. SECONDA VISIONE di Davide: un bel Giovane divino gli fa varcare asciutto un fiume turbinoso. Così Davide ritorna in Vaticano per incontrare il Papa ma fallirà di nuovo. Alla TERZA VISIONE pero... (continua). Canto Secondo, ottave 106-123. Video domestico (meglio che niente) con inedite prove di canto (non tradizionale) dell'ottava rima. TUTTO Angelo Pii, l'altissimo poeta contadino, detto "il Poetino" su: https://iacoponedatodi.blogspot.com

Saturday, May 27, 2023

MESSIA E POESIA

David Lazzaretti indirizza le sue lettere non solamente a papi, sovrani e ministri ma pure ad ignorati campagnoli.

Quei personaggi celebri non risponderanno mai; gli ultimi invece, gli hanno scritto per primi. Documenti e coontesti.

 


SCARICA il LIBRETTO

https://www.academia.edu/102541267/MESSIA_E_POESIA

 

Monday, April 24, 2023

La Storia, sveltita con brio (I, 7-53)

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 Incognite vicende, amori e battaglie del misterioso David Lazzaretti, da anni 0 a 33:

"Natali, gesta, l'amore a desio, il passo militar pericoloso" e la prima visione.Canto Primo, ottave 7-53.

Video domestico, con inedite prove di canto (non tradizionale)

dell'ottava rima.

TUTTO Angelo Pii, poeta contadino, su:

https://iacoponedatodi.blogspot.com

Thursday, April 13, 2023

IL POETINO, Dai Libretti al Librone, ora anche PDF

 

Il Poetino oltre la storia, opere di Angelo Pii

Poeta contadino dell’Amiata

Tutti quanti i libretti corretti, riuniti ed ingranditi,con prefazione di Anna Scattigno,

ulteriori premesse e pure il suo codice ISBN 978-88-5524-562-3

Il cataceeo si compra qui:

 http://www.cpadver-effigi.com/blog/il-poetino-oltre-la-storia-opere-di-angelo-pii/

il PDF si scarica qui (senza copertina a colori)

https://www.academia.edu/100138672/Il_Poetino_oltre_la_storia_opere_di_Angelo_Pii

Poesia di fiera critica sociale e di misticismo cosmico, che non esclude le comicità della cultura orale contadina. Poesia fresca e saporita dopo un secolo abbondante, di narrazione asciutta ma assonante e musicale, con antichità dantesche ed invenzioni lessicali.
Il Poetino, eletto “Apostolo” da un nuovo Cristo, fu dunque ispirato a scrivere in versi un nuovo Vangelo: Storia di Davide Lazzaretti Profeta (1907)… che, ci si creda o no, è un altissimo poema.
Oltre la Storia, questo curioso “libro di libretti”, raccoglie e decifra le ulteriori rime del Poetino, dalle umili edizioni originali (1885, 1901) agli autografi inediti (1878).

Or udite cosa disse
quel rurale contadino
ma non tanto senplicino
da doverlo disprezzar.

Ridussi già in prosa la Storia… di Angelo Pii, in libretto Millelire di Stampa Alternativa (1997). Trascrissi integralmente il medesimo Poema, ristampandolo da me con esuberanti note (2020). Sono lieto che il presente editore di Oltre la Storia… abbia definita quella “un’edizione pop”. Posi in scena integralmente il medesimo Poema, alla Torre di Davide sul Monte Labro ed in Teatro alle Scale di Porchiano: teatrino individuale, già fondato da me stesso (2017) per la divulgazione giullaresca e scritta di Iacopone da Todi. Non sono letterato né teatrante, di scuola o professione. Prima di pensionarmi, fui puramente tessitore a mano: sebbene laureatomi Filosofo (1976), giammai lo fui da Prof… “Rettore” invece, in Facoltà di Tessere (a mano): fondata come sopra (2009) ma conclusa al ‘17, quando tardivamente, m’irruppe la Poesia senza più fili.

Luciano Ghersi, Porchiano, TR, 03/2023


Tuesday, April 11, 2023

O Iùbelo de core, di Iacopone da Todi


Teatro-Letto alle Scale di Porchiano introduce la nuovissima audizione dell’indegno Jack Todino, sulla più breve (ed alta) poesia di Iacopone, che ci tornerà a ripetere: O iùbelo de core / che fai cantar d’amore.

