Teatro alle Scale di Porchiano

Porchiano del Monte, di Amelia TR, non quello di Todi PG. Teatro all'aperto con estensioni al bosco. Dedicato a Iacopone da Todi. Spettacoli, edizioni e divulgazioni del Poetone Iacopone ma anche del Poetino Angelo Pii e Divina Corriera di Buddha Bus. Artisti e non artisti benvenuti ad esibirsi .

Wednesday, July 25, 2018

Pii CANTO SETTIMO


CANTÀ DAVIDE 2018
Recita integrale a Monte Labro
Angelo Pii, "Storia di Davide Lazzaretti Profeta" (1907)
http://iacoponedatodi.blogspot.it - FB Cantà Davide, Teatro alle Scale

16 Agosto, ore 22 
CANTO SETTIMO
649 - Davide torna al Monte tra i Compagni (7 Marzo '78)
657 - Davide gli svolge i primi Atti del Mistero (8 Marzo '78)
672 - Davide li saluta e parte per Roma (9 marzo 78)
679 - Roma. Davide sotto l'Inquisizione (Marzo-Aprile '78)
693 - Terzo Esilio di Davide in Francia (Aprile '78)
696 -  Davide risorge moralmente (3 maggio '78)
ATTO SECONDO
703 - Sul Monte. Il Comitato nomina i Dodici (9 Gugno 1978)
728 -  I Dodici spediscono il Simbolo di Davide (10 Giugno)

644 - CANTO SETTIMO - Argomento
Il Gran Legislator', sul Labro Monte,
per ordine di Dio, fa nuove cose.
Per cui il Sinedrio lo richiama a fronte
ed egli, il suo Mandato gli propose.
Lo dichiar'orno illuso. A proprie onte,
fe' d'ubbidienza, prove dolorose...
perciò, esaltato fu!_ I suoi Seguaci
approv'onno, il Consiglio:_ opre veraci.
645
Mosè, adombrato dalla Face ardente,
scrisse completa, la legislazione.
E delle cose prime, veramente,
fece,_ in chiaroveggenza,_ Re-scrizione.
Il passato,_ il futuro col presente
vide,_ e completò la sua Missione.
E, ritornato in cielo,_ i successori
ebbero il corso,_ per Grazia e favori.
646
Davide parimente, ne' colori 
di quella santa, incomplensìbil' Face
vide, dei tempi scorsi, i veri albori,
il presente,_ il futuro, in guerra in pace.
E, come luminare, diede fuori
ciò che dovéa, con sua mente_ sagace:
Statuti e Leggi di sublime forma
da completare, al mondo, la Riforma.
647
Ma quella setta i(m)pòcrita, e ria storma,
che vanta èsser' del Cristo,_ egli ribella:
lo persegue, lo accusa,_ infama l'orma
con maliziosa rabbia,_ inigua e fella.
E, perché tal' comparsa,_ al fin s'addorma
sotto la nera rèduce gonnella,_
lo chiama a sé, per falsi documenti
- come potrete udir', se state attenti -.
648
Dalla Francia, passò dalle sue genti
di Monte Labbro, a darli informazione
che la Curia Romana,_ pe(r)_ i su(oi) agenti,
lo richiamava per "Reprovazione".
Don Tista Polverini era presente,
con l'Imperiuzzi in buona relazione.
Qui tutto il suo fedele Comitato,
a propria istanza, s'era radunato.
649 - Davide torna al Monte tra i Compagni (7 Marzo '78)
Il Sette Marzo, sul Monte arrivato,
avéa due nastri, in circo sul cappello,
il maggiore era bruno: segnalato
che andava in braccio al suo nemico fello.
Che, moralmente, l'avrebbe ammazzato
di fronte al mondo,_ e costrinto al macello:
per compìre il disegno in sua partita,
onde pressarlo a dar'la propria vita.
650
La cena con gli amici, avéa compita...
ci chiamò in conferenza, in un salone
nell'Eremo, la turba era aggremita:
circa duecento e più,_ - dico - persone.
Assiso appo di un tavolo,_ invita 
a far' silenzio e udir' la sua espressione.
Gli occhi, in circo, su di tutti, affisse.
La bocca aperse, in sìmil' guisa, disse:
65I 
"Figlioli miei!_ Poi che Dio m'addisse
ad una vita grande e misteriosa,
l'anima mia,_ mai_ non si disdisse
dalla Sua volontà, santa e graziosa.
Vinsi me stesso in perigliose risse,
abbandonai, del male, ognuna cosa,
affinché io potessi fedelmente
compiacerLo_ ed esserGli servente.
652
Sacrificai me stesso, di presènte,
pur' l'interesse della mia famiglia.
Güidato dall'alto, per corrènte,
incontrai le Sue Grazie a meraviglia:
La Vérgine Maria mi fe' Sapiènte, 
San Pietro, Duce e Papa, mi consiglia,
la Fortezza, mi diede, San Michele,
l'amor' di Patria, il mio Avo fedele.
653
Lo Spirito di Dio,_ che in me,_ si cele
come udiste, mi ha_ purificato
e, in tutto, m'ha dotato e mi rivele.
E m'ha, sui fatti Suoi, autorizzato
a scrivere ed a far'_ comùn' querele,
sino a che_ non ho tutto completato
del Suo Mistero. E, qual tromba sonora,
questo settimo giorno,_ echeggio ancora!
654
Per opùscol' diversi,_ dati fuora,
in Italia e in Francia, per la stampa,
e per molti rapporti di malora,
fatti dai nuovi Scribi ch'oggi inciampa',
il Sinedrio romano,_ in sé_ lavora
a danno mio_ e vostro: tutto, avvampa,
d'ira e superbia,_ digrignando i denti
contro di me,_ Pastore delle genti.
