Teatro alle Scale di Porchiano

Porchiano del Monte, di Amelia TR, non quello di Todi PG. Teatro all'aperto con estensioni al bosco. Dedicato a Iacopone da Todi. Spettacoli, edizioni e divulgazioni del Poetone Iacopone ma anche del Poetino Angelo Pii e Divina Corriera di Buddha Bus. Artisti e non artisti benvenuti ad esibirsi .

Wednesday, July 25, 2018

Pii CANTO SESTO


CANTÀ DAVIDE 2018
Recita integrale a Monte Labro
Angelo Pii, "Storia di Davide Lazzaretti Profeta" (1907)
http://iacoponedatodi.blogspot.it - FB Cantà Davide, Teatro alle Scale

16 Agosto, ore 18 
CANTO SESTO

562 - La Moglie di Davide tra le Monache Francesi
569 - Davide torna al Monte con urgenza (Febbraio '76)
579 - Davide in Francia di nuovo. Avvisa i Re (Lione, 1876).
582 -  Davide lotta con Dio (14 marzo 1876)
586 -  Davide con la Donna Albero
594 -  Davide si inoltra nel Massimo Mistero
ATTO SECONDO
604 -  Davide si fida dell'infido Taramelli
611 -  Davide pubblica libri in Francese. 
621 -  Taramelli fa alla Moglie il tranello dell'Anello.
627 -  Il Taramelli è de-miracolato
639 - Davide lascia Francia e Famiglia

561 - CANTO SESTO - Argomento
Davide, in Francia, gran cose gli avviene:
rapito in Cielo,_ ode,_ vede e scrive.
Chiama in sogno la Donna d'alte scene
e un miràcol' si mostra, in lui che vive.
Chiamato a Roma e dannato alle pene,
la sua Famiglia ancor',_ l'ha positive.
Lui, dal Sinedrio, fa partenza e torna 
in Italia, sul Labbro... e, l'Opra, adorna.
562 - La Moglie di Davide tra le Monache Francesi
Gli uomini grandi sono sempre stati
perseguitati da gli uomini tristi
e sono stati morti e ritornati,
per l'opre loro, a far' completi acquisti.
Ma non così,_ mal'òr' di allucinati:
poiché funno schivati, appena visti
nel campo di zizzanie, seminato
da loro stessi, per il male oprato.
  563
Come apparisce il Davide, al parato:
per la perenne altrui_ persecuzione, 
fuggì d'Italia, perché calunniato
di molte rëità, dalle persone.
Egli prudente, tutto rassegnato,
sfuggì per breve tempo l'occasione.
Mentre più vigorìa, la fama, piglia,
giunse a Torino con la sua famiglia.
564
Duvachàt[te] trovò, che cura piglia,
con la Monaca buona Brettagnese,
i quali attendéano a meravglia
per allocarli, là, in qualche paese.
Infatti, ne rivolsero la ciglia,
si fermarono in terra Savoiese:
In Sàint[e] Je-àn-[ne] di Maurienne
la buona compagnia, deretta venne.
565
Turpino, in seminario, si ritenne
e le tre donne, dentro a un monastero.
Davide, solitario li convenne
andare in altra casa a suo pensiero.
Anzi - come la Storia appunto accenne -,
viaggiò con Duvachàt[te]_ [ ] leggero,
presso Bellèv[e], ove, un villino,
avéa di proprietà, come ostellino.
566
Mentre che si godevano, a destino
d'amicizia, i colloqui misteriosi;
le tre donne, non liete in quel confino,
le lingue ne turbavano i riposi.
Le monache, in chiesa e a tavolino
e in altri ripostigli maliziosi,
mormorava' di quelle. In ogni via,
con preti ed altri,_ era una diceria.
567
Si dicéa Carolina, a tutta via,_
che non era, di Davide, la moglie.
La discordia,_ il sospetto e gelosia
l'agitava' nel cuor', come le foglie.
La Superiora, al Diavolo in balìa,
scrisse a Duvòghat, che in villa s'accoglie:
che venisse a pigliar' quella famiglia
italiana,_ che ogniun', di lei, bisbiglia.
568
Duvòghat[te] si fece meraviglia
di questa nuova insolita, impensata,
e, con Davide stesso, si consiglia,
che andò a pigliarla e, là, l'ebbe menata.
