Teatro alle Scale di Porchiano

Porchiano del Monte, di Amelia TR, non quello di Todi PG. Teatro all'aperto con estensioni al bosco. Dedicato a Iacopone da Todi. Spettacoli, edizioni e divulgazioni del Poetone Iacopone ma anche del Poetino Angelo Pii e Divina Corriera di Buddha Bus. Artisti e non artisti benvenuti ad esibirsi .

Wednesday, July 25, 2018

PII - CANTO DECIMO


CANTÀ DAVIDE 2018
Recita integrale a Monte Labro
Angelo Pii, "Storia di Davide Lazzaretti Profeta" (1907)
http://iacoponedatodi.blogspot.it - FB Cantà Davide, Teatro alle Scale

17 Agosto, ore 22 
947 - CANTO DECIMO

948 - Davide ruzzola il Sasso dal Monte (18 Agosto)
958 - Giù per il Monte. Il Corteo si fa valanga
962 - All'Aiole. Davide dice il Codice alle Masse
980 - Calando su Arcidosso. I Cori delle Masse
ATTO SECONDO
986 - Arcidosso. Il Blocco poliziesco
994 -  Davide è sparato da Forze dell'ordine (Ore 11:33)
999 - Davide moribondo, è barellato a Bàgnore
1005 - Bàgnore. Davide muore tra i Suoi (Ore 21:30)
1012 - Arriva l'Esercito (19 Agosto '78)
1015 - I Davidiani di Carcere in Carcere (Anni 1, M. 2, G. 22)
1029 - Siena. Processo e Assoluzione dei Davidiani (9 Nov. '79)
1034 - Il Poeta liberato ci conforta e si congeda (1907)

