Teatro alle Scale di Porchiano

Porchiano del Monte, di Amelia TR, non quello di Todi PG. Teatro all'aperto con estensioni al bosco. Dedicato a Iacopone da Todi. Spettacoli, edizioni e divulgazioni del Poetone Iacopone ma anche del Poetino Angelo Pii e Divina Corriera di Buddha Bus. Artisti e non artisti benvenuti ad esibirsi .

Wednesday, July 25, 2018

Pii CANTO QUINTO


CANTÀ DAVIDE 2018
Recita integrale a Monte Labro
Angelo Pii, "Storia di Davide Lazzaretti Profeta" (1907)
http://iacoponedatodi.blogspot.it - FB Cantà Davide, Teatro alle Scale

16 Agosto, ore 22 
CANTO QUINTO 

455 - Storia Sociale dell'Umanità
463 - Davide annuncia i Sette Guai (Gennaio 1872)
466 - Davide accresce la sua Società
469 - Dissensi di edilizia parrocchiale (Aprile 1869, dapprima)
471 - Sul Monte. Arriva il Tedesco Eremita (Gennaio '72)
475 - Davide parte per Roma, Napoli, Torino... (13 Marzo '73)
486 - Primo Esilio in Francia. Grenoble (14 Maggio '73)
497 -  Davide coglie i Celesti Fiori (29 Maggio '73)
ATTO SECONDO
512 -  Davide finisce nel Burrone
518 - Davide torna in Italia, alla sua Società (31 Ottobre 73)
523 - Seconde prigioni di Davide (19 Nov. 73 - 22 Lug. 74)
534 - Davide aggiusta i guasti della Società (Luglio 74)
547 - Il Poeta loda Davide
551 - La Campana va al Monte (29 Sett. 1875)
558 - Secondo Esilio di Davide in Francia (di Lione, 15 Ott. '75)

454 - CANTO QUINTO - Argomento
Davide, per sociali istituzioni 
e per far' bene, fu(r) perseguitato.
Egli andò in Francia ed ebbe pie visioni.
Pur' dallo Spirto Avverso fu tentato.
E, tornato in Italia, alle prigioni,
per false e assurde accuse, fu serrato.
Poi, tratto in libertà novellamente,
fondò e riunì,_ associata, molta gente.
455 - Storia Sociale dell'Umanità
Quando che il Padre nostro creò il mondo,
fece anche l'uomo, poi la sua compagna,
ché l'un, dell'altro, digravasse il pondo
con beni propri e quelli di campagna.
Ma il Serpe Antico gli apportò l'immondo,
ponendoli sul corso la magagna
che infettò tutta quanta lor' genìa...
[e] il primo Ben' Social', disparve via.
456
E da quell'ora, disgraziata e ria,
di male in peggio, andò, l'Uman' Famiglia:
il fratel' contro il frate', inferocìa,
la madre era nemica della figlia.
L'uno, su l'altro, faceva d'arpia:
la terra, che più può, più se ne piglia.
Discordie, guerre, nàufragî e tempeste
nel mondo, suscitaron', varie teste.
457
Iddio, sdegnato,_ fa le sue proteste
per bocca di Noè, suo servitore.
Ad esso, comandò che un legno atteste.
Per punir' l'ostinato peccatore,
quando non s'emendasse' Sue richieste,
avrebbe dimostrato il Suo furore.
Ché, seguitando l'uomo le peccata,
lo punisse il Diluvio, all'impensata.
458
La Società, di nuovo, fu formata 
dalla famiglia di quel Patriarca.
Iddio la benedisse in ogni fiata,
finché tennero ferma la Sua marca.
Ma quando fu, per Cam[me], profanata,
e la Terra, di uomini, fu carca,
l'uomo tornò di nuovo, a sé, ribello
e nemico giurato del fratello.
459
Qui non vi fu più scusa, nè rappello
per potersi emendar' da un tanto Male.
Solo Mosè, col popol' d'I-sdraèllo
formò [] un nuovo Popolo Sociale.
E, potenza e virtù, mostrò, per quello,
sin' che osservò la santa Legge Uguale.
Ma quando retrocesse il cammin' dritto, 
fu schiavo dei nemici,_ oppresso e afflitto.
460
Così, di nuovo, il Giusto fu sconfitto
dopo essersi fatto ingiusto e schiavo:
fàttosi storto, dopo d'esser' dritto,
si disperse nel mondo iniquo e bravo.
Gesù Cristo ne fece il suo tragitto
dal Cielo in Terre, per salvà' ogni Avo.
E, come vero capo socialista, 
d'un Popolo novello, fe' conquista.
461
Così l'Umanità, di nuovo, acquista
protezione appo Dio, per Alleanza
d'un Popol' santo. E, nuovo in tempo, avvista
d'innumeràbil' turba, in fratellanza.
Ma, quando i capi, di scienza egoista,
trasgredissero al Patto in piena erranza
e, della Chiesa, fecero bottega,
si disciolse dal Patto, in ogni lega.
462
La Società, per Satana,_ s'appiega.
Iddio, sdegnato, stava per punire
il Mondo tutto, per chi lo rinnega
e viene, il Giuramento, a trasgredire.
Davide si frappone e si collega
al nuovo Patto: di ricostruire
un Popol' santo, in Società novella
che apparga al Mondo come nuova stella.