Lasciò Turpino che, cura, si piglia 
studiar' la lingua che l'era insegnata.
Circa due mesi, avéan' fatto dimora
in tal' città, che poco lo rincora.
569 - Davide torna al Monte con urgenza (Febbraio '76)
Allocati in campagna, alla buon'ora, 
Davide si trovò molto contento;
che scrisse all'Imperiuzzi al Monte, allora:
si stava come un principe, al momento.
Fra' Ignazio Mìcus[-s]ì scappò fuora
dicendo: "Davide, a suo talento,
si sta a godere! E noi, a tribolare
qua ci han' lasciato, miseri a stentare!".
570
Del capriccioso, gli incominciò a dare
e che tutto voléa fare a suo modo.
"Superbo e matto", lo venne a chiamare
e, più e più volte,_ lo ripete' sodo.
L'Imperiuzzi lo venne a ribeccare
dicendo che, al su' onor', faceva frodo:_
essendo testimone,_ già, oculare,
fede e rispetto, dovèa dimostrare.
571
Di questo venne, Davide a informare
e le soggiunse_ da chi dipendeva:
poiché Fra' Ignazio voleva affermare
che lui, derìger' tutto, ne doveva.
Mentre Davide venne assicurare
che nessun', vincolarlo, lo poteva,
perché, da Dio, era autorizzato:
in franchigia, lo aveva con-donato.
572
Poi gli scrisse_ una lettera, garbato: 
a non dar' retta a quella tentazione
ma che attendesse, nel suo proprio stato,
a far' la parte sua, d'ordinazione.
Scrisse anche al Polverini,_ dilatato,
ch'andasse al Monte, a fargli correzione.
Ma il Polverini, punto, non si mosse...
meritevole, anch'egli, di percosse!
573
Ma - per meglio saper' come si fosse
la cosa - l'Imperiuzzi, richiamava
in Francia, che v'andò di proprie posse,
ed altri, nel suo posto,_ ne lasciava:
Lorenzoni Agostino, si commosse.
Con la madre di Davide, stanziava,
ch'ella, in seconde nozze, avéa sposata.
A monte Labbro, s'era collocata,
574
... con l'Eremita, stavano in brigata.
L'Imperiuzzi a Bollùv[ve] n'andiède,
nella villetta, appunto sù notata,
ove l'Uomo di Dio vivéa con fede.
La Pasqua Natalizia già passata,
da un avvocato, don Filippo andiède
a Säint[e] Jëàn[ne] de Mauriènne,
per aver traduzioni, che ritenne.
575
Ma il Settantasei - com'egli accenne -,
sul Monte ritornò, dall'Eremita.
E, da parte di Davide, un solenne
saluto gli fece, a sua partita.
Che nel silenzio, muto-lo addivenne,
crollando il capo, mal' pensièr n'addita.
Che interrogato, venne a confessare
che non voléa, di lui,_ più, udir' parlare.
576
Gli venne allor', la scritta,_ a presentare
che ci dicéa_ che, se in quaranta giorni,
egli non si veniva a ritrattare,
ne sarebbe perito in quei contorni.
Quella lettera, via, venne a buttare...
par'_ che, al momento, Satani s'informi:
ne cambiò di colore e,_ disperato,
morì in tre giorni, così: rin[n]egato.
577
Questo potéa, essere, in sé, beato
per avere veduto Iddio vivente
su l'Eletto suo previlegiato,
rinchiuso in muro, con occhio veggente...
Ma per la sua superb[i]a, andò dannato
e perse, dei suoi lustri, il rimanente.
Nemmeno i lumi, morto, gli fe' lume:
che si spensero fuori dal costume.
578
Davide seppe il tutto_ e, nel suo acume, 
e' molto se ne dolse amaramente.
Questo pure, aggiuntò nel suo volume
ed al Monte tornò subitamente.
L'Imperiuzzi, il vagante posto, assume:
Davide l(o) consacrò,_ lui di presente.
E gli impose che, altri buoni Eletti,
consacri: quelli, al suo Mistero, addetti.
579 - Davide in Francia di nuovo. Avvisa i Re (Lione, 1876).