Nel suo giùbilo, il cuore dapprima si scalda, di seconda si accende e di terza si incendia, preso tutto in dolze gaudio, (che vuol dir : dolCe goduria). Ma si volge pure attorno e in qualche modo si consìdera, nel più pazzesco stile iacoponico, di rispecchiamenti, echi e alliterazioni foniche; oltrecché di sovversioni dell’eros sublimato - nella poesia cortese dei trobadours; oltrecché divulgazioni dall’ero-teismo nell’ultra-teologia... in crescendo turbinoso di sublime smesuranza.

(1) Nella sua prima fase di riscaldamento, l’omo canta balbettando, la lengua sua barbaglia, senza riuscire a dire una parola: jù be là, bè babbà... (2) Nella seconda fase di accensione, non può più che gridare senza alcun ritegno e non vIrgogna allorE. (3) Preso in terza, da un incendio devastante, l’omo incontra della gente che (di quanto gli succeda) non ne capisce niente. Perciò sarà dIriso per quanto ne stra-parla, parlanno esmesurato, quando non grida- e stride-. (4) Passato in quarta, l’ omo deventa savio, cioè prende coscienza che non dovrebbe esternare il proprio stato (so convenente), non può però, frenare il suo clamore: più grido che parola. Secondo certi Esperti, clamare sia piuttosto di “cantare a gran voce (e ritualmente) Dio”, ma Iacopone qui, non invoca altri che Iùbelo. (5) Passato in quinta, l’ omo oltre che deriso, sarà creduto pazzo, deviante e desvanito, da tutta quella gente che non ha custumanza (o contatto) con Iùbelo... lo comprenderà soltanto - chi ne ha già lo cor  fIrito - dal suo Giùbilo indicibile.

Dai tempi che la Bibbia fu tradotta nel Latino (al IV Secolo), il giùbilo si equivoca con il giubilèo. Quest’ultimo però veniva dall’Ebraico jobel / yovel: quel corno musicale, che ad ogni cinquantennio, avrebbe segnalato l’apertura dell’anno giubilare. Allor quando si azzerano i debiti e le proprietà private, si vieta ogni lavoro e si libera ogni schiavo… con relativo giùbilo (pare) universale. Anche però al Biblista più credente, non v’è sostanza storica di tale giubilèo ma, sia pur soltanto favola, vi sarà qualche morale.

Intanto si notò che il giubiléo rende la società al suo stato originario, mentre il giùbilo riporta l’omo individuale all’urlo primario della propria nascita, o pure a quell’homo selvaticus, che si ritenne privo di linguaggio, non già però di voce. Altri ancora, vi rintraccia il suono cosmico (verbo od urlo che esso fosse) dal quale l’universo scaturiva o scaturisce (perché Tempo è relativo persino nella Fisica). Comunque sia, lo jùbilus latino (incastonato nella Bibbia) par connesso di fonetica con l’acclamazione bacchica evhoè, o per dir meglio euhàn, dal Greco euài. Fuor di Bibbia, di Iubil- si echeggia nel tardo latino, per schiamazzare gioiosamente (in Sereno Summanico) ma di peculiare schiamazzo dei villici (Apuleio), per grida scomposte di campagnoli e di sudati vendemmiatori (da Frontone a Marc’Aurelio), per chiamare a gran voce (Aprisso in Varrone) o per grida di guerra (Ammiano). Dunque tutto sommato, il Giubilo è un eccesso (1) di voce e (2) di emozione…. come l’urlo di GOAL quando segna la squadra, appunto del còre. 