463 - Davide annuncia i Sette Guai (Gennaio 1872)
Davide da Scanzano ci r'appella
a' rüoli veraci dei Crociati:
che forman' società verace e bella
degli eletti di Dio, primi chiamati.
Chi non gli garba star' riuniti a quella,
ne sono, da Dio stesso, repudiati
e, per rivelazione, avuta ormai,
di preciso, ne annuncia i Sette Guai...
464
... che sono questi: "Agli Empîi, guai!
Guai ai superbi e maligni di cuore!
Guai agli avari, che non ébber' mai
carità!_ Per il suo cattivo umore,
guai ai venuti, in Fede, meno assai!
Guai a che, grazie e lumi del Signore,
ha rigettate!_... e chi, alla Mia parola,
non crede, per falsari ad altra scuola!
465
Guai a te, se il voler' Mio che assola,
a quel degli uomini, lo pro-porrai!
Conoscer', farò presto, in questa mola,
la mia Giustizia, terribile assai.
Tu taci,_ soffri,_ prega e, in Me, consola, 
ritirato, dagli uomini, sarai. 
Rinunzia chicchessia alla Mia impresa,
se assoddisfar' tal' obbligo, gli pesa."
466 - Davide accresce la sua Società
Promulgata in tal' guisa, quest'intesa
si vennero ben' molti a ritirare.
Per Cosimo Cempini, parve offesa:
la parte di Scariotto venne a fare.
Altri poi, lavoravano a distesa
olivi,_ campi e vigne. E, in altro a-ffare:
e fabbri e muratori e calzolari
sartori, falegnami e bottegari.
467
Chi pane_ chi polenda_ li Sociàrîi,
portavano, del proprio, ai lavoranti.
Companàtici e-d'altri cibi cari...
era' bene forniti, quegli astanti!
Pien' di misericordia, tutti im-pàri
con verace armonia, s'andava avanti.
Le vigne e i campi eran' santificati
con preghiere e cantici inneggiati.
468
Di-molti forestieri abbandonati
erano accolti a questa Associazione.
Lasciàvan' tutti i vizi, anche indurati,
del tabacco, del fumo e altra passione.
Umilmente pregando, inginocchiati,
in Rosario ed altre pie Funzione...
ma, ristorati nella dèbol' vita,
facéan', pe'i vizi antichi, dipartita.
469 - Dissensi di edilizia parrocchiale
In Arcidosso, éravi un gesuita
che si facéa chiamare "il padre Santi".
Per fare un nuovo tempio, egli n'incìta
tutti gli Arcidossini e i suoi costanti.
Davide volontario, in tal' partita,
condusse molti soci lavoranti.
E Regole ne scrisse, da osservare
da due sessi uniti a lavorare.
470
Ma riunitosi i preti a consigliare,
fecero in modo che fu repudiato:
e, senza lui, dover' la chiesa fare,
in sìmil guisa, fecer' concordato.
E lui, di questo, il vennero avvisare
e prudente, si trasse al Monte usato.
Ma disse "Io qui, arò la chiesa, un tratto,
quando un teatro, lor' , ci avranno fatto".
471 - Sul Monte. Arriva il Tedesco Eremita (Gennaio 1872)
Ciò può avvenire: il tempo fa atto
per mutare in sentenze, la parola.
Fra Ignazio Micus se ne venne ratto,
Davide, a ritrovar', che lo consola.
Si stanziò a Monte Labbro e buon' contatto
ebbe co' l'Eremiti._ Egli s'arruola
come Primario. Per la Fede arcana,
a turno, si facea la settimana.
472
Numero trentatre, in lista piana,
erano gli Eremiti Penitenti,
settantadue Penitenzienti, in sana.
Mentre facéano l'orazion' seguenti:
a mezzanotte, tutta settimana
si dicea il Mattutino reverenti,
e-d'altre preci, e-d'inni si cantava.
Spesso, l'Uffizio, ancor' si recitava.
473
Prennemente, ognun' si esercitava
in preghiere, in lavor' da mane a sera.
Ogni mese, ciascun' si confessava
di buona volontà, mente sincera.
Quando di far' Consiglio abbisognava,
Davide presiedeva alla fontiera.
Predicasse la sera o la mattina,
era, di Gesù Cristo, sua dottrina.
474
Chi legge i suoi Rescritti alla vicina,
non può mai giudicarli in eresia
ma prevenienti da scienza divina
che, in ogni esortazione e in ogni via,
per la via di salvezza, s'incammina.
Del profetato, (d)el novello Messìa. 
è cosa inrepresibile e sincera,
che porta salvazion' da mane a sera.
475 - Davide parte per Roma, Napoli, Torino... (13 marzo '73)
Per comando di Dio, deciso, s'era,
portarsi in Francia, a propagar' la Fede.
Prevenuti gli amici alla sincera,
prìa, di Scanzano, di muovere il piede,
raccomandò a tutta la sua schiera:
ubbidire ai Capi,_ che prisiede,
di quella Associazione, stabiliti.
E che fósser' prudenti in tutti i siti.
476
Lasciò la Moglie e i figli suoi, graditi
in casa Salvi, che d'amor' l'accolse.
Esortò, di ben' nuovo, gli Eremiti
ad osservar' le Regole che svolse.
E, dopo avere, i Capi, infervoriti
nella santa intrapresa, si disciolse.