Tornato in Francia, da' figli diletti,
Bianca, mandò a educare in un convento.
Stampò un PROGRAMMA AI PRINCIPALI addetti
DELLA CRISTIANITÀ, d'ogni commento,
nunziandosi Monarca, in tutti effetti,
al Popolo Latino - com'io sento -,
e la venuta prossima, in commisto,
del, profetato, massimo_ Antecristo.
580
I Principi invitando, al popol' misto,
d'allearsi con lui, nella Riforma
per far', di tutto quanto il Mondo, acquisto.
E lui, servire, gli dovèa' per norma.
Altrimenti, avverrebbe un caso tristo
a disvantaggio dell'umana storma:
castighi, avrebbe' dati chiari esempi,
con la totale estirpazion' degli empî.
581
Per cui convien' che il suo dovere adempi
ma, bisogno, n'avèa di un copiatore:
chiamò a sé don Filippo. Pria che tèmpi
passi d'altro, vuol far' sentir' l'odore...
tremeranno città, paesaggi e tèmpîi
prima di far' la messe, d'ogni fiore!
Ottenuta una cella_ già isolata,
la sua mente, di più, ne fu esaltata.
582 - Davide lotta con Dio (14 marzo 1876)
La quaresima aveva cominciata
il Quattordici Marzo. Per l'appunto,
la propria Moglie aveva incaricata
far' sette pani, d'una libbra al sunto,
Un(a) volta al giorno, la menza, ordinata
mantenne, sopra un tavolo. Consunto
con poche erbe salate, acqua bevéa
e, di null'altro cibo,_ si pascéa.
583
Quando che la quarèsima comp[i]éa,
tre panini gli erano avanzati...
miracolo, di certo, si potèa
di', ch'era questo, dei tempi prefati!
La bassa stanza, la luce, prendéa,
da un su'_ abbaino, no da altri lati.
In cotal' tempo, ebbe un rapimento
che fu intuitivo in Dio, con sentimento.
584
Per trenta[ ]tre giorni,_ a suo talento
rescrisse un libro_ magnificamente.
CRISTO DUCE E GIUDICE, - poi sento:- 
COMPLETA REDENZIONE. Sotto, avente:
LA MIA LOTTA CON DIO. Altro argomento 
poi : DEI SETTE SIGILLI,_ IL LIBRO ardente!
... delle Sette Città, sante Eternàli,
vi son' le descrizioni naturali.
585
Iddio l'autorizzò, in giorni tali,
a scriver' tutto ciò che vede e sente,
tanto de' beni_ come n-è dei mali,
come Uomo di Dio chiaro[-]veggente.
Questi trentatre giorni son' speciali:
n'è il passato,_ il futuro,_ v'è il presente.
Qui si conosce, per quel ch'ha narrato,
che Iddio,_ in lui, n'era suggellato.
586 - Davide con la Donna Albero
Nella Missione_ sua, fu confermato
dalla suprema mäestà di Dio.
E d'altro, in sogno, gli fu rivelato,
e narrò quel che vide, a suo desio.
In una gran città, pàrv'egli andato
ove si facéa feste,_ [ ] preci e brio.
perché egli venisse come Duce,
a riscattar' le genti,_ a portar' luce.
587
Ma, non appena che, là, si riduce
e additàtosi a tutti ch'era d'esso...
ma' quei, con beffi e con dileggi, e truce
persecuzioni, l'ebbero recesso.
Ed gli se n'andò, in sue apertùce
ove dovéa passar', un fiume, stesso
già sotterraneo. Sopra di un naviglio,
dove altre genti facèa gran bisbiglio.
588
L'uni con quelli, e' rivolgendo il ciglio,
vide nell'acqua, gran copia di pesce,
formato da correnti e, da scompiglio,
cascava d'alto in basso, ove s'accresce.
Ivi era un serraglio - ch'io somiglio
'el-l'abirinto: entra e non ri-esce -.
Notato questo, dal naviglio scese
e, per una campagna, il cammin' prese.
  589
Nel centro a tal' deserto, l'occhio estese 
e ravvisò un gran( )d'albero, al momento,
in cima al quale, un grand'uccello, intese,
che, giù, mandava un flebile lamento.
