Teatro alle Scale di Porchiano

Porchiano del Monte, di Amelia TR, non quello di Todi PG. Teatro all'aperto con estensioni al bosco. Dedicato a Iacopone da Todi. Spettacoli, edizioni e divulgazioni del Poetone Iacopone ma anche del Poetino Angelo Pii e Divina Corriera di Buddha Bus. Artisti e non artisti benvenuti ad esibirsi .

Sunday, March 20, 2016

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Chiama, Prologo ed Inizio di Lauda Carceraria


CHIAMA
        Nobili e Vulgo!      Amerini et foràstici!
Innante tutto Vui,       nobili Conti,
Contini e Contoni!      Boccalini e Bicchieroni,
Fa Gattini e Fa rattoni,     De' Lardini e De' Porconi!
[Allude alle nobili famiglie locali dei Boccalini, Farrattini e Gheraldini]
        Vui tutti,       illustri stìe
de grassi abati,     de cardinali,      vescovi et prelati!
Vui tutti,      che ve sete empalazzati
sopra sudore e sangue      de poveri villani!
        Non è per Vui      la mea povera canzone
che se rivolge      a lo ignobile Vulgo.
        Nobile Vulgo!      Amerino et foràstico!
Audite la mea Lauda Carceraria!
Accòsta te      et ascùlata Iacopone
che  a te rivolgerà      la sua canzone.

PROLOGO
        Nobile Vulgo!      Amerini et foràstici!
Audiste la mea Lauda Insanitaria,
che penso v'abbia      alquanto dilettato,
che ve interessa tutti ,     che ve tange de persona,
che nissun mai     può dire che sta bene
ma proprio sano sano...
Et tutti noi      facemo discussione
de malattie,      de farmaci e doctori,
né mai      ce ne perdemo l'occasione.
        Oggi ve canterò      de la prigione
che pare tocchi      sempre a quelli altri:
a' politici,      ladri ed assassini
non certo a nui,      onesti cittadini...
che ce sognamo pure      le manette
ma sempre per quell'altri,      mai a nui.
        Eppure,      ve la canta Iacopone
che a tutti quanti può      toccare la prigione,
così com'è toccata      al Beato Iacopone.
Et come, a quella scuola,     egli s'è imparato
che la vergogna      non è del carcerato
ma la vergogna      sta nella prigione.

        Nobile Vulgo!      Amerini et foràstici!
Audite la mea Lauda Carceraria!
Ascultate lo canto de Iacopone
che lo compuosi      ne la mea pregione,
condannato a l'ergastolo perpetuo
et escommunicato      da la romana chiesa.
        Vi canterò di come      eo magnava pan muffito.
Vi canterò di come      eo me giaceva      tutto enfreddulito.
Vi canterò di come      eo stava cinto      tutto de catene.
più che     uno pneumatico      da neve
più che    lo capocollo      ne lo spago.
Vi canterò di come
putisse      il mio fetente       pertuso de latrina.
        Non avevo colloquio con nissuno,
non potevo recìpere né scrivere      una sola cartulina,
ka non tenevo carta,      ka non tenevo càlamo      né calamaio.
        Ora Vui dimanderete:      "O Beato Iacopone,
como fue che tu scripsisti      esta tua canzone?
Ka non tenesti carta,      ka non tenesti càlamo      né calamaio?
Allora... tu fecisti uno miràculo?!"     Miràculo! Miràculo!
        Nooo no no no,      miràculo non fue.
Eo passeggiava, o Vulgo!      passeggiava
d'ennante   et de retro      ri- d'ennante   e ri- de retro...
com' onne carcerato      sole sempre fare.
        M'aveano encatenato   come lo falcone
messo guinzagli   come a lo sparviere
ka no gissero per l'aere      a' loro placemento.
        [Canta e danza sull'aria di "E' arrivata la bufera"PRESTISSIMO]
"Porto iette de sparveri,      soneglianno nel meo gire;
nova danza ce pò odire      chi sta apresso mea stazzone."
        Ma lo spirito      endomàbbile   volava,
descatenato e libero      'l meo spirito   danzava.
        Et fu cussì,      ka sanza càlamo di penna,
eo me compuosi      tutta la canzone.
        Ora Vui dimanderete novamente:
"O Beato Iacopone,      como mai se fue     che dopo tanti seculi,
oggi nui potemo audire      esta tua canzone?
Tu non possesti scrivere.      Nessun ti visitava.
Allora... tu fecisti uno miràculo?!"     Miràculo! Miràculo!
        Nooo no no no,      miràculo non fue...
ma grande suttigliezza      de frate Iacopone.
Nobile Vulgo!       Amerini e Forastici!      audite novamente!
        [Canta sull'aria di Mozart, "Dies irae"LENTISSIMO]
Null'omò me pò parlare;      chi me serve lo pò fare,
ma èli opporto [a] confessare      de la mëa parlazione.

        Sì che meo Secondino      tutto dì   lo rintronavo
con la parlazione      de la mea canzone.
Et isso analfabbèto,    parola per parola
rapportava al Superiore.      Pur isso analfabbèto
parola per parola      rapportava al Magistrato.
El Magistrato   era alletterato.      Scrisse isso,   tutta quanta,
la parlazïone      de la mea canzone.
        Et come Vu' legète sù jurnali,
le verbalizzazioni,      le interceptazioni
evadono sovente      da li più secreti tribunali.
        Sì che, Vui tutti!      asculterete oggi
parola per parola      quod a saècula cantai.
        Ennante, tutte quante ripetete:
"Invocamo protezione      dal Beato Iacopone!"
        (Fraticello, questua!)

LAUDA
[GRASSETTO cantato / NORMALE declamato]      
        [dies irae LENTISSIMO]
Que farai, fra Iacovone?      Èi venuto al paragone.
Che farai, fra' Giacomone?       ti è toccato un esamone!
        [rosamunda rosamunda ANDANTE]
Ma che bella promozione!      il cappuccio mi han tagliato
en perpetua encarcerato,      encatenato co' llïone.
        [fischia il sasso PRESTO]
La presone che m'è data,      una casa sotterrata.
ce ne scappa una latrina      non fragrante di cedrina.
        [è arrivara la bufera PRESTISSIMO]
Mai nessun mi può parlare,      sol la Guardia lo può fare
ma è tenuta a riferire      tutto quel che posso dire.
Null'omo me pò parlare;       chi me serve lo pò fare,
ma èli opporto confessare      de la mea parlazïone.
        [fischia il sasso PRESTO]
Le manette da falcone      mi assonàglian le caviglie,
nuova danza  può sentire      il vicino di Seziòn.
Porto iette de sparvire,       soneglianno nel meo gire:
nova danza ce pò odire       chi sta appresso mea stazzone.
        [rosamunda rosamunda ANDANTE]
Quando poi sto coricato,      se mi volto all'altro lato,
ogni ferro s'è arruffato      sto in catene inciampigliato.
Da po' ch'eo me so' colcato,       rèvoltome nell'altro lato:
so' nei ferri enciampagliato,       'ngavinato êl catenone.

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