Per la Bibbia però (devotamente) si giubila soltanto nel Signore degli Ebrei. Di Salmi 89: Beatus populus qui scit iubilationem: Felice il popolo che sa il grido di gioia… ed esulta tutto il giorno nel tuo Nome (non Javè che non può dirsi, ma lo Jah in allelu-Jàh). Ancor secondo Salmi, persino le montagne (a modo loro) ne allelùiano. Di più secondo il pazzo Maestro d’Assisi: se ne giubilerà cum tucte le creature. Secondo il savio Maestro D’Aquino “(jùbilus est laetizia immensa”:) una gioia smisurata, impossibile ad esprimersi oltre che in voce disarticolata ed in cert’altri moti impropri”. Tra i quali il BagnoRegio (collega del D’Aquino), enumerò tremori, singulti, spasmi (e quant’altro) che quasi svaporando erompe fuori.” (sì tradotto dal Tresatti da Lugnano, che ci incorrerà tra breve). Secondo Wikipèdia, Iacopone in questa lauda, vuole esprimere gli irrazionali sentimenti che l'amore mistico infonde nel credente; è un'estasi molto simile a quella rappresentata da Bernini nell'Estasi di santa Teresa d'Avila (per non dirla molto simile - ad un orgasmo erotico)… Ne riprende Wikipèdia che (in quest’insolita lauda iacopònica) l'amore per Dio non si esprime nella mortificazione di sé ma in una gioia indescrivibile, che ricorda molto, più che l'amore intellettuale, una violentissima passione fisica (per non dirla - come sopra). Secondo più insigne iacoponista (il Leonardi Matteo), di tale sposalizio -interiore- con lo Spirito, l’amplesso segreto si svela nel grido... ma secondo la santa Caterina da Siena, esso si esterna pure in altro di corporeo (quanto del resto, attesta il BagnoRegio).

Secondo un ulteriore iacoponista insigne (il Canettieri Paolo), la de-sublimazione dell’eros trobadorico emerge pure dalla pia leggenda, che vuole questo Iùbelo de core fosse improvvisato a voce: dittato - nei destri del nostro luogUo de’ Pantanelli; nei cessi primordiali del convento francescano, ch’è situato in quel di Baschi, nei pressi di Lugnano in Teverina. Tale sito è rilevato (forse per campanilismo) da quel iacoponista secentesco del Tresatti da Lugnano, ma non risulta affatto da codice più antico, cui ci si atterrà tra breve.

Il Canettieri dunque, raffronta lo stilema trobadorico del cuore divorato con la coratella putrida di Iacopone. Questa appare nel contesto, come compatto cuore di un agnello e non come teglia mista di interiora (qual’è la coratella di tradizione umbra), così meglio confortando la suggestiva ipotesi del Canettieri. Mal ne insorse, Parodi lo iacoponista:Nulla di più grottesco e disgustoso!... Non so quale punizione meriterebbe il frate, che ha fatto il poter suo - per deturpare in sconcio modo - il nobile e ardente canto del poeta, e ha osato voler far credere che il giubilo del cuore di Jacopone fosse allusivo alla coratella.” 

E che ci narra, l’anonimo biografo? “Et esen(do) una volta tentato questU homo de Dio (fervente francischIno) fra Jacopone, de mangnare d’una coratella, et questU (como vero conbattetore contra li vizii) volse tenere la via de mezo, cioè de contentare el corpo e l’ànema. E tanto fece che procura una coratella, la quale como l’ebe, l’apicò nela cella dove lui dormiva. Et la matina (quando era l’ora del mangnare) et llui andava et resguardava quella coratella, e tocàvala on poco colla facia e poi tirava via - et secondo la usanza, l’altro dì faciva el simele. Et tanto state cussì quella coratella, che envermenì et puzava ssì forte, che se sentiva per tuto el dormetorio. Et fra Jacopone onne dì la visitava, e tocavala col volto con molto piacere, per confondere el vitio de la gola. Or tanto crebbe quella puza, che se sentiva non tanto per lo dormetorio ma per tuto lu luoco. Onde li frati stavano tuti amaricati, non sapendo donde questa puza vènese et per più dì cercàrone donde quella puza pòdese venire. Et non podendo ciò trovare, stavano malcontenti ssì per la vergogna et per llo danno. Alcuni deli frati se comenzò ad scorgere che più era orribele puza, descontra alla cella de fra Jacopone, che altrove nel dormetorio. Onde comenzarono a sospetare de fra Jacopone dicendo: «qualche fantaste-carìa averà fata, questu fantastico de fra Jacopone», perochè llu tinivano uno fantastico, per quello suo desprezo et viltade che mostrava. Et finalmente aprendo la cella de fra Jacopone, trovarono quella coratella tuta marzia, piena de vermi, tanto fetente che per veruno modo, lo bastava l’animo ad acostarse ad esa, la quale fra Jacopone odorava per cosa molto odorifera. Allora quelli frati (reprendendolo asperamente) lu pigliarono et, pésole sensa tocare terra, lu portarono nelo necessario e miselo dentro en quella puza, dicendo: «poichè te sa cussì bona la puza, tòglitene et sàtiatene mo, quanto tu voli». La qual cosa fra Jacopone recevette con tanta alegreza, como uno goloso affamato fose stato posto ad una mensa piena de soavissimi cibi. Et estando lì dentro tuto giubilando, cantando ad alta Boce quella lauda che comenza: O iubelo de core / che fai cantarE d’amore.”