Vide in terra tre serpi. E', morti, estese
düe._ Il terzo poi, più puzzolento,
ficcò il capo [] in terra,_ alzò la scaglia...
per cüi non lo vinse a tal' battaglia.
590
E' volgendosi addietro, in tal' pressaglia,
vide una Donna, di bruno vestita,
voltata in verso opposto. Egli s'incaglia,
chiamandola a voltarsi a sua partita.
Ma ella, dura, di superba intaglia,
non si voltò: come fosse impietrita.
Ed egli, per la veste, la prendeva
e, perché non cadesse, la reggeva.
591
Lei s'inchinava indietro e ne pareva
che "[in] muta", ne fosse addiventata.
Per cui_ ben' la guatò: gli traspareva...
albero secco, ne fu tracambiata.
A tal' vista, spavento, lo prendeva
e l'anima, sentì, molto aggravata.
E, sopra la sua testa, gli rintuona,
[ ] di pungenti spine, una corona.
592
Sudore e sangue,_ gli grondava' a buona, 
che in un Terrìbil d'oro, cadéan' misti.
Ripienato il Turrìbile,_ risuona
un lampo,_ un tuono_ focosi fur' visti:
cui, scesi al basso dall impérea zona,
assùnser(o) dal Terrìbile, quei misti
liquidi, ch'esalò diretti al cielo,
che disparìro'_ nel celato telo.
593
Per tal' prodigio,_ da quel secco stelo
di detta pianta, uscì nuovi germogli;
l'albero rinverdì, s'ampiò d'un velo
di foglie,_ fiori,_ frutti e ampi invogli
ch'ogni animal', per Lei, stilla il suo mièlo.
Ogni altro ben', da Essa, si raccoglie,
per quanto in Zacchièle si ritrova:
"Vivrà la vecchia Chiesa, nella nuova".
594 - Davide si inoltra nel Massimo Mistero
Stando in Francia, di sé, diede gran prova,
prodigiosa, può dirsi veramente!
Molti_INNI, e PRECI, ne rinnova,
per le Anime, Purganti pïamente.
Ciò che recrisse, a salvazion', ci giova:
l'Apocalisse è svolta chiaramente.
Il Libro è aperto e, più, non si distrugge:
ci tronca il collo... chi non crede, sfugge.
595
L'eletto Figliòl d'Uom',_ qual' Lëon', rugge!
San Francesco di Paola, chiaramente
l'ha profetato, che virtù ne sugge,
ne' segreti di Dio, come veggente.
Ah! Levate, fra noi, notturne ugge!
Fa' conoscer' Iddio grandiosamente
in Sapïenza, in Carità e Giustizia
sul Dritto arcano, della sua Milizia.
596
Questo Figliòl' dell'Uomo, con delizia 
unito al Verbo,_ di Gesù Signore,
le due nature unite, egli c'inizia,
ch'hanno forma e virtù,_ con Dio Maggiore,
e' lottò e vinse._ E se ne svizia.
Come Giacobbe, vide alto splendore
e, pe'l novello Popolo, fu eletto
da Dio, condottiero benedetto.
597
Il Padre, unito al Suo Figlio diletto,
rivelavano a cui la sua Missione.
Per lo Spirito Santo, [è] stato addetto
per compir' l'Opra della congiunsione.
Come Giovanni stesso ce l'ha detto
nella promessa di consolazione:
che il Figliuòlo dell'Uom' sarìa venuto,
e fa,_ il Mister' di Dio, tutto compiuto.
598
Costituito Re_ (d)ei Re,_ tutto assoluto,
la prima cosa, egli renunzia al Mondo
perché ama le Virtù_ per suo dovuto
e, con Dio, stabilisce un patto a fondo.
Lo sigilla col sangue_ sacro._ E, arguto
fa, d'eterna alleanza, il sacro pondo.
Con Gesù Cristo, giudice e condanna
con la legge del D(i)ritto, da sua scranna.
599
Per la NUOVA RIFORMA,_ l'empio, danna.
Con l'empietà,_ insieme,_ ogni eresia
ne stirperà, che tutto il mondo affanna
a suscitar' discordie in ogni via.
Le vicende passate non ci inganna':
dei tempi scorsi, dirai d'armonia
e che Dio, da parte sua, non manca
alle promesse. Nè [già mai] si stanca.