Settantatre, di Marzo, fe' partenza
col Compare e il Tonioni, di presenza.
477
Che Vincenzo Tognoni si dispenza
dopo essere, a Gràdoli, arrivato.
Raffaello lo segue alla correnza,
che, alla Rupe in Sabina, andò beato.
Chiamati gli Eremiti a conferenza,
e dopo aver' ciascuno ammaestrato,
stringendogli le mani di buon' cuore,
li lasciò in pace, in nome del Signore.
478
Giunti a Roma, dal Papa-Re e signore,
ne fece istanza d'esser' benedetto...
che, prima d'attener' grazia e favore, 
ci volle più di un giorno ed un pezzetto.
Fatti i fogli da buon' viaggiatore
e conoscenza cór un uomo schietto:
l'inglese Stapoùl, accompagnarlo, 
s'offerse, fino in Francia_ e poi lasciarlo.
479
Ma, questo convenuto, a palesarlo
lo venne, certi preti addottorati
che l'esort'onno, solo, di lasciarlo,
mettendoli sospetti maliziati.
Pur non ostante, volle [] onorarlo: 
che a Torino, si fossero aspettati 
in un bel giorno, fisso e stabilito.
... Il consiglio dei preti andò fallito!
480
Da Roma intanto, a Napoli_ fu ito
a ritrovare un frate Agostiniano
che, per la stampa, aveva egli edìto
un libèrcol' verace, santo e sano.
"Da Paola", quel Santo favorito
lo profetò, e scrisse di sua mano,
che, SETTE PROFEZIE, ci dà per noma
sul Gran Monarca di buona Riforma.
481
Quel frate, in veder' Davide alla forma,
s'inginocchiò e lo venne ad ossequiare
e, dei suoi fatti, gli iniziò poi l'orma
che, più aiuto, non gli poté-a dare,
perché il suo Superior', co' l'altra storma,
lo vennero, per questo, a contrastare:
l'Inquisizion' di Roma, seguestrato
gli avea di già, i' libèrcolo stampato.
482
Davide, dopo averlo incoraggiato
a sopportare tutto con pazienza,
e, dopo averlo ancór' molto elogiato,
da Napoli, ne fece dipartenza.
Ed a Torino, dopo èsser' 'rivato,
andò a trovar' Don Bosco, di presenza.
Cui virilmente lo seppe onorare,
di più dodici giorni, ad ospitare.
483
Prima di ciò, a(lla) Certosa volle andare
di Trisulti, ove un padre Superiore,
Gabrièl Maria Fulcónis[e], chiamare 
si facéa. Uomo dotto e di valore,
lo conoscéa, a scritta, Salutare. 
E', inginocchiato a piè', gli fece onore.
Davìd[d]e ne restò meravigliato
dicendo che 'un l'avrebbe meritato.
484
Sinché il Tempo Pasquale 'un fu passato,
lo ritennero i frati_ volentieri.
E con lettera, poi, raccomandato
fu [a]d'altri Superiór, pe' suoi Misteri,
per la Certosa di Glenòble. E, dato
un salutare addio de' più sinceri,
poi andò da don Bosco - come ho detto -,
che volentieri gli diede ricetto.
485
Il Vichi tornò al Monte benedetto,
dopo essere da Davide 'struìto
in ciò che dovéa far' e', a loco addetto.
per ben' dei Soci ... e del proprio partito.
l'inglese Stapaùl andò diretto
dal Profeta,_ ove avèa_ dato l'invito.
Ringraziato don Bosco, in compagnia
con quel signore, si posero in via.
486 - Primo Esilio in Francia. Grenoble (14 Mag. '73)
Così, viaggiando di buona armonia,
alla Certosa di Glenòble giunti,
l'Inglese lo lasciò: in cortesia
dei frati, che di cuor' l'avéano assunti.
Il Padre General', persona pia,
gli fece onor', con tutti i suoi congiunti.
E gli assegnò una cella e ogni occorrente
che gliene abbisognasse giornalmente.
487
Questo convento, che è vastosamente
con più centi di vani, fabbricato,
lo fondò san Brunone anticamente,
con l'Istituto suo, da Dio, ispirato.
Napoleone Primo, uomo impaziente,
l'oppresse, con ciò [ch'] avea assegnato.
I frati, per campare a suoi destini,
invent'orno i liquori certosini.
488
Qui Signori scienziati e pellegrini,
nei mesi più caldìvi dell'estate, 
vanno a studiarvi. I grandi e i piccolini
vi passano contenti le giornate.
Rigido è il 'verno, per i g[h]iacci alpini
e per le piogge e nevi rinvecchiate.
Luogo di penitenza in condizione, 
per cui se l'era scritto, san Brunone.
489
Davide avéa fatta Confessione
de' fatti suoi,_ al Padre Generale,
ch'egli provò_ tanta soddisfazione
che lo tenéa come fratel' carnale.
E tutti, uniti di buona opinione,
l'amavano di cuore naturale:
come servo di Dio, per far' completa
quella Mission' che, tutto il mondo, allieta.
490
Dal Quattordici Maggio - si ripeta -
Settantatre,_ là venne a dimorare
sino a Settembre. Con mente ben' lieta,
e' fece là,_ ciò che dovéa ben' fare.
Pregava e scrivéa quella secreta
parte, che Iddio gli diede ad annunziare:
quel LIBRO detto DEI CELESTI FIORI
e le RÉGOL' CROCÌFERI MAGGIORI...