655 
Invano ruggiranno, quei serpenti
e lupi,_ divoranti il sangue umano!
Io sono il Cristo, che vide' i Veggenti
sotto il nome di Davide, e sovrano, 
in mè': il gran Monarca. Altrimenti,
detto non ve l'avrei, forte_ nè piano.
Iddio si è degnato a-dirittura:
scelto ha me,_ Prence d'ogni crëatura. 
656
l'Inferno contro me, fatta_ ha congiura
ma sarà vinto per la mia dottrina
e ri-serrato per la porta dura
di dove uscì, per tutti_ la rovina.
Fòri di qui, _v'è una tempesta oscura
che cesserà del tutto da mattina.
Adesso, [ ] con me,_ fidi campioni!
orate un momento in ginocchioni."
657 - Davide gli svolge i primi Atti del Mistero (8 Marzo '78)
Chinati genoflessi, in orazioni
si vide, di sudòr', tutto grondante:
che, sul volto, mostrò le irrigazioni.
Pur', sudò tutto, dal capo alle piante.
Poi disse. "Levatevi, miei buoni!
Gridate forte, con me!"_ Nell'istante,
VIVA LA REDENZIONE!, fe' gidare.
E disse: "Io la devo completare".
658
Poi un braccio, si venne a scopertare,
co' la man' destra e co' diti, lo strinse
dicente. "Il sangue_ che viene a irrigare
è reale,_ Gesù, Cristo, s'accinse
per salvazion' di tutti, il volle dare.
E, qual bandiera in croce, alto, si pinse.
Alleò_ sè col Padre._ E, Patto a fede,
fe' per Lui,_ pur' per quei_ che l'ama e crede.
659
Ma suoi Ministri_ hanno rimosso il piede
dal Patto e giuramento fatto in fondo,
per la comodità fuor' di mercede
e beni temporali fuor' di pondo.
Per lor',_ Gesù_ rinnegato si vede.
Ed era al punto, sterminato, il mondo,
se altri non l'avesse rimborsato
del sangue stesso, ch'Egli avéa versato.
660
Io sono il pagatore!_ Il riscattato
nel sangue mio, ne sarà il mondo tutto.
Io da Lui,_ n(el) Suo pastore, son' mandato,
[ ] la seconda volta, a coglie' il frutto:
come Figlio dell'Uom', purificato,
a consolare il mondo in pena e in lutto.
Io vado a Roma ma vado al Calvario...
ma, che mi vado,_ sarà necessario.
661
Il Sinedrio Romano, il suo sipario
tirerà giù, per dar' la mia tracèdia:
come il Mosaico, a Gesù, Cristo vario.
Però nell'atto, che li danna e assedia,
vòglion' distrùgger me,_ buon'_ mandatario
di Dio per tutti_ come parte media.
Mentre, per [mè'], saranno lor', distrutti
e, tolti dalla vigna,_ andranno in tutti.
662
In questa notte, io perdono a tutti,
Iddio,_ su ciò, mi ha [] autorizzato:
sono rimessi di debiti e frutti
alle creature [tutte]_ del creato...
eccettüato che i falli più brutti
degli esecranti, ch'hanno bestemmiato
contro lo Spirto Santo, in Sua ficura
in mè' e, d'Esso, nella mia natura.
663
In questa notte, in questa congentura
a miglioni di Angeli Dannati
vanno a godere Dio, in somma altura,
Celesti e Umani_ da me riscattati,
Comicia nuova Era, santa e pura:
son' nuovi tempi, a gli empî, ancor' celati.
Insomma, in verità, io vi comprovo
[ ] che, tutte le cose, fò di nuovo.
664
A sacerdote,_ dovete accostarvi
contriti e altriti di buon' convinzione;
con pentimento,_ dovete accusarvi
d'ogni e qualunque peccato_ in azione. 
Ma non dovete però, dettagliarvi!
ma, tutta in blocco, mostrà' rëazione.
Il sacerdote, da rèi, vi risolve,
a nome dalla Trïade,_ v'assolve.
665
Non più l'uomo, ch'è_ nato di polve',
nel Santuario altrui, non potrà entrare.
Questo n'aspetta a Dio, che il tutto assolve.
Del resto, un gran peccato sòlgan' fare,
a chi crede a me, se ne risolve:
la Confession', potrà esercitare,
sino dall'Otto Marzo, come ho detto.
E' proverà,_ se_ farà buono effetto.
666
Divulgàtela in casa, e fuor' dal tetto
e per dovunque n'andrete in presenza.
E chi, dentro il Quattordici, fà effetto,
farà, di mia Famiglia,_ appartenenza.
Fatela, se credete di cuor' prètto
ma non fate, a nissùno, violenza.
Scrivete, sulle porte in posizione, 
in carattere grande: REDENZIONE! . . .
667 
Fra questa buona gente in rïunione,
vi sono tre che faranno un gran male.
Ch'io non fo i nomi, per educazione,
ma fra poco, daranno_ il segnale.
Non fanno niente a me, nè a mia Missione,
io ve l'annunzio per nome speciale".
Poi disse ai due preti,_ in tal' serata:
"Il Vescovo, la Messa, vi ha levata.
668
A me, che fu, l'autorità, ben' data
di scogliere e legar' sopra la Terra...
da me, la Messa vi è ri-ordinata
in questa Rocca, inespugnàbil' serra."
Al Polverini, per poco fu data, 
all'Imperiuzzi, perenne_ l'afferra.
Poi segue: "Io vado a Roma. Attenderete
a funzionar'. Di nulla, voi temete.
669 
Sensa il consenso mio, non vi movete.
Non temete, di me sotto l'accuse,
ch'io so_ che debbo fare,_ e non credete
a lettere ripiene di vil' muse.