600
Chiama i diletti, stabilisce e franca,
gli dà potere, sopra ogni nazione,
per ricondurre i popoli alla branca
del gregge umanitario in religione_
sotto d'un solo ovìle, ove non manca
la Fede,_ nè la Legge_ per pascione.
E, per Pastore, Davide, n'ha eletto
delle Sante Milizie - come ho detto -.
601
Delle Sette Città, mostra il cospetto
che sono le più vaste ed eternali;
l'uòmini, per più onore e per rispetto,
inalseranno al mondo, naturali
a vantaggio di tutti, in senso schietto.
Parlando Iddio all'Uomo, in detti tali,
fa intènder' che vuò' essere ubbidito,
onorato,_ adorato e più servito.
602
Insomma, in ogni passo,_ in ogni sito,
fa intendere, per questo Fìgliuol d'Uomo,
che, se 'un accetta, il patto stabilito,
il mondo tutto..._ n'addiverrà domo
dalla sua frusta. Ognun' sarà attüito
come fu Adamo, che n'è gusto il pomo...
e, più che in altri tempi,_ di memoria,
l'uom' fu finito, che segna, la storia.
603
Mentre Davide alsava la sua gloria, 
per l'opre magne in Francia, e promulgava
dell'Operette,_ altri lo martòria':
preti_ frati [ ] altra persona brava.
Sperava in Dio, per riportar' vittoria,
e don Filippo, in Francia, richiamava
per fàrgli copiar' tùtti, i manoscritti,
senza malizia, nel senso diritti.

ATTO SECONDO
604 - Davide si fida dell'infido Taramelli
Fra gli amici di Davide, si affitti
un prete: Onorio, fu, Taramelli
che paréa che volesse far' profitti
di quei Misteri sacrosanti e belli.
Ma, stampato un bel libro, a vari editti,
Davide, ritenne, fra i ribelli.
E-gli_ suscitò persecuzione
come i Filistèi contro Sanzone.
605
Prima, l'avéa onorato in sua Missione,
egli l'aveva fatto ancor' del bene,
massimo quando andò verso Lione:
sulla "Monté"_ e: "del Gourguìllon", viene.
La sua famiglia, altrove, ne dispone:
Turpino,_ in seminario, lo ritiene,
Bïanca, l'allocò in un monastero,
a spese di... Duvòchat, ha pensiero.
606
Così, accomodato di leggero,
seguitò a far' la volontà di Dio:
con quello spir(i)to ch' aveva d'impero,
scriveva a meraviglia, a suo desìo.
Credendo Onorio, dotto e più sincero,
si confidava, nel Mistero pio,
dirgli secreti, chiedergli i' consiglio
in ciò ch' a scrìver', lui dava di piglio
607
Paréa egli, di Cristo, vero figlio:
Davide, i manoscritti, gli fidava
per tradurli in Francese e, nel suo esiglio,
stamparli in quella lingua,_ desïava.
Ma il prete, che ci mise il falso artiglio,
a molte cose, il senso, ne mutava.
Ma egli, tutto questo, nell'udire,
in breve,_ se li fe'_ restitüire.
608
Per questo ed altro, si seppe disdire
dalla fede dell'Opra e dal Mistero.
A Duvochàt[te], tanto seppe dire
che più non sovvenisse allo straniero.
Cüi, molto, si venne a insospettire
per questo Scarïotta mensogniero.
Con don Filippo, si mostrò sdegnato
ma non così, con Davide, sgarbato.
609
Cui, al Signor' Mancini avvocato
die' il suo "Statuto di Beneficienza"
- o sia le regol(e) del suo Principato -
credendo lo gridasse di presenza,
poi ch'era come Giudice, assegnato
di Grazia e di Giustizia, in Conferenza.
Egli,_ avuto il manoscritto,_ a Posta
non gli rese nëanche la risposta.
610
Mandò al Papa romano, alla sua sosta,
le Regole dell'Ordine Crocìfero,
che decidesse sul cotal' proposta
se, a far' del bene, avéano senso altìfero.
[ ] La risposta, negativa e tosta,
per dargli fuoco senza alcun' fiammifero,
venne dicente: "Le seconde rime
non s'ammettéan..._ ché distruggéan' le prime".