Poi assieme all’ alta Boce / quella musica svanì / tranne qualche nota rotta / tra le lettere del testo. Molti si son provati (in questi sette secoli) a rimediarsi un ritmo che cantasse l’incantabile, e (fra quanti su YouTube) par eccellente il rapper Mc Iacopone: <https://youtu.be/HAMGyaqyAUI>.

Qui da Teatro-Letto, vi si propina invece, un paio di versioni più tradizionali, nella dimessa boce dell’indegno Jack Todino!

QUANTO SOPRA in PDF


 

 

Saturday, March 25, 2023

Iacopone da Rodi: Frate Ranaldo, con melodia

L'ultimo della cospicua stagione di TeatroLetto.

FRATE RANALDO, Lauda 88 di Iacopone da Todi.


Dal Teatro Letto alle Scale di Porchiano

andiamo ad introdurre l’umile provino

dell’indegno Jack Todino.

Pròlogus

Gli Esperti hanno notato che nel libro iacopònico, questa Lauda (negativa) di Ranaldo, prosegue l’argomento VANA SCIENZA, ch’già di canto nella Lauda (positiva) di Pazzia, la quale ne precede numerata 87. Ma la numerazione non fu di Iacopone, il quale mai compose né codice né libro, anzi aborriva i libri in generale, quanto il suo pazzo Maestro di Assisi, che sconsigliava ai suoi di averne e di studiarci. Si direbbe qui però: “morto il maestro, tutti gli allievi in testa” perché (com’è già di Prologo a Pazzia 87), i Francescani assursero a ben più cospicue cattedre, dall’universitarie a quelle vescovili e vaticane. Dalla Sorbona invece, il Professor Ranaldo sarà promosso a Todi, Direttore di cospicua azienda sanitaria (nell’anno del Signore 1287).

Ora dopo pochi anni,“sTA en TErra attTUmulaTO”(ta-tè tùmu-to): mORTO e sepOLTO ma non finisce lì, perché c’è un oltre-tomba o meglio tre: un gaudente e due cocenti. Iacopone ora si chiede (e insistente chiede al Prof), se sia andato en gloria o en caldo, insistendo d'assonare a Ritornello (ra-Ra-nà, do-do-sì / dé-quo, bé-tsi, dé-spu). Pur insiste ad imitarlo nel suo gergo di accademico: disputare quistione de quòlibet, demustrare, iudecare, appalare lo vero: sofismi e silo-ismi; le carte la scola ed il curso... che non sarà scolastico, come fra breve, ne sarà glossato. Stiamoci ora, al flusso giullaresco dei termini scolastici (qui scolastici nel senso teologante) che Iacopone sfoggia, sebbene esso in Lauda 25, si riconosca i-diota en Teologia”, in compagnia di rima con le “follia” e “pazzia”: ai versi 41, -2 -e 3: -ia, -ia, -ia, -X... perché (salvo licenze ma a giudizio degli Esperti) pure la 25 è ballata zagialesca (di origine moresca). Né v’incresca - all’88 di Ranaldo, ove tra breve udrete insistere una X (-ato in ispecie):

-aldo -aldo -aldo, -ato -ato -ato,

-enza -enza -enza, -ato -ato -ato,

-ola -ola -ola, -ato -ato -ato,

-ore -ore -ore, -ato -ato -ato,

-olta, -olta, -olta -ato -ato -ato...

tutto ben ecceterato, ma in difetto d’altre rime, che non turbò il Poetone più che il rapper d’oggidì. Né più lo conturbò la esmesuranza tra sillabe nel verso (8, 9 e quasi 10), tanto meno lo disturba la discordia tra gli accenti (zoppicanti di tono su 3 e su 4). Tutte sommate, altrettante esmesuranze (in 88 di Ranaldo) che nell’87 di Pazzia, per contigua che ne sia (ia ia X).

Ma chissà come Iacopone me cantasse? E se pur, forse mimasse - un violino immaginario, come il suo pazzo Maestro d’Assisi. Gli Esperti sono incerti, dunque tra breve udrete - solo arie contaffatte e di impura fantasia - nell’umile provino dall’indegno Jack Todino, idiota in prosodìa come di melodìa.