Quando tempo sarà, mi rivedrete
nella Missione mia,_ per le vie schiuse.
E quello che mi avviene giornalmente
l'udrete, a tempo_ a luogo, chiaramente."
670
Poi s'andò in chiesa con tutta la gente
e cominciò, il Rosario, a recitare.
Giunto al TERZO MISTERO - che il dolente
Gesù,_ i Giudei_ venne' a incoronare
d'acute spine - si fermò al presente,
perché due personaggi, ad esso, appare:
fur'no Énoc_ ed Elìa. E gli nunziaro'
che tal' sarebbe confermato apparo.
671
Quando il santo Rosario terminaro',
egli andò un momento a riposarsi.
Al Mattutino, i preti si levaro'
ed andarono in chiesa a collocarsi.
Le Preghiere Eremìtiche, cantaro',
[ ] con altre preghiere, usate a farsi.
Dopo di ciò - voglio che ognun' comprenda -
tutti si fe' la CONFESSION' D'EMENDA.
672 - Davide li saluta e parte per Roma (9 marzo 78)
Compìta, che fu questa pia faccenda,
Davide, si trovò ch'era levato.
Don Filippo allor' si fece intenda'
che n'era il Mattutino recitato.
Egli, con titol' grande, lo commenda 
dicendogli: "Ho veduto_ ed ho ascoltato.
E, delle cose brutte e delle belle,
ho vedute, tra voi in queste celle.
673
Ieri sera, vi diede le novelle 
che éran' tre ribelli sotto pelo.
E, di queste alme traditrici e felle,
soltanto una ne perderà il cèlo.
L'altri saran' confusi, in sua Babelle
di mala fede, sotto oscuro velo.
Pregate Dio per me, ch'io L'ho pregato
per voi, mio caro eletto Comitato."
674
Così, ne fu ciascuno licenziato,
a tutti, compartì Benedizione.
Si partì che il sole era innalsato,
dopo aver fatta breve, e colazione.
Fu, sino a un dato punto, accompagnato
e poi, soletto, se n'andò pedone
e giunse a Roma. - E d'ogni fatto e detto,
dirò._ Ma vi sovvengo_ il primo affetto,
675
... o sia: Quel piccol' numero, già eletto
ed ordinato a riportar' la nuova,
al popol' tutto d'ogni päesetto,
di quell'ordinazion', che a tutto, giova'.
Il vecchio,_ la donna,_ il giovanetto,
d'ogni altra condizione che si trova,
dei paesi d'intorno,_ in processione,
andaro' a far' la nuova Confessione.
676
- Come ho già detto: - d'ogni gradazione,
in cinque giorni, furon' cinquemila.
Questo Perdóno di consolazione,
per Davide,_ Iddio su noi compila:
Tutti richiama alla conciliazione:
nei suoi santi Crociati, ci r'affila.
Chi, tale Confession', non mette in uso...
dal santo Regno, ne resterà escluso.
677
I preti dell'Amiata, per abbuso
udendo ciò, si vennero allarmare.
Dentro le chiese, ne volt'orno il muso
e comincionno, ai popoli,_ a gridare.
Per ordine dei vescovi, sconcluso
fu_ ciascuno, e proibito di tornare 
a' Monte santo del Popolo eletto...
poi_ che tra poco, sarebbe disdetto.
678
Fra il popolo più vile, avér' più obbietto:
raccolsero calugne d'ogni sorte
per rapportare, contro il "Cristo" detto,
accuse false, per condurlo a morte.
Di quanto insomma, potéa dar sospetto
contro la Chiesa Romana. Ben' forte
e preti e frati e monache e altri rèi,
o sia: li Nuovi Scribi e Farisèi.
679 - Roma. Davide sotto l'Inquisizione (Marzo-Aprile '78)
Davide, fra l'artigli dei Giudei,
dell'empia setta (dell') idolatrìa papale,
ficùra viva_ cui dell'Agnus-Dèi,
osserva i fatti e detti al naturale.
Ode e vede con gli occhi, tutti quei
falsi rapporti. E sa di esser' Reale,
ammira e tace,_ sino a un tempo. Ed essi:
lieti d'averlo chiuso nei suoi pressi.
680
In Propaganda Fìdes[se], fra spessi
mur', è interrogato, esaminato
nei lunghi fatti suoi, e nei successi,
e in ciò che afferma d'esser' rivelato.
In tutta l'Opra sua, ne fu recessi
come spirito illuso,_ devïato
da quei princìpii, che la santa Chiesa,
per comando, le avéa data l'intesa.
681
Egli, che le risposte non gli pesa',
presenta lor',_ le sue requisitorie.
Smentisce ogni rapporto ed ogni offesa
di quelle false e quèrule memorie.
La sua Dottrina, gli espone più estesa
e come, infine, acquistarìa le glorie,
e che era_ tal,_ come s'era annunziato
fòri d'ogni illusione... e da reato.
682
L'infallibilità, quel Principato,
del ministero suo, gli espose avanti;
e che, lui stesso [ha] già manifestato
viver conforme, e-d' essa in tutti i canti...
per cui, dovèa umiliarsi._ Da suo lato,
che loro stessi, i suoi pesi tanti,
giuravano d'assumere in cosc[i]enza.
Per cui, dovéa aderire all'ubbidienza.
683
Lui v'aderì con Patto di Clemenza
dicente: "Ch'io ne son' servo di Dio,
mi umilierò alla polve' d'influenza,
sinché Egli vorrà, a Suo desìo.
Ma s'Egli mi rimuove, all'occorrenza
d'altri legami, son' disciolto io.
E non posso più oppormi al Suo Diritto
ma farò il completo al mio tragitto".
684
Così firmò quel giudiciàrio scritto
col che,_ non era ingannato_ nè illuso:
ma "libero e franco a lor' conflitto",
s'addisse in quel Verbàr' ch'ebbero chiuso.