611 - Davide pubblica libri in Francese. 
Tutti i suoi manoscritti ch'egli esprime,
don Filippo li avéa compìti a posta. 
In pergaména legati, a veggime
a Duvochàt[te] donò,_ che, in sosta,
come prezioso oggetto d'alte stime,
gli fur' raccomandati, con proposta
di conservare questo pio lavoro
come più sacro ed utile tesoro.
 612
La brettagnese Monaca,_ a ristoro
di Davide, e, dei suoi, co[o]peratrice,
dimorava a Lione, fra coloro
che sono, d'ogni male, la radice.
Raccomandava a Dio, in cella, in coro,
cotal' famiglia,_ tal' benefattrice!
E con altre süore, d'amicizia,
gli fece' fare, per maggior' delizia.
613
Davide, aspirato da giustizia,
un lavoretto, ne venne a ultimare
che, 'la Fine del Mondo, con dovizia
dice,_ in qual guisa,_ il Giudice compare.
Copiato, al prete Onorio, poi lo inizia...
Letto che l'ebbe, venne a dichiarare
Davide: eretico e impostore,
falzo_ superbo_ reo_ contro il Signore. 
614
Davide, allora_ fu, che di vil' cuore
lo spirimentò per la sua via.
Rivolle i manoscritti a suo favore
che gieli rese con superba ria;
ma lui non si turbò_ punto, e-d' amore
sempre gli dimostrò, per ogni via.
Anzi, un giorno, con altri fratelli,
lo trovò e disse_ all'iTaramelli:
615
"Iddio mi ha dimostrato, in casi felli,
chi siete Voi, nel Vostro ministero.
Ma per ora, velato nei suggelli,
di ritenerVi, ne è il mio pensiero."
Si ravvisò scoperto in mezzo a quelli
e si ritenne offeso in proprio impero.
Cercò perseguitarlo in ogni modo
- come potrete udire, piano e sodo -.
616
A Duvochàt, avéa piantato un chiodo
della discordia, nel centro del cuore,
che cominciava a discoprire il frodo
con don Filippo, che già dié' sentore.
Ma siccome, legato, s'era in nodo,
da per sé stesso, qual c[o]operatore,
non potéa ritrarsi a tal' favore,
senza mancare al suo promesso onore.
617
A Filippo, che n'era il copiatore
di tutti i manoscritti del Monarca,
gli fece guerra con tanto rumore,
che le convenne ritornà' sull'Arca.
Davide, dato allo stampatore,
avéa, un registro di sublime marca
ma lo seppero i padri Gesüiti
che gli ferm'orno la stampa fra i diti.
618
Per fargli guerra, erano tutti attriti
ma Iddio l'avéa, per tanto, confermato.
Fra VENTINOVE EDDÌTTI, già inedìti,
[ ] nel Primo di questi, utile e grato,
rendeva (a) tutti i popoli avvertiti
che, con Pio Nono, cessava il papato.
Nel regnìo di Francia, in Lione,
cominciava la nuova successione.
619
Iddio gli aveva data ordinazione:
disegnar' sopra tale continente,
fra la Senna e Rodàno in posizione,
una bella città ampiosamente,
"Turpìn-Lïònia" detta, in condizione,
la più vasta del mondo e più potente,
[ ] per l'opere vaste ed eminenti,
con la sede papale dei Veggenti.
620
Questa sarà, quando tutte le genti,
la Legge del Diritto, osserveranno
per la fede di Davide, credenti
e, qual Duce e Pastore, lo terranno:
poiché, nell'Opra sua dei sarcimenti,
Cristo verace, lo ritroveranno.
Quel, che Isaìa, per ultimo, predice,
che, l'uomo, ridurrà santo e felice.
621 - Taramelli fa alla Moglie il tranello dell'Anello.
Visitò il Continente,_ con altrice
presenza di Duvòchat e Turpino
- come la Storia_ Prosaica_ lo dice -.
Poi andò in Inghilterra,_ a suo destino,
per istampare un'opra, fornitrice
di molte sc[i]enze_ nel Mister' divino.
Nel ritornare in Francia,_ avéa comprato
un anello._ A sua Moglie, l'ebbe dato, ...
622
... dicente: "Quest'anello,_ io t'ho portato.