491
... o sia - che meglio intendano i Lettori -
l'Ordine avuto dallo Spirto Santo,
dettò il suo "Testamento", altri lavori
su gli Eremiti del futuro Impianto.
Ciò che scrivéa dei celestial' favori,
tutto ponéa, al Generale, accanto:
perché leggesse e che lo consigliasse,
dove il senso, vedéa, che devïasse.
492
Era fornito in ciò che abbisognasse
dal Generale, buon padre fedele.
Là,_ san Brunone par' gli rivelasse
ch'altri l'aiuterebbe a piene vele:
ch'era dell'Órdin' suo, e seguitasse
a far' quel che dovéa, senza querele.
Che fu, Terzòrio suo, quel prevenuto
uomo... in appresso vi dirò il compiuto.
493
[ ] Davide di là,_ per suo dovuto,
scrivéa ai Soci, per aspirazione,
e, con esortazioni e con saluto,
l'invitava a seguir' la sua Missione.
E non dàssero ascolto al Mondo astuto,
ripieno di malizie e confusione:
che attendessero amarsi, a lavorare...
che, li saprebbe, Iddio, ricompensare.
494
Seguitando, in Certosa, a dimorare,
cór un tenor' di vita santamente,
ogni otto giorni, egli soleva andare
a una cappella, in luogo più eminente,
di san Brunone, ove soleva orare,
quando che, al mondo, lui era vivente.
Due chilometri, lungi, dal convento,
abbandonata affatto, in tal' momento...
495
... dicéano i Frati: per timor' di un vento
spirìtico, che addietro li portava.
E, di questo, sentivano spavento
che, [] andarvi, nessuno più azzardava.
Davide volle far' lo spirimento
e, che ciò era vero, riscontrava.
Ma nè vento, nè forme, nè paure,
lo spaventava':_ entrò dentro le mure!
496
Ogni volta che andava in tali alture,
quarantott'ore, vi facèa dimora.
Senza bere, e mangiare a proprie cure,
pregava e scrivé(v)a di quàlunqu(e) ora.
Qui scrisse il Libro, di 'spression' mature,
"Dei Celesti Fiori", che rincuora.
Il che, un giorno,_ leggéa per devozioni
le, descritte da sè, "Lamentazioni"...
497 - Davide coglie i Celesti Fiori (29 maggio '73)
... quando, da fogli stessi, esalazioni
adorose e soavi,_ sortì' fuori.
E,-d'ogni specie in tutte cognizioni,
le sembrava veder le rose e fiori
Trasportato da gioia, in'ginocchioni,
li raccogliéa in mazzetti più maggiori.
E pregava il Signore caldamente
a dichiarargli il prodigio presente.
498
Seguitava a pregare più fervente...
l'arcangelo Michele, vide entrare.
Egli,_ vestito,_ era pomposamente,
come in Sabina lo venne avvisare.
Dietro lui, la Vergine possente,
tutta vestita a bruno, le riappar(v)e.
E' le disse: "Mio servo! Àlzati e ascolta
ciò che [] io ti dirò_ in questa volta.
499
Dammi codesti fiori,_ tua raccòlta,
ch'hai ricevuto in dono da mio Figlio, 
per cui mi son' preziosi,_ in questa incólta
solitudine santa, di tuo esiglio.
Ed io li darò in dono a gente cólta
che, con Fede, prighièra e buon consiglio,
sapranno amare il mio Figlio diletto
e me, con ogni azione d'ogni affetto.
500
Tu che lo fai,_ gli uomini, a dispetto,
ti vengano al contrario a giudicare:
non vedono di te, que' pio soggetto
che, a nome di Dio, venghi avanzare.
In qualunque maniera, sei costretto,
cattivi trattamenti, a sopportare.
Non t'afflìgger' di ciò, datti coraggio:
ch' al fin, ri-echerà tutto al tuo vantaggio.
501
Niuno ti può distrarre dal mio raggio,
nè dall'amor(e) che, al mio Figliolo, porti.
Lui ti ha parlato_ al cuore, io te son' Maggio,
ma, di questo, son' ciechi e malaccorti.
Il dolor' che tu esprimi, é doppio aggio
ch'è in conferma di buona Fede e assorti.
Per tue "Lamentazion'", i fior' celesti
ti sono apparsi. E tu,_ pe(r) amor', l'accesti.
502
Questa è una prova certa che t'investi
con lo Spirito Santo del Signore.
Tu, caro figlio mio, non comprendesti
le meraviglie dei Fiori, e il valore.
Sol' pregando umilmente, n'ottenesti
per aver', per via mia, grazia e favore.
Per additar', dei Fiori, la valuta,
appo di te,_ mio caro, son' venuta.
503
Questi scritti ch'hai fatto, altra compiuta
opera santa che tu scriverai:
sarà' un vaso eloquente, che saluta
il mondo tutto, che redimerai
riunito al mio Gesù, che in te s'attuta
di congiunzione, in quello che farai.
E, buono effetto, produrrai su quelli
che leggeranno il libro da fratelli.
504
Ramméntati in Sabina: fra Suggelli 
in dono, la Sapienza ti passai...
non di quella che fa vani i cervelli
ma perfeziona l'uomo_ umile assai.
E guida per le vie de' luoghi belli:
nessun', per esse, non perisce mai.
