Temo di
proporre
delle banalità ma non rammento di averle mai trovate nei troppi
libri che ho letto sul Davide. Sa
sua storia continua ad
ispirare
spettacoli teatrali, on
credo avvenga solo
perché è molto
drammatica e
ricca di colpi di
scena. Davide stesso chiudeva la sua vita con la processione che egli
chiamò espressamente “mascherata”. Ln’Imperiuzzi
al suo seguito, titolerà come “atti di tragedia” gli ultimi
capitoli della sua “Storia di Davide”. L’Autore è sacerdote
Filippino, cioè nell’ordine monastico di Filippo Neri, che fa uso
del teatro nella sua originale
pedagogia. Pure Don
Bosco, grande educatore,
amico di Davide e suo
estimatore, istituiva un suo
teatro vero e proprio.
Non va escluso che la ditta torinese, cui fu ordinato (a credito!)
il pregiato
necessario per il
costume dei
cento “Vestiti”,
fosse la stessa che all’epoca forniva il teatro di Don Bosco… ma
la teatralità di Davide pare ancora più profonda.
Il Lazzaretti rappresenta
Cristo o, con le sue parole lo “figura”. Gesù a suo tempo si
figurava in David, il mitico Re degli Ebrei ma, insieme con il nostro
Lazzaretti, reincarnerebbe pure degli altri “re” ben più
arcaici, regolarmente sacrificati (scrivo d’impulso questo, al
Primo di Maggio). A quanto pare, soltanto l'Imperiuzzi riporta quando
Davide disse ai suoi seguaci: che se gli si fosse rivelato senza
maschera, tutti quanti ne sarebbero rimasti inceneriti. Sia
pur mera suggestione dell’Imperiuzzi stesso, è non di meno
significativa: già si
legge nella Bibbia che
nessuno
sopravviva
al diretto affacciarsi col divino. Del resto anche Medusa, che
pietrifica allo sguardo, prima che fosse diventata
un mostro,
rappresentava la divinità suprema. Non tutte le maschere sono
divine ma forse una maschera è l’indispensabile aspetto della
divinità.
Resterebbe inoltre,
da chiarire che cosa
sia teatro. Nell’ottica
euro-centrica,
si risale ai Greci
classici, ove ritorna sempre lo spirito di Nietzsche. Quei Greci,
sempre amanti dei discorsi, composero i classici testi da recitare ma
non inventarono affatto le maschere: le avevano soltanto ereditate e
a modo loro, le riciclarono, anche
politicamente.
Abbiamo vari studi sulla
teatralità dell’esperienza mistica o religiosa: dall’ambito
sciamanico al cattolico-cristiano, fino ai suoi sviluppi estremi
nella visione cinematografica... ma a tutt’oggi non ci
appare un
Davide compreso in
queste prospettive. Si
potrebbe ben trattarne coi più vari contributi (… anche europei).
Per quanto mi riguarda, ignoro quasi tutto del teatro né sono
accreditabile
come mistico o
teologo, socio-antropologo, psico-neurologo eccetera…
né quanto meno, come autentico seguace Davidiano. Da
tanto me
ne esento, mi
accontento dell’incanto di recitare
ottave davidiane del
Poetino nel mio
teatrino
quasi solitario…. “e
il naufragar m’è dolce in questo mare”.
Luciano Ghersi, Porchiano, 1°
Maggio 2020
Idem su
https://www.academia.edu/42920287/Mistica_teatrale_in_David_Lazzaretti
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