Vedi questi due cuori,_ che incatena?
Uno è mio,_ uno è tuo,_ già figurato.
Lo terrai per ricordo in questa sciena."
Carolina, se l'ebbe accomodato 
sull'indice, che tutto lo ripiena.
Ma, nel far(e) le domestiche faccende,
perdette un cuore e_ più non lo contende.
623
In casa sua, il Portinaio ascende
e gli richiese il piccolo anelletto,
che importunia assai._ Gliel' dà,_ lo prende,
senza aver', di malizia, in lui, sospetto.
[ ] Questo andò dal prete,_ che l'attende
Taramelli [] Onorio_ maledetto. 
E, tramata malizia,_ da Leone
Duvochàt[te], n'andò, l'imposturione!
624
A diabolica_ sua calugnazione,
Carolina, depinse già infedele
presso il marito_ suo,_ per la cessione
dell'anello_ e aggiuntò molte querele.
Duvochàt[te] provò sospettazione
e le parve gustare amaro fiele:
e' rimbrocciò la Moglie del Profeta
che, ingiustamente,_ ne comparve inlieta.
625
Che a Davide contò,_ tutta completa, 
la storia dell'anello,_ già eseguita.
Che egli l'esorto, con tanta pièta,
aver' pazienza_ su cotal' partita.
Poiché il Signore Iddio, in Sua secreta,
gli aveva, questa prova, stabilita:
per via del prete indegno e traditore,
ne doveva soffrì', pena e dolore.
626
Questo Satana_ in carne di vil' cuore,
quante ne fece,_ all'Uomo di Dio!
Mise in sospetto_ quel nobil' Signore,
da sé lo discacciò. Da questo rio,
lo fe' passare come in'impostore,
come un ribello_ del verace e pio.
Egli, d'amor' per lui,_ già si consuma
ma cotal' grazia, punto,_ non l'alluma.
627 - Il Taramelli è de-miracolato
Per cui, potente fatto si riassuma.
Quando, a San Chamàd[de],_ dimorava,
Davide s'era alzato dalla piuma,
direttamente, al prete, si portava
[ ] Taramelli:_ di falsata schiuma
tedesca, e milanese si spacciava.
Per avarizia, facéa vari mali,
contro l'Italia, firmava giornali. 
628
Ciò che fosse, di Cristo,_ un' dei rivali
Davide andò a trovarlo in sacrestia,
che si parava_ d'abiti nunziali
per dir' la Messa,_ vera_ sacra e pia.
Le disse. "Padre,_ pria che a l'ora sali
voléo purificà' l'anima mia.
Di confessarmi, mi faccia il favore,
che poi mi ricongigli_ col Signore."
629
Questo infedele, di cattivo umore,
lo cacciò via, peggio d'un assassino.
Egli, paziente, sopportò l'errore
di questo Giuda_ e perfido Caino.
Andò in fondo alla chiesa_ e, di cuore,
umilmente pregava a capo chino.
In quel mentre, che il prete celebrava,
tre donne e il Sacrestano,_ si notava'.
630
Che dicesse il Confìte(or), il pregava,
perché alcun dovèa far' la Comunione
ma il Serviente, che in circo egli guatava
suppose: "No' v'è alcun [che] vi s'eppone".
Il prete insistette,_ e consumava,
il Servo fece la chiesta orazione.
Su cui, con la partìcola elevata,
la tenéa, verso Davide, improntata.
 631
Da un'àrcola, splendette circüata,
fra i diti al prete, si venne a staccare.
La partenza dell'Ostia fu notata:
s'ando in bocca di Davide_ a inoltrare.
Tutto commosso, con alma beata,
la inghiottì_ e, d'amore, a ringraziare
venne Gesù, nel santo Sacramento
che ricongiunse, per Grazia_ e portento.
632
Dopo ciò, se n'andiette a suo talento
in sacrestia, quel prete, a ritrovare,
dicendoli: "Ha veduto? Ora è contento?
Ci crede? Guai... se n(e) viene a dubitare!"
Questi, tremante come foglia al vento,
con gli occhi tórti, lo venne a guardare.
Che come fosse un cane, il cacciò via...
egli restò, tremante, in sacristia.