947 - CANTO DECIMO - Argomento
Con lo stuòl' degli Eletti montanari,
dall Appennìn' Toscano,_ scese il Cristo.
Tra i canti degli Eletti_ e i Campionari
della Legge de' Dritto, afferma il visto.
In patria giunto, fra gli amici cari,
fu fucilato, per gli empi, dal tristo.
Passato al Suolo Santo,_ le sue genti
fu imprigionate,_ assolte_ poi innocenti.
948 - Davide ruzzola il Sasso dal Monte (18 Agosto)
Vedo oscurar' nel cielo_ Sole e Luna
e le Stelle cader',_ sanguigne, a terra.
Vedo un male infinito che raduna, 
che, tutti li viventi, mette a guerra.
Vedo già l'aria tenebrosa e bruna,
d'oscuro velo, la luce si serra.
Vedo tutte le cose andar' sossopra...
per sin'_ che un nuovo mondo,_ in Dio, si scopra.
949
Vedo, dell'uomo, la bassa manopra
ci inventar' cose di nuovo modello,
acciò ch'ogni lavoro metta in opra
e di più, si l'ambicchi nel cervello...
e, tutte le miserie sue, ricopra
con le foglie del fico giardinello.
Pur vedo a tempo, l'Angelo sovrano
sterminar' tutto il mal_ col Fuoco sano.
950
Vedo il sole Divino, lieto e sano
splendere a sette doppi sui viventi.
Vedo nuovi pianeti, sull'arcano
non mai apparsi,_ novelli apparenti.
Vedo il mondo unito in sènzo piano:
puniti i rei, premiati l'innocenti.
Vedo il Duce veggente,_ lieto e sano,
resuscitàr' con la bandiera in mano.
951
Ma, nel senso allegorico no' strano,
ritorno al Monte Santo, ove "il Signore
degli Eserciti"_ ne d'ogni sovrano,
colla Chiesa novella, usciva fuore.
Le dodici bandiere,_ non invano,
erano, della Chiesa, il primo fiore:
le "Figliole dei Cantici" chiamate.
Dalle Fanciulle Pie, accompagnate.
952
Dodici donne anziane uscì affilate:
esse "di Carità", ficùra(rsi) Suore; 
da dodici "Matrone", accompagnate
co' lor' Vissilli,_ d'insegna maggiore. 
- Come usciron, da prima rammentate! -
così i Condiscepoli d'onore
e i Discepoli e Apostoli alleati.
E, d'ultimi, uscì il Duce e Principiati.
953
Sul piazzal' della chiesa_ riordinati,
attendevàmo il cenno per la scesa. 
Poi, che fummo di nuovo rifermati 
perché la sua parola fosse intesa
dicente: "Eletti miei, già numerati,
o-ver' dirò: «mia sacrosanta Chiesa»,
io ho compita la mia gran Missione.
A voi,_ or' tocca la propagazione.
954
Questa è quella Pietra, in paragone,
che discende dal Monte ruzzolando,
che percuote la statua di Macone,
con l'altri ìdol', tutti, stritolando.
Questa è quella Pietra_ d'alto agone,
che va pe'l Vaticano, sfracassando
idoli_ d'oro,_ di rame e d'argento,
e, le polveri loro, butta al vento.
955
Questa, la Pietra, è di fondamento 
che règg(i)er' deve_ i popoli e nazioni
e, con Verga di ferro,_ di portento,
porta per tutti buone augurazioni.
Chi [è] di cozzo in lei,_ ha sfacimento
e cade errante_ in proprie annullazioni.
Questa è la Via,_ la Verità,_ la Vite
che ci pareggia in tutte le partite."
956
Davide è il primo frutto. Favorite,
cari Lettori: s'offre in ogni menza!
e se vi gusta ciò_ ora mi udite.
L'ultimo giorno di sua discendenza,
già tre prunelle nere, avéa inghiottite,
come a Comunione, a mia presenza.
Del resto, disse: "Io discendo il Monte
e più non lo risalgo". E mosse a fronte.
957
Chiusa la porta_ dove uscì la Fonte
del Mistero di Dio,_ nei messaggeri,
tre sostarono sù,_ a cose conte:
Lorenzoni A'stino, volentieri,
e Pietro Bianchini,_ in fede Conte,
següaci di Davide,_ dei veri.
E la madre süa [] restò in tal' sede
che poco, all'opre sue, prestava fede.
958 - Giù per il Monte. Il Corteo si fa valanga
Così cantando, e camminando a piede,
si scese il santo Monte a manca mano.
Per via scabrosa, che in pendìo risiede,
giungemmo al Prato di Marrone, in piano.
Davide accennò un uom' che vede:
era una Guardia sopra un poggio antano
certo Farmeschi Ettore, mandato
la scesa, _ a spionar'_ dal Delegato.
959
Di Cinigiano, avéa radunato,
e di Santa Fiora, dei soldati:
tutto il picchetto aveva rinforzato
con quest'altri colleghi verbeggiati.
Maggior' partito, aveva consigliato,
il nuovo Cäifasso con dei Frati:
che, se scendeva il Cristo in Arcidosso,
gli [] avessero fatto fuoco addosso.
960
Tutto fu preparato. E fu commosso
la più parte del popolo fedele
ma, dei preti, il partito era più grosso:
fu stabilita la strage crudele.
Pasquale Lazzaretti - dir' vi posso -
non potéa sopportar' tante querele:
si fe' chiudere in casa dalla moglie...
tremava, all'ingiustizia,_ come foglie.
961
Davide in man', la sua Verghetta, accoglie,
o ver' dirò: un torto bastoncino.
Con ciò, guidò la Chiesa a proprie voglie
e già la derigeva nel cammino.
Bàgnor' e Santa Fiora si dispoglie
per fare onore al monarca Divino:
d'ogni età,_ d'ogni sesso_ d'ogni mole,
vennero a riscontrarlo a-ppoi l'Aiole.
962 - All'Aiole. Davide dice il Codice alle Masse
Era gia l'ore otto,_ alto era il sole.
Di Santa Fiora, molte giovanette
s'unì con noi._ E chi, cantar' più puole?
Paréano, a contar, tante a[n]giolette!
L'Inno della Repubblica si vuole,
si canta, si ricanta e mai si smette!
All'Aiole si giunse, all'imboccata,
aveva immensa turba radunata.
963
Qui Davide ci fece far' fermata
e incominciò le Leggi a declamare
dicendo: "Figli miei, questa giornata
vi farà molte cose ammemorare.
La legge del Diritto, ch'ho emanata,
per argomento vi faccio notare,
[ ] per cui [] avverrà Riforma Nuova
come, nei libri miei, scritto si trova.
964
- Professare il mio Simbolo, assai giova
per base e fede pia,_ fondamentale,
di cui lo Spirto Santo ci fà prova
pe'l corso umano, che è prova speciale.
- I falsi riti,_ convien' si rimuova.
E i falsi culti, che apportan' gran male,
del sen' di tutti i popoli, sian' tolti
e quei veraci, messi in uso e accolti.
965
- I diritti di Dio, che sono molti
ch'ha sull'umana e sovruman' natura,
siano riconosciuti,_ a verbo svolti
con fede sacra, di giusta misura.
- La Chiesa [] e lo Stato, già disciolti,
devon(o) essere uniti in legge pura 
d'ogni amministrazione, e di giustizia
con buoni esempi mostrati in milizia.
966
- I ministri del culto,_ per dovizia,
vivranno sotto austera disciplina,
umili in povertà,_ santi a delizia;
Rispettosi da tutti in sua dottrina:
come soldati di Cristo e primizia
per amor' patrio_ e fede