Più di tre mesi, con pazienza afflitto, 
lo ritennero quei, membri d'abbuso!
Ed, in Francia di nuovo, fu esiliato,
proibito: non passar' dal Comitato.
685
La sua famiglia_ in misero stato,
per lui e per sé, soffriva pene.
Non sapéa il fatto, come fosse andato:
le lettere, in seguestro,_ li trattiene
il Santo Uffizio. In quel tempo, prefato
per compìre a suo mo' le proprie scene,
il Polverini, per la cui tardanza,
fuggì dal Monte e cadde nell'erranza.
686
Andiéde a Roma, con molta baldanza 
al Santo Uffizio si fu presentato.
Richiese il Duce. Da quei, gli s'avanza
l'empia sentenza, che_ avéa firmato.
Lui si rimette, gli danno quietanza
e, vecchio prete, ne fu ritornato.
Ritorna a Gràdoli. Poi, in Arcidosso,
contrario predica, in carne e 'n osso.
  687
Già, l'Imperiuzzi, non s'era rimosso
dall'ordine che il Duce gli avéa dato.
Col fido Apostolato, non fu scosso,
ciò che ognuno ne fosse bersagliato.
Già tante descrizioni, a più non posso,
gli avevano, sul Monte, contestato...
ma non valse' minacce nè dilèggi,
a fargli abbandonar(e) le sante sèggi.
688
Que' "pastori"... quei "giudici di leggi",
il Ventuno di Luglio_ Settantotto
pronunziar' la Sentenza, da quei seggi,
che il patto di giustizia è stato rotto:
con motto "Sacro_ Conciglio" e mineggi,
"Santa Romana Chiesa", nel suo tratto,
"Cardinàlium, al santissimo Signore
nostro Leone Papa, gloria e onore...
689
... l'Apostolica sua Sede maggiore
giudica i libri e le brave dottrine
e qualunqu(e) opra... ch'è corrompitore
delle cristiane e delle papaline.
Chi le propaga, fa parte all'errore
incorre alle Scomùniche e roìne.
Davide Lazzaretti è riprovato 
e, moralmente, a morte condannato." 
690
In simil' guisa, ne fu sentenziato
a porte chiuse, senza alcun' difesa,
dicendo aver' in sé ben' suggellato
lo Spirto Santo, verace in compresa.
Davide gli rispose, dal suo lato,
che lo Spirto di Dio, in cotal' Chiesa
era lungi da èsse', in quell'istante,
quanto l'Occidente_... al Sol' levante. 
691
Così, il Sinédrio superbo,_ arrogante
iniquamente,_ il su' Re, giudicava, 
falsamente accusato,_ allòr' davante...
per cüi, loro_ anatemizzava'
le sue requisitorie enique. E sante
in sua difesa, che chiare dimostrava,
gli repudiar'no_ perché, dichiarato
s'era, di sottoporsi al loro stato.
692
Far' così, gli aveva comandato
[l'id]Dio stesso,_ per maggior' sua gloria.
Quei Giudici non videro il parato
della, di loro infamia, eterna boria.
Non vider', dell'Eterno, l'Alleato:
essendo tenebrosi alla mal'òria...
restarono nel buio, profondati
dell'affascìnio de' propri reati.
693 - Terzo Esilio in Francia di Davide (Aprile '78)
Egli, ubbidiente,_ da quei comitati,
fece partenza._ In Francia, fe' ritorno
appo la Moglie e i figli sconsolati
per quella setta, idolatrìa del giorno.
Ché, con diciotto_ versi inneggiati,
li frusta in modo che gli rende scorno:
"l'Idolatrìa Papale"_ cosi[d]detta,
riprovata da Cristo, e maledetta.
694
A Torre-nièri, per la via diretta,
avéa notificato all'Imperiuzzi
ciò che avéa passato in quell'obbiètta
Corte,_ ripiena d'ingiustizie e puzzi.
E gli ordinò, con quella Gente Eletta,
pregar' sul Monte... e lasciar' che ruzzi
l'iniquo Mondo._ Ché esso_ fra poco
conoscerebbe il suo fallito gioco.
695
Radunati gli Amici,_ a tempo_ a luoco,
sul Monte Santo, riuniti in preghiera
con quella Fede, riluc(i)ente a foco,
che sfolgoreggia ogni anima sincera.
Davide, rivelato_ non fu roco:
scrisse di nuovo ai suoi sulla frontiera.
E tutti consolò, con quella Fede
che, col veggente suo spirito, vede.
696 - Davide risorge moralmente (3 maggio '78)
Pur lui pregava_ ma soffriva, in piede,
immensamente_ per quell'ingiustizia,
ed aspettava dall'Eterna Sede
un'esito migliore di dovizia.
Il Tre di Maggio, Iddio gli concede,
con Gesù Cristo, Re d'alta milizia,
a confusion' di que'_ che l'han'_ dannato,
Giudice-Cristo, si fosse additato.
697
Come, nella sua "Lotta", ha registrato:
che, quando andrebbe alla città dell'empi,
gli avesse' imposto e-d' avesse ascoltato
l'empie accuse e i loro mal'esempi.
Ed avesse taciuto e, ritirato,
si fosse da loro._ E, i voti adempîi,
e che, nuovi comandi, n'attendesse,
per far', nell'Opra Sua, meglio interesse.
698
Così gli avvenne! E, l'alte promesse,
gli mantenne Iddio:_ non l'abbandona!
Scrisse un'ESORTAZIONE,_ ove si espresse
su quell'idolatrìa,_ falsa e briccona.
Che può sentirsi le parole stesse
dei suoi gran fasti,_ che chiaro risuona'.
E molto si lamenta, e ben' si esprime,
dell'ingiustizia iniqua che l'opprime. 
699
Profètica_ verseggia:_ im'prosa, in rime,
tratta de' suo novello Apostolato:
come Maria Santissima, in re(g)gime
della Chiesa, l'aveva annunziato
a Melanìa, su quell'alte cime
delle Salette - ed in altro locato -,
quando ci annunzia - che punto non erra -
di un NUOVO APOSTOLATO SULLA TERRA:
700
... chiama Veri Discepoli, ch'asserra'
dell'Iddio-Vivo, che regna_ ne' celi,
di Cristo fatto uomo,_ che afferra
potere, e regna ne' santi Vangeli.
Le chiama: "figli suoi, in pace in guerra;
Apòstol(i), d(ell)'ultimi tempi, fedeli;
certi seguaci di Cristo fecondo;
umil'vissuti, in disprezzo del mondo".
701
Dice: sòrtino fòri!_ e, con profondo
Mistero, a inluminar' la Terra tutta:
"Andate, figli miei! ripeto, in tondo
di tutto il globo, e cogliete_ le frutta!
Fate_ buon' messe!_ Sgravate ogni pondo
che, l'umanità, grava e fa brutta!
Combattete e vincete e date luce,
a gloria dell'Altissimo e Gran Duce!
702
Piccol' numero!_ In voi,_ virtù riluce.
Ecco il Tempo dei tempi,_ il Fin' dei fini,
il regno dei dïeci Re!_ E cruce
e guai sia in Terra!" Per tutti i confini,
in questi ultimi tempi, si riduce 
l'uomo, a far' vita trista, d'assassinï
in ogni specie, turpe e vergognosa,
per essere corrotti in ogni cosa. -

ATTO SECONDO
703 - Sul Monte. Il Comitato nomina i Dodici (9 Gugno 1978)
Su Monte Labbro, giornata gloriosa! 
Ne fu fatto un Consiglio generale,
con tutti i Membri Eletti, che vi posa'
per ordine del Duce trïonfale.
Gli eremitici apostoli, a suo prosa,
depongono il giudizio naturale
nella scelta dei membri Superiori
- come apparisce chiaro e senza errori -.
704
Don Filippo Imperiuzzi, fra i maggiori,
Direttore di tutto il Comitato,
storicamente ce ne dà chiarori
come fu sorto il nuovo Apostolato.
Io pure vi darò, cantando, i fiori
del piccolo alberetto ben' piantato
che, con la pietra sua, di paragone,
a dare i saggi di sé, si dispone.
705 
Per cui vedremo, con chiara espressione,
quanto abbia fatto, nella Fede_ immerso,
per avverare la gran predizione
della Regina pia dell'universo.
Correva il Nove Giugno, in un concione
su Monte Labbro, nel Mistero Terzo,
si ra-unò i seguaci,_ Lazzeretti,
che, al Mistero di cui, erano addetti. 
706
Cantati i nuovi Inni, santi e retti,
nel completato della pia Funzione,
dentro la chiesa rinchiusi,_ gli Eletti,
al nuovo Credo, fu data lezione:
la lettera del Duce, a quei prospetti
ch'ella indicava, con chiara espressione,
come ci dovéano contenere, 
nelle_ elezioni del proprio dovere.
707
L'Imperiuzzi_ ordinò che a piacere,
ciascuno esprimesse il sentimento
su quella Fede, di proprio sapere,
e lasciar' la memoria del suo vento.
Vincenzo Polverini,_ ogni parere,
buon' segretario, scriveva al momento.
Giuseppe Vichi ne fu interrogato
Eremita più ansiano e più stimato.
708
Egli rispose d'esser preparato
a servir' Cristo Giudice_ e Pastore,
e propagar' la Fede, ove mandato
ne fosse stato, da 'l Duce e Signore.
E se, per confermarlo, abbisognato
fosse, il dargli la vita, per più onore,
gliel'av[e]rebbe data volentieri,
per fargli teste in tutti i suoi Misteri.
709
Paolo Conti s'espresse in pensïeri 
che era dispostissimo a servire
il Giudice Cristo_ e, suoi voleri,
ubbidirebbe di fede e desìre.
E suoi princìpî,_ con gioia e piaceri
propagherebbe, per mai, non mentire
[ ] - come [per]sin' qui,_ si è conservato:
tal quale come si fu dichiarato -.
710
"IO ANGELO PII,_ poi che chiamato
Iddio mi ha, per fede,_ al proprio amore,
col Suo aiuto, son' pronto, al mio lato,
a propagare il Vero, con calore,
e l'infallìbil' Dottrina,_ che ha dato
Davide Lazzaretti Istitutore:
come da libri suoi, si può vedere,
scritti col dito del Sommo Potere."
711
[ ] Federigo Bocchi, con' piacere,
disse: "Da che Cristo Giudice venne
a dir' la verità d'Alto Volere,
son' persuaso che l'Opra [] è solenne.
E son' pronto a far' tutto,_ a mio potere,
di ciò_ che devo, in ciò_ ch'egli accenne".
[ ] Così similmente, egli depose
come il suo spirto, nel cuor', gli dispose.
712
Angelo Imberciatóri corrispose:
"Ripeto" disse, "a quanto il Bocchi ha detto".
Vincenzo Paris_ pur' disse,_ a sua dose:
"Io son' pronto a tutto, in tal' suggetto
e ne ringrazio Iddio, fra le mie cose,
di dare sangue e vita in senso schietto.
Pe(r) amor' di Cristo_ Giudice e Duce,
sïa_ [ ] verità, sapienza e luce!"
713
Fed(e)rigo Bramerini, in segno cruce,
disse: [ ] "Io sono pronto a tutto".
Marco Pastorelli, a dir' s'induce
che non vedeva l'ora a far' buon frutto
per predicar' la verità del Duce.