Come quella, che il mio Gesù ha insegnata,
da te,_ ed altri, sarà professata."
505
Questi Misteri, origine, hanno data
col LIBRO detto DEI CELESTI FIORI.
Riguardo alla sua fine segnalata, 
ed altri Misteri,_ altri Favori,
la sua "Lamentazione", terminata,
"Ultima", avéa, con simili tenori:
"VERITÀ,_ CARITÀ,_ GIUSTIZIA" disse.
Dopo, una voce, chiaramente udisse.
506
"Verità,_ Carità,_ Giustizia, fisse
siano in te,_ in me_ con te_! Odi
ciò ch'or' ti ordino!_ Per ordine, misse
siano nel libro sui propingui modi
queste parole!" la Vergine disse.
Splendida, le comparve! - A ciò, lo godi...
che nèssun' dotta mano, e pe' avvezza,
descriver' non potéa, tanta bellezza. -
507
"La potenza di Dio, suprema Altezza,"
disse Maria, "confida, in me, la cura
di sistemar', con tutta compiutezza,
della famiglia umana, ogni sciagura.
Con patti e condizioni, in sua pienezza,
che ciò proceda, per vigile altura,
secondo (le) règol(e) del Codice scritto
che, in sé, contiene la legge del Dritto.
508
Potere e dignità, in questo affitto,
alla virtù e al merito, sian' dati.
La pace ne sia fatta con profitto,
di rigor' di giustizia in tutti i lati.
Voglio che questo libro ch'hai tu scritto,
quando a migliaia saranno stampati,
sia propagato per ogni Nazione
e apporti frutto di sua condizione.
509
Per la mia voce di tutelazione, 
e per misericordia dell'Eterno, 
e per lo sforzo della tua Missione, 
sarà vinta la morte in-sien' l'Inferno.
Le vittime, ch'è in via di perdizione
che la Giustizia gli farebbe scherno...
per questo libro, si riscatteranno
e, per noi, alleati a Dio andranno.
510
Tutti, alla prova, si richiameranno!
In questo libro, ci disegnerai
l'Arca Giuris-Davìdica e vedranno
come un Programma, che non passa mai.
Anzi, come una Tromba, che l'udranno
da per tutto e, dov'élla_ e tu sarai.
Per la tua voce di bontà infinita,
risorgeranno i morti a nuova vita."
511
- Tralascio altre gran cose in sua partita,
che troppo a lungo, avrei da cantare. -
La Vergine le sparve... e, la sua vita,
Davide si sentì a'rravvivare.
Fu puntuale: rescrisse e ci addìta
quel che ha veduto... quel chi utile appare
del resto, leggeranno il Libro detto.
Auguriamo che, in tutto, faccia effetto!

ATTO SECONDO
512 - Davide finisce nel Burrone
Un altro giorno, ri-partì soletto.
verso della cappella, se n'andava
a pregar' - come chiaro, v'ho già detto -.
La folta nebbia, la strada, ad'umbrava,
quando, un tratto, un Giovane, al cospetto
ravvisò e, al paro, camminava.
I suoi segreti, gli scoprì al momento,
per cui lo crese un Servo del convento.
513
Davide, ripensando a questo avvento
a capo basso, temette magagna.
E, dalla strada, fe' divïamento:
in cima si trovò, della montagna.
La nebbia disparì per il gran vento
ed egli gli mostrò l'ampia campagna
dicendo: "E' tutto mio! Questo ti dono,
se, ad ubbidirmi al patto, tu sei buono."
514
Davide fece senno ed, in quel tono,
vi riconobbe Satana alla voce.
Lui negò la proposta, in senzo buono
gridò: "Va' lungi!" e fe' il segno di Croce: 
"A nome di Gesù, Cristo, sul trono,
dipàrtiti! il rio Serpente atroce!".
Egli, avèndolo in alto sollevato,
per un dirupo scabro, fu balsato.
515
A terra di trovò, mal fracassato
 - quasi-mente, può dirsi semi-vivo - .
Per sé, pregò_ il sommo Dio_ increato
a dargli aiuto, in quello stato, attivo.
In quei momenti, gli comparve armato
l'arcangelo Michele, positivo,
che lo fortificò su tal' momento, 
conducendolo a l'atr[i]o del convento.
516
Ove le sparve, cui restò contento
e fe' chiamare il padre Generale,
che lo informò del doloroso avvento
del suo nemico, orrido rivale.
Il buon frate stupì,_ uom' di talento, 
tal caso, registrò, per memoriale.
Per prova, e conferma, del disgusto
piantò sul luogo, un segno d'alto fusto.
517
Davide in breve, ritornò robusto.
Dal medico chirurgo, visitato...
per virtù del buon' Dio, supremo e giusto,
restò perfettamente co[o]perato.
Satana, nell'Inferno, andò con-busto
ch'a mille volte più, restò frustato.
Ed il servo di Dio, più grazia e merto
... appo il mondo?_ appo Dio, ne ha di certo!
518 - Davide torna in Italia, alla sua Società (Ottobre 73)
Ritornato di Francia, al suo Conserto
un po' di guasto, ci venne a trovare,
ma quando i Soci l'ebbero scoperto,
di nuovo in pace, vennero a tornare.