Prima però, vi occorre di riprendere quel curso, che fu non già scolastico, quale s’intende d’oggi, sebbene fosse il ritmo più eseguito nelle lezioni d’aula (pur del Professor Ranaldo): cuursus plaanus, cuuuursus taaards, cursus velox; che Iacopone tutti, li giustappone a rismi (che son versi da poeta e non da Prof). Ma non g-iova più dis-curso (rismisofismi) a chi è g-jonto a Collestatte. Collestatte ch’è di fatto, un paesello qui di Terni ma, di proverbio, sta per “cimitero”... e stàttece colà! ove jùdeca la sola Veretà-, la quale (secondo Giovanni 14.6) è Cristo di Persona. Cristo Giudice però, non ha affatto revellato a Iacopone il destino di Ranaldo (il s-uo scotto, uo cò to, poi no sò do), che è esaminato appunto dal Poetone.

Il Prof però, qui fa sempre scena muta: non è Morto che Parla: no 47 al Lotto! 42 e 31 di Lauda, ambo d’uscita su TeatroLetto; che potrebbe ancor uscirne, con Laude 37 e 61, dell’anima predata e del corpo seppellito. Quest’ultimo almeno dovrà uscirne per forza, ché il suo putrido sfacelo, si mantenne sempre saldo - in vetta alle classìfiche laudesi: perché la 61 Altura-Sepultura è accertata dagli Esperti quale cover secolare, ovunque si facesse coro di Laudesi. Ed è accerto pure, (de bona cosci-enza) che il Ranaldo moribondo - confessasse onne peccato al suo Pre-lato, l’ultra-prete che gli fece quell’ onzione di Olio Santo, che smacchia ogni peccato (destigne onne peccato).

Sì ma tra rituali e fòrmule, il Frate-Prof ci sì pentì davvero, di vera contrizione? o si pentì soltanto di attrizione, soltanto atterrito dal caldo assoluto? Secondo Iacopone, può restargli di peccato ultra-mortale la superba teologia, che pretende definire l’infinità esmesuranza, insomma Dio... ma di peggio, che il teologo ben poco Gli obbedisce, nell’umiltà dovuta in questo mondo.

Come s’è ben ridetto, tale pretesa scienza non fu soltanto vana: ben profittava pure dell’onore cattedratico. Questo incluse grande spese: per imbandire i lauti simpòsi accademici, per vestirsi di ricchisimi velluti e d’ermellini, per ornarsi di collari, di fibbie e di medaglie... tutto massiccio d’oro. Tutto il contrario insomma, della stentata dieta e del saio rattoppato - che sono scelti dal fratecello autentico… umile e desprezzato ma perfetamente lieto, quanto il suo pazzo Maestro d’Assisi.

Or riassunte le quIstioni (forse) medievali, ecco a Voi l’impasto acustico dell’in-canto Iacopònico

pur nell’umile provino

dall’indegno... Jack Todino!

Versione F. Mancini

R

Frate Ranaldo, do' si andato?

De quolibet sì ài desputato.

1

Or llo me di', frate Ranaldo,

ché del tuo scotto non so' saldo,

se èi en gloria o en caldo

non lo m'à Deo revellato.

2

Honne bona coscienza

ch'el morir te fo en pazienza;

confessasti to fallenza,

assoluto dal prelato.

3

Or ecco ià' la quistione,

se avesti contrizione

(quella che n'è vera onzione,

che destigne lo peccato).

4

Or è' ionto a la scola,

ove la Veretate sola

iùdeca onne parola

e demustra onne pensato.

5

Or è' ionto a Collestatte;

loco se mustra li to fatti,

tratte ne so' fore le carte

del mal e del ben c'ài oprato.

6

Ché non ce iova far sofismi

a quilli forti siloismi

né per curso né per rismi,

che io vero non sia appalato.

7

Conventato si en Parisi

a mmolto onore e grande spese;

or se' ionto a quelle prese

che stai en terra attumulato.

8

Aio pagura che ll'onore

non te traiesse de core

a ttenerte lo menore

fratecello desprezzato.

9

Dùbetome de la recolta,

che del déveto non sia sciolta,

se non pagasti ben la colta

ch'el Signor t'à commandato.