Filippo Corzini,_ in Fede strutto.
disse: "Anch' ïo sono [] ispirato
propagar' quanto il Duce ha professato".
714
Tommencioni Francesco ha denunziato
che era pronto a dare sangue e vita,
e, verità e giustizia, nel suo stato
difendere, a Dio, cosa_ è gradita.
[ ] Pasquale Tonioni fe' notato
che era pronto a tutto, in tal' partita.
E dopo questo, tutti in piedi, alsati,
s'allearono a quei deposti dati.
715
Dopo ciò, [] i nomi fùron' chiamati
degli Apostoli,_ da Davide eletti,
che all'Imperiuzzi, avea ben' notati
per lettera, quali_ erano addetti.
Ma dovevano esser' confermati
da tutto [] il Consiglio, co' verdetti.
E, dopo brevi e sante discussioni,
fatte ne fur', tal'_ deliberazioni:
716
"Fra quei,_ preposti, creduti più buoni,
che, la Fede, ne dévan' propagare,
nello Spirito Santo coi Suoi Doni,
per la Riforma che si dovrà fare...
d' un'ànime_ consenso, quei campioni,
scegliamo. E tutti, veniamo a notare,
i primi mimbri dell'Apostolato,
coi secondi e, coi terzi,_ in completato.
717
E decidiamo, uniti in Comitato,
di propagar' le verità del Credo
che lo Spirto di Dio n'ha rivelato:
arme benigne e non ferigno spiedo!
E in Monte Labbro, luogo inespugnato
e prescelto da Dio - ove antivedo: -
la nuova Siòn[ne], la città Celeste
che Cristo, i mimbri suoi, di sé riveste.
718
E dichiariamo, con verace teste,
che il Tribunal' della chiesa Romana
condannò ingiustamente e senza veste
Davide Lazzaretti,_ in alma sana,
il nostro Istitutore. E, per tal' peste
d'ingiustizia, contraria_ al Duce, e strana...
per cui, contro di essa, reclamiamo
contro gli [ ] abbusi,_ che notiamo:
719
Nei primi Membri d'essa, ritroviamo
un'ingiustizia, una superba_ immenza.
L'Infallibilità, gli renunziamo
svelta,_ per la lor_ concupiscenza.
Verace Cristo Giudice, attendiamo
col suo Giudizio_ di somma potenza.
E, in mancanza d'un Membro, altro soccomba
sinché tal' Bestia_ non è nella tomba."
720
In sìmil' guisa,_ si fé udir' la tromba
per via di magna deliberazione
e firmata dai Primi, a ciò s'incomba
interesse e dover', d'ogni, comune.
Altra Proposta Apostòlica piomba
diretta e giusta, di reclamazione:
a' componenti di quel Santo Uffizio,
fu mandata, e col Simbolo d'indizio.
721
[ ] Noi sappiamo, ben',_ che quel Comizio
ricevette il plico in condizione,
con lettera composta con giudizio:
"Pregàti a prende(re) in considerazione,
su tal' partita, nel tempo propizio,
prima che il Mondo andasse in confusione".
Firmò l'Apostolato e il Direttore,
in data Dieci Giugno, senza errore.
722
I nomi degli Apostoli, - a favore
di tutto il mondo, che paréan' novello,
per la dottrina del Riformatore
in propaganda del vero e del bello -
qui vi sotto[]scrivo; e dò sentore
dei Discepoli_ accanto. E vi suggello
in terzo luogo, il Condiscepolato:
come, della Storia, è dichiarato.
723
[I'] CORSINI FILIPPO,_ vien' notato
Apostolo. E, Discepolo, è Giuseppe
Corzini, suo nipote utile e grato.
[Do]mènico Pastorelli,_ sceglier' seppe
per suo Condiscepolo assegnato.
E se il bisogno gli farà da zeppe,
[ ] ambo, per l'Apostolo,_ son' pronti
a funzionare franchi, in tutti i conti.
724
BOCCHI FEDERIGO. E, lüi pronti:
Vichi Luigi e Beppe Pastorelli.
ROSSI ACHILLE_ ha Giuseppe. E si conti
per lui: Angel' Bianchini. Pur s'appelli:
VICHI GIUSEPPE. Achille, gli s'appronti,
pur' Monaci Leopoldo, ultimo a quelli.
CONTI PAOLO con Feri Martino,
Marsiglio Lorenzoni, al suo destino.
725
ARCANGELI OTTAVIO_ ed Angelino
Cheli. Condìscèpol: Massim' Bruno.
AUGOSTO SACCONI del popol' Sabino,
per lui, Francesco Tommencioni, aduno,
e Adriano Corzini in senso trino.
ANGELO IMBERCIADORI,_ opportuno:
Tommencioni Francesco, ch'è il secondo,
Vincenzo Polverini è in terzo pondo.
726
PÀRIZ[ze] VINCENZO ha'l_ nono pondo.
Discepol' suo: Domenichini Antonio,
Francesco Cheli,_ terzo, il corrispondo
al suo targente di verace conio.
FED(E)RIGO BRAMERINI forma il tondo
della decina_ ch' el contro il Demonio.
Domenico Contri [] e Lucïano
Contri,_ gli sono addetti in senso piano.
727
[ ] MARCO PASTORELLI e, non sia strano,
Gabriello Magnani, l'ordin' trini
suo Discepolo addetto, in senza arcano:
Condiscepolo, è Paolo Rondolini.
L'ultimo, è PII ANGELO, sovrano
fra gli ordinati dei Mister' divini,
addetti sono Cheli Cherubino,
Condiscepolo è Bianchini Pïetrino.
728 - I Dodici spediscono il Simbolo di Davide (10 Giugno)
Questi son' professori del Divino
Simbolo, che Davide rescrisse
essendo in Francia, come per destino
del Mister' di sua vita, che s'addisse.
Questo messo di Dio, gran pellegrino.
scrisse ventitre Articoli... e vi misse
il venti-quattresìmo, l'Imperiuzzi:
la parte principal' dei senzi arguzzi.
729
A' professar' di questo,_ tutti i puzzi
d'ogni falza credenza, esàlan' via:
con questo appunto, li novelli Nuzzi
con-vìnce(v)an' gente_ ribella, e ria.
E perché si ravvisi e si rintuzzi
l'ampia dottrina che racchiude, pia,
lo deporrò, qui_ riprodotto in rima,
d'onor' del Fondatore d'alta stima.
730
Noi crediamo [ ] in un Dio / PRIMA /
del tutto increato_ annipotente,
creator(e) del cielo e della terra. Cima,
virtù e bene che, in sé, ha sorgente.
Nelle due nature,_ che sublima':
divina - umana, Creator' sapiente.
Parimente, del male, punitore
e, del ben(e)_ fatto, rimuneratore.
731
SECONDO. Questo Dio Su-sistitore,
crediamo, in tre persone ben' distinte:
Padre_ Figlio_ e Spirito d'ardore,
di sapienza e potenza e bontà, cinte.
E sono tre persone_ in un sol' cuore,
divine, in un sol Dio, vero dipinte.
E dove l'una e l'altra,_ è parimente
ciascuna:_ ugual' dispone, vede e sente.
732
TERZO. Esse, pur_ unitamente,
crediamo aver recìpua_ procedenza
fra loro unite_ ben' causalmente
e di effetto. E nel tempo di presenza
e nell'eternità,_ pur' rëalmente,
che, d'un'epoca all'altra, fa_ ascendenza.
Senza limitazion', da cima a fondo,
regnano unite_ ne' luoghi del mondo.
733
QUARTO. Crediamo, con tutto il gran pondo,
che la seconda persona di Dio,
dell'unità e trinità,_ il fecondo
Figliuolo, si fe' uomo al suo desìo,
prendendo umana carne in corpo móndo
della Virgin' Maria, "angelo pio"
e, senza curruzion',_ concetto a canto
per opra e grazia dello Spir(i)to Santo.
734
QUINTO. Crediamo Gesù Cristo, tanto,
nostro Signore, vero Dio e uomo.
Per redimere l'uomo tutto quanto,
soddisfece in giustizia._ In ben' fu domo
pazientemente. Fondò il vero Impianto:
patì,_ morì,_ pagò il fallo del Pomo.
In un tronco di croce,_ in chiodi strinto,
il Mondo e Morte,_ Inferno,_ n'ebbe vinto.
735
SESTO. Crediamo_ Gesù nostro, estinto,
dopo tre dì,_ resucitò da morte.
Prima scese all'Inferno e, con succinto,
notificò la redenzione in corte
a delinquenti di quel-l'abirinto,
in virtù della Sua natura forte:
agli_ spiriti d'ogni condizione
l'attendevan' copiosa redenzione.
736
SETTIMO. Crediamo tal' Campione,
dopo quaranta dì,_ sorto da morte,
glorioso e trionfante gonfalone,
ascese al cielo con la turba forte
dell'alme umane e_ spiriti in creazione
ch'Egli redenze. E gli schiuse le porte
del Paradiso e, nella corte aperta,
di tal' conquista, a' Padre fece offerta.
737
OTTAVO. Credïamo_ anzi, s'accerta
che il nostro Signore Gesù_ risiede
alla destra del Padre_ in cielo, e merta
onnipotenza,_ gloria,_ onore e fede.
E di là, sotto mirabil' coperta 
per Mistero ammirabile, si crede:
per far' Giudizio, deve ritornare
in un Altro,_ che il debba ficurare.
738
NONO. Crediamo_ che [] Egli,_ a fare,
verrà, l'universàl' Giudizio in Terra
per tutti quei che vèngonsi a trovare
morti alla Grazia e vivi in Fede sgherra.
E verrà, senza errore, a giudicare
quello che il, magno, Suo libro riserra:
il passato, il presente_ed il futuro
col Suo Spir(i)to veggente, santo e puro.
739
DECIM(O). Crediamo,_ in creder' sicuro,
che, dopo il sommo universal' Giudizio,
'stirpati gli empi, sul Terrestre Duro
sarà abbattuto ogni sopruso e vizio.
S'adempirà la redenzion'_ di giuro,
copiosa in tutto l'umanato ospizio:
un sol culto_ e una legge. E Cristo, attore
nel sacramento, a noi, Prence e Pastore.
740
L'UNDICES(I)MO. Crediamo di buon' cuore
la Terza Legge divina_ del Dritto
del Santo Spir(i)to,_ ch'è consolatore
per la Riforma ch'apporta, l'Invitto.
Pur' nella Chiesa esente da errore
e nella Comunion' dei Santi._ Al fitto,
crediamo al Sacramento del perdono 
e della penitenza... in senzo buono:
741
ed ella Confession', d'Emenda", ha dono
e, per grazia di Dio, costitüita
nella reméssio(ne) dei peccati,_ al suono
della Settima Tromba,_ conseguita.
Per cui, addivenghiamo santi al trono,
in Gesù Cristo, per l'eterna vita.
E rigettiamo l'auricólar_mente
Confessione,_ indegna, a Dio spiacente.
742  [rima non incatenata per strofa dispersa]
TREDICES(I)MO._ Crediamo: in riunione 
lo Spirito del Corpo naturale, 
con l'Anima unito, in congiunzione,
come lei,_ parimente sia immortale...
per legge eterna, di buon' condizione
che, fra le due nature, alla speciale,
è posta all'eterno,_ eternamente.
E creder', lo possiamo fedelmente.