Dicéa. "Cari figlioli, io v'accerto
che se, a me, retta, ne venite a dare,
non perirete. Se fate altrimenti,
perirete nei vostri deviamenti."
519
Tutti, esortava, a star' lieti e contenti
ad esser' giusti ed umili di còre,
a sopportare tutti i patimenti
per amor' di Gesù, nostro Signore.
E soggiungeva: "Ne' miei esercimenti,
non son' nato improvviso, ma s'esplori:
sin' dal Mill'OttocentoQuarantotto,
per cotante Mission' , fui fatto dotto.
520
Féi silenzio vent'anni e mai féi motto
di ciò, ad alcùn(o), perché così dovevo.
Passato cotal' tempo come a trotto,
parlo ben' franco, come parlar' devo.
Poiché so' comandato, nel corrotto
secolo,_ di dir' tanto: per sollievo
di chicchessìa, adotto o pure ignoto...
nuovo avvenir' di cose, vi fo noto.
521
Con la mia voce, tutti quanti arroto,
v'invito a riformarvi a nuova vita.
Se ciò non fate, vedrete il piloto,
far i vostri naufràgî, in via smarrita.
Se non credete,_ io non vi riscuoto.
Se falzo mi stimate alla partita,
non credo, falza sia, la mia dottrina:
la mia condotta, ad essa è pareg-ina.
522
Vi parlo con parola genovina:
io sono uno strumento straordinario!
La mia partita è sociale e divina...
ma nessun' setta_ mi ha nel calendario.
Son pronto, alla lontana_ alla vicina,
a sottopormi ad ogni esame vario
d'ogni e qualunque autorizzazione:
non temo nessun' classe di persone."
523 - Seconde prigioni di Davide (19 Nov. 73 - 22 Lug. 74)
I maligni, sfrenati in corruzione,
gli suscit'orno addosso,_ una tempesta
d'improperî e calugne_ d'ogni azione...
che il Governo, sospetto a udir' s'allesta.
Di Grosseto, il Prefetto, non s'oppone
a cotal' dicerie: non hanno vesta
per sottoporlo a nuova procedura.
Ma da Rieti, gli s'ordina cattura.
524
Avéa, nelle Sabine a-dirittura,
la Fratellanza estesa ed ordinata
con quelle stesse Regole a misura
che, in iScanzàno e altrove, avéa fondata,
come disse la gente: "d'impostura",
pur' d'Arcidosso, che avéa vomitata
la falza voce già, per calugniarlo.
Per cui di nuovo, andarono arrestarlo.
525
Diciannove Novembre - io vi parlo - 
Settantatre,_ quando che il Delegato
d'Arcidosso, di nuovo andò a pigliarlo
con dodici soldati, in gruppo armato.
Fuor' del podere, vennero a trovarlo,
del Vichi... e fu tosto, incatenato.
La sua famiglia, che si stava in letto
al momento, non ebbe alcun' sospetto.
526
... Considerate, quando gli fu detto,
quanto s'ebbe, la Moglie, a lamentare!
Lui menato 'Arcidosso,_ il poveretto,
poi a Scanzano, il fecero portare
da giù a Grosseto... e poi, diretto
a Rieti._ E fu venuto imprigionare
ne' più carcere tetro_ nonché oscuro,
perché non gli scappasse di sicuro.
527
Informàtone, il Salvi, (u)omo maturo,
scrisse a quel Tribunale, per sapere
per qual motivo, un tanto arresto duro
gli fu fatto. Al delitto, che può avere?
Gli fu risposto, in senzo quasi oscuro,
che non c'era gran cosa da temere
e che sarebbe, a giorni, scarcerato.
Che poi, non ebbe nulla risultato|
528
Intanto, di Arcidosso, il Delegato
raccolse, per le piazze e per botteghe,
chiacchiere insulse,_ e c'ebbe poi formato
il suo Rapporto, con le sue ripieghe.
Ed, a quel Tribunal', l'ebbe mandato...
le due partite in una, si colleghe.
E, fra carta ed inchiosto e francobolli,
fu cresciuti di peso, i protocolli.
529
Il Salvi incaricò, per buoni accolli,
Francesco Ceci_ avvocato in Perugia,
il qüale, l'accusa contestòlli.
Quando andò a trovarlo, non indugia:
l'imputazioni false, dimostrolli:
VAGABONDAGGIO,_ prima, fu apertugia,
[ ] secondo,_ di TRUFFA CONTINUATA,
COSPIRAZION' POLITICA, interzata.
530
Già, la popolazione, esaminata
- io dissi: d'Arcidosso e di Sabina -,
la Seduta in-tanto, era allungata,
egli soffriva con vita meschina.
Due medici, più che una mesata, 
fu' incaricati, da sera e mattina,
per veder se potéa essere infetto. 
Da malattie, fu dichiarato schietto.
531
Egli rassegnato, umile e retto,
compose la PREGHIERA QUOTIDIANA
come se trova nel santo LIBRETTO
dei Giu(ri)s-davìdi(ci), di scienza ben' sana.
Giunto a Seduta fra quel Gabinetto,
la sua condanna gli fu data strana:
magari testimoni a suo favore...
passò da Vagabondo e Truffatore.
532
Ma non appena, il Salvi ebbe sentore,
al tribunal(e) di Perugia si appella.
E Tinislào Mancini, uom' di valore,
accettò, la difesa, far' novella.