633
Tal fatto è verità e non bugia:
vi sono gli oculari testüori.
La monaca [] lo seppe, suor' Maria
di questi straordinari alti favori.
Questa voleva, una relàzion' pia
fare, con quei presenti, firmatori.
E presentarla all'arcivescovato
di quella gran città, Maggior' Prelato...
634
... perché fosse il miràcol' divulgato.
Davide... il proibì_ anzi, non vòlse:
essendo straordinario_ riscontrato,
nissùn' lo crederebbe._ E la distolse.
Disse "A suo tempo, sarà registrato".
Che tale a tempo, per mè', si raccolse,
prodigiosamente a punizione
di quel lupo mortal' di perdizione. 
635
Quel prete di vigliacca condizione,
con tutto il malizioso suo giudizio,
Davide per-seguì fuor' di ragione
perché andasse co' suoi in precipizio.
Svogliò il signor' Duvochàt[te] Lëone
che lo cacciò dal proprietario ospizio
con la famiglia. Che, a Roma chiamato,
andò ramingo, in un misero stato.
636
[ ] Taramellil'aveva accusato
al Santo Uffizio,_ qual falzo impostore
e, con gli altri suoi pari, collegato,
in tutta Francia, ne diéte sentore.
l'Imperiuzzi, sul Monte_ ritornato,
raccolto coi seguaci del Signore,
pregava il Dio_ che tutto andasse a-bbène
affinché si compisse tali sc(i)ene.
637
Davide, dalla Francia, se ne viene
in patria, e lasciò in pena la famiglia
a San Ghamòd. O chi è che la sostiene?
e che di lor', tanta cura si piglia?
La Brettagnese!_ perché gli vuol bene,
e-d' altre monachelle, che consiglia.
Alla meglio, ne furono allocati
ma, con mal'occhio, da-iGrandi, guardati. 
638
Da San G[h]amòd[de], scrisse a l'Alleati
di seguitare la santa intrapresa.
I Prìncipi Romani avéa informati
di tutti gli Órdin(i) della nuova Chiesa.
Vivente Pïo Nono, i resultati
non potéa aver', nè dargli alcuna intesa.
Ciò che, vi andò in persona: morto Pio,
lo richiamò, il Sinedrio,_ a suo desìo.
639 - Davide lascia Francia e Famiglia
L'ULTIMA ESORTAZIONE, l'Uom' di Dio
con L'IDO-LATRÌA PAPALE, scrisse.
Per Monte Labbro,_ gli diede l'invio
perché lassù, l'opera compisse.
Passò in Italia,_ lassù fe' il restìo 
per breve tempo._ E, tante, cose disse,
che ridirle, tutte... un volumetto
ci vorrìa, per riassumere il soggetto.
640
Là dalla Francia, in pubblico, predetto
avéa,_ che si sarìa manifestato
come Monarca,_ dentro un tempo addetto,
sin' dal Settantasei, già incominciato, 
[ ] con gli eletti suoi_ perché il soggetto
ne fosse, nell'insieme,_ completato:
dentro tre anni, a nome del Signore,
mostrarsi un nuovo, e pio,Legislatore.
641
A questa vece, a questo buon' rumore,
s'erano molti popoli allarmati.
L'attüali Governi, a tal' sentore,
si mossero guardinghi, co' i soldati.
E preti_ e frati,_ al Cristo Re e Signore
s'erano, in prima, assai raccomandati
che, al lor' vantaggio in merito e valuta,
anticipasse la sua gran venuta.
642
Ma, nell'udir' la nuova risoluta 
che il Cristo pur' detto,_ era fra loro...
per tanta improvvisata,_ all'insaputa
si ribell'orno contro il suo decoro.
Perché l'anima loro, era perduta
per l'avarizia dell'argento e l'oro,
e per altre imposture, al mo(n)do usato,
che l'avèan' venduto e ri[n]negato.
643
Tenendo ognuno d'èsse' comandato
eternamente per il suo_ Giudizio,
fu, come un impostore,_ calugniato
da i due partiti,_ come avremo indizio.
L'ignoto... al sapiente,_ andò appoggiato:
puttaneggiaro' con malizia e vizio.
E', mentre predicava il Vero e il Bello,
posto, era,_ fra l'incudine e il martello. 

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