743
QUATTORDICESIMO._ Pur' parimente, 
la natura del Male, la crediamo
nell'uomo, tutta quanta preveniente
dallo Spir(i)to del Corpo, obbietto e gramo,
non già dell'Alma: santa puramente, 
è voluta da Dio,_ per Suo richiamo.
La crediamo impeccabile_ e speciale
e non proclive ed atta_ a far' del male.
744
QUINDICESIMO._ L'Alma sustanziale 
crediamo, in noi,_ una procreazione
congiuntiva allo Spirito_ carnale.
E, dall'effetto di tal' comunione,
procedono le facoltà d'uguale:
potenze instrìnsiche, di formazione, 
a quelle del corpo,_ nel tempo stesso,
di perfezione, fanno il suo progresso.
745
SEDICESIMO articolo._ Del fesso
mondo carnale,_ e no' del materiale,
crediam(o) la fine,_ nel caso successo:
nella completa redenzion' nunziale,
quando l'umana natura, per sesso,
sarà risorta nel senzo immortale:
dal male_ al bene._ Da morta in peccato,
risorgerà per grazia, in Dio, beato.
746
DICIASSETTES(I)MO Articolo._ E' basato: 
credere al Paradiso,_ al Purgatorio,
al Regno di Speranza,_ separato,
ove sta' i morti Giusti in un mortòrio:
morti fuor' della Chiesa, in corso errato.
Crediamo anche all'Inferno_ cäusorio...
ma non crediamo,_ eterne sia', le pene
su quei Dannati,_ ch'a cader' si viene.
747
Condannati da Dio, per tali scene,
in questo_ luogo di dolore_ e pianto,
per un tempo, che 'l suo Mister' contiene
grazia e perdóno._ Per il loro canto,
è-vvi un conforto ancór' che li sostiene,
per la somma Grazia_ di Dio santo.
Insomma: quel che (di) Dio non ha creato,
a tempo a luogo, ne sarà annullato. 
748
L'Articolo DICIOTTO, sia notato.
Crediam(o) che spirti angelici e umanati,
creati e procreati in tempo usato,
son' voluti da Dio, nonché_ creati,
per un determinato fin' beato.
Nel Suo gran libro eterno, son' segnati
e, nell'eternità, e in tempo sanno,
ch'altra volta, con Dio sussisteranno:
749
... ciò che, odiate da Lui_ pe'l mal,'_ saranno,
le creature umane e le divine,
da Cui divise, per un tempo, stanno...
ma anche questo male avrà il suo fine.
L'Articol' DICIANNOVE - ora udranno -.
Crediamo, e il creder' nostro ha il suo confine:
la vita eterna in Dio, crediam' reale
in Corpo,_ in Alma e Spir(i)to potenziale.
750
Congiunt(i) ambo,_ in parvenza naturale,
in una vita eterna reflettibile,
celeste ed impassibile, tal' quale
come quella di Cristo:_ inrefrangibile.
A quella Sua, risorta, sarà uguale;
e mai più, da malori,_ intercettibile:
Esso è sìmbolo d'ogni prova certa
nella real' veduta_ alla scoperta.
751
VENTESIMO Articolo,_ s'avverta.
La natura del Male, noi crediamo
altro non sia_ che l'erranza deserta
e privazion' del Bene. In senzo gramo,
così li Tre Nemici, a casa aperta,
sussistenti in natura, che viziamo
per lo Spirto del Corpo, subornato,
corrompitore del felice stato.
752
VENTUNESIMO Articolo: "invasato"
si dice ch'è, "nel corpo, dal Demonio".
Noi questo, lo crediamo su[s]citato
per lo Spirto del Corpo, di mal conio:
per le passioni sue,_ disordinato,
nell'avversion' del Bene,_ non veronio.
La tentazione, insomma, di noi stessi
nella propenzion', [ ] d'è,_ mali stessi. 
753
VEN(TI)DUESIMO Articolo, s'appressi.
Per cui, la Carne, essere, crediamo...
e sensibilità impura_ dei sessi
dello Spirto del corpo, in vizzi gramo,
e perciò, i corruttivi_ fluidi stessi
che, con pensiero, tende al suo richiamo,
il più avvenente,_ attende altri alleati...
dal capo agente,_ vanno sregolati.
754
Articol' VENTITRE. Siamo beati
del Mondo, e crediamo_ ch'egli sia:
nell'uomo, l'appetito,_ i desïati
onor', comodità, grandezze e via...
delle cose terrene._ A-cciò, istigati
siam', per la nostra propria bramosìa:
per possedere le cose mortali,
nemiche delle eterne e sustanziali.
755
Il VENTIQUATTRO Articolo prevali:
il credere ben' lieti e fermamente
Lazzaretti Davìd[d]e,_ fra i mortali
prescelto da [id]Dio._ Fatto potente
sino al punto di dar' chiari segnali
d'essere il Cristo Giudice:_ il valente
Figlio dell'Uomo, come abbiamo indizio,
venuto in carne, per fare il Giudizio.
756
Premiato, ha il Bene,_ ed a ha punito il Vizio
per la grand'Opra di Riformazione
e, con l'esempio di fede e cilìzio,
pietra è preziosa,_ d'ogni paragone.
Pur la curia Romana, nel suo ospizio,
non vergognò dargli condannazione
come [] un empio e ribelle di Dio.
Ma chi, la causa, fu..._ pagherà il fio!
757
Questo Avvocato,_ sacrosanto e pio,
venuto in carne per difender' noi
acciò si vinca, fra il maligno e il rio,
e la morte, in vittoria, si trangòi.
Da quel Rosso Dragon', di calpestìo,
attratto e strinto fra l'unghioni suoi...
vederemo in fine, senza alcun delirio,
che guadagna la palma del martirio.

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