Col Ceci e il Salvi, formarono il fiore
della chiara Difesa, linda e bella:
che, l'innocenza fulgida splendente
di Davide,_ illustrò, l'Opra eminente.
533
Furon' molte, le spese in quel frangente,
che i Fedeli dovettero soffrire.
D'altronde, per salvar' l'impertinente,
mandar' in croce Cristo, dove' ire.
Davide è suo congiunto: parimente
che dovrà, il suo Giudizio, costruire.
Non soli l'interesse dei Credenti 
vi basterà: mal' vita, patimenti.
534 - Davide aggiusta i guasti della Società (Luglio 74)
A casa ritornò, dalle sue genti.
Rigoroso rimprovero, poi fece
a tutti quei che, negli avvilimenti
eran' caduti, che non gli era lece.
Rimproverò il Tonioni in cose urgenti
ed altr'anime, nere come pece.
Mutò diversi Capi, accrebbe in parte
altri lavori e varie genti,_ d'arte.
535
Ma sclutinate poi, bene le carte,
trovò, in molti Soci,_ mala fede:
per causa del Tonioni che, in disparte, 
a suo proprio interesse, mosse il piede.
Dopo rimessi i grani, la più parte
rinchiusi in magazzino suo,_ se l'crede:
accomodato il libro con la penna,
si prese il porco,_ lasciò la codénna.
536
Altri poi, fatti i conti a propria strénna,
[che] da per sé si vollero pagare,
la Prosäica Storia meglio accenna
lo sconcerto che venne a su[s]citare.
Davide fece da rocca e d'antenna
e, da cooperatore, seppe fare.
Accomodato il Salvi,_ vari sciolse
e sul Monte, coi più [] fidi, s'accolse.
537
Con la preghiera, a Dio_ si rivolse
che in qualche modo, gli porgesse aiuto.
Lo esaudì... e Satana, distolse:
per un momento, parve disparuto.
La Brettagnese monaca le svolse
grandi Misteri,_ e si rese avveduto.
Le fu cooperatrice in tante guise
e in relazion' con Duvoghàt, il mise.
538
Questo Signore, che seppe precise,
per lei, circostanze del Profeta,
di buona fede, per egli si mise
suo cooperator', con mente lieta.
E più volte, a scrivergli, si assise,
Davide lo informò di sua secreta:
ciò mandò buone somme di denaro
e, le cambial' dei Soci, mise in paro.
539
Ricompensò il Compare e l'ebbe a-ccaro
di quél-che [] incomodo egli avéa
e, con altro lavoro,_ fe' riparo
nei, di lui ben(i),_ che deperir' vedéa.
Prese in affitto il Baccinello:_ paro
pagò l'anno d'affitto che dovéa
al padronato, sìgnor' Collaini
di Monticiano, con buoni quattrini.
540
Così rïordinò pe' i suoi destini
la Società, nel suo conferimento: 
possidenti, braccianti, e poverini
di ogni condizione e d'ogni vento.
Trenta moggia di grano in magazzini,
il Vichi Raffaello, in un momento
fece sparire, per pagà' in banchieri
debiti antichi, fatti a suoi pensieri.
541
Questi conferimenti, era mestieri
renderli alla fine dell'affitto.
Sperava il Vichi, per altri mestieri,
recuperare al vuoto con profitto,
poi ch'era un firmatario di quei veri
con Beppe Vichi. - E se vi fu un conflitto
a rendi-conti?... So: "chi prima vòta,
in qualche pietra dura, in fine arrota". -
542
Davide n'attendeva alla devota
gente._ A ben' di tutti, si fidava;
con settemila Lire,_ prima quota,
versò l'affitto per cui vantaggiava.
Eran' sette poderi in quella nota,
serrate, olivi e vigne, non mancava.
Lazzaro Lazzaretti e Raffaello
caus'orno il guasto per il Baccinello.
543
Chi ci ha a che far', se non avéan' cervello
per saper[]le partite assistemare?
Di questi, assai più savio era il cappello
che gli soléa, la testa, copertare!
Leòn[e] Duvàcht[te] - r'appello - ,
la Brettagnese lo seppe informare:
questa, Marìe Gregò-ire s'appella,
rivelata gli fu l'alta Novella.
544
Quel Signore francese ascolta quella
in Bellèv[e], ov'egli dimorava
aggregato alla Pia, Società bella,
di san Brunone. Cui ne rivelava
a Davide, quando []  era in cappella,
che un Servo, che poco lungi stava,
che molto lo avrebbe sostenuto
nei suoi bisogni, per il suo dovuto.
 545
Da altri, era, il Francese prevenuto
amante della Patria e della Fede.
Giudice di Giustizia, saggio e astuto,
di Davide, veder', l'ora non vede.
Lo invitò a Torino a far' compiuto
un pio colloquio: ché, il Monarca, il crede.
Ch'-a casa di Don Bosco, commin'orno
di ritrovarsi in un fissato giorno.
546
Così fu fatto. Quando s'incontr'orno
si fecero gli amplessi più distinti,
i secreti importanti si svel'orno.
Ed ambo, di amarsi pur' convinti,
di fronte, nelle facce, si guat'orno...
delle stesse fattezze, eran' dipinti!
Ed Ottomila Lire, tutte d'oro
a Davide donò, pe'l pio lavoro.
547 - Il Poeta loda Davide
S' egli era [] egöista, tal' tesoro
lo potéa adoprà' per sua famiglia...
chi lo sapeva? Dovere e decoro!
e l'onore di Dio, che lo consiglia.
Era il sommo Leon'... non era toro!
la Fede lo tenéa per la sua briglia.
Era o non era? chi egli era? Quello
era, che tutti, ci chiama all'appello!
548
Egli dovéa formar' nuovo Isdraello,
dovéa esser' la norma e buona guida.
Come beccarsi, potéasi, il cervello
per far' di derisioni, alzar' le grida?
Non dovéa sottoporsi allo sgamello?
... perchè, qua in Terra, la Giustizia arrida!
E governar' tutto l'umano gregge
[ ] con Regole nuove e nuova Legge!
549
Uomo al mondo, non v'è, che lo paregge,
se scrive ciò che ha fitto nel cervello:
in tutte le scïenze, par' che ariegge
a figurar', a esporre il Buono e il Bello.
E, faccia il carro, le tavelli o tregge,
nei suoi Misteri, fermo,_ e sempre quello
ch[e] era dal principio. Affermo io
ch'altro essere, non può,_ che uom' di Dio!
550
Nel Settanta, ordinò al suo desìo:
a tre per tre, fe' far' pellegrinaggio
a Roma e, senza far' punto restìo,
s'andava alle Sabine, altro vïaggio:
a vistar' la Grotta._ Ove il buon' Dio
con la Vergine e i Santi, a suo vantaggio,
gli apparve e gli ordinò tanta Missione
 - come sin' qui, v'ho data relazione -.
551 - La Campana va al Monte (29 Sett. 1875)
Rifinita la chiesa, in posizione,
mancava la campana per suonare.
Davide aveva fatta predizione,
quando don Tista l'ebbe a richiamare,
dicendoli: "Da Gràdoli, il campione 
[ ] san Filippo Neri,_ a condonare
ce la verrà. E qua, verrà portata
e, in questo Monte Santo, poi sonata".
552
Rispose che, difficile pensata,
sarebbe, veramente, stata quella:
per la difficoltà ch'era in parata,
per l'Avventario che, pur' lei, suggella.
Mentre, da un grosso tuono, fu spiccata
e non si ruppe quella campanella.
E, per tanto prodigio, a cose conte,
fu la campana trasportata al Monte.
553
Il di San Michele, a cose conte,
don Giovanni Pierin' da Roccalbegna
cantò la Messa in chiesa, avendo a fronte
quella popolazion' di fede degna.
Ed intendere, fece, a parol' pronte,
che quella "Pietra", di seconda, insegna
che le porte d'Inferno, in nessùn modo,
sarebbero prevalze a fargli frodo.
554
Se i giusti, a l'Uom' di Dio, dettero lodo
non così fece(ro) i prevaricatori;
dopo di bestemmiarlo molto sodo,
scagliavan' contro, loro_ ire e furori.
La fama gli levarono, con frodo,
con falzità e calugne, l'impostori;
le donnicciole falze, frati e preti,
contro, gli si mostrarono in-requeti.
555 
E pure egli, in palese_ in secreti,
perenne, a ben' di tutti, lavorava.
il Delegato, convien' si ripeti
che, di spionarlo, giammai non cessava.
Non vi dirò di quei piloti feti'
che bàcian' le Madonne con la bava
e d' altri santarelli tabacconi,
nemici a Cristo,_ per falze opinioni.
556
Davide, per amor' di quei più buoni,
penzò d'andare, a volontà, in esiglio
e sgavignarsi di quei più bricconi
e lasciarli sfogar' nel suo scompliglio.
Richiamati i più fidi suoi campioni,
gli espose i fatti, gli chiese consiglio:
s'era bene, di nuovo ir-emigrato
in Francia, e-d' [i]scansar' empio apparato.
557
[ ] Di bella proposta, fu appagato:
ch'andasse pure, sino a un dì prescritto,
come Gesù, che a morte, fu insidiato
e il suo Giuseppe lo portò in Egitto.
Ma non per questo, l'empio fu placato:
per la croce, del mondo, fe' tragitto.
Così egli: la vita può allungare
ma, per gli empi, la vita dovrà dare.
558 - Secondo Esilio di Davide in Francia (per Lione, Ott. '75)
Duvochàt[te], con lettera, avvisare
venne, [e] lo informò di tutto il resto.
Egli rispose che dovesse andare
sino a Torino a lui, pensava al presto.
Prìa venne, l'interessi, accomodare,
mostrandosi con tutti umile e onesto.
Su i primi di Ottobre, fe' partenza
per Francia, in braccio della Provvidenza.
559
Menò la Moglie e i figli di presènza, 
e, Fioravanti, maestra Lucia,
qual nuova Maddalena, per coscienza,
per Fede buona, a fargli compagnia.
Passò pe'l Baccinello, alla dispenza
dei Soci e del fratello, in cortesia
di Filippo Imperuzzi. Ove albergaro'
e, l'altro dì, a Grosseto s'in-trenaro'.
560
L'Imperiuzzi ed altri 'sì,_ tornaro'
al Sacro Monte, tutti addolorati.
Alla meglio, le cose, amministraro'
che, da Davide, fur'no incaricati.
Questo passo, per loro, parve amaro
ma più, per quei meschini allucinati
che, per dar' retta alle falze persone,
si ribellaro' alla santa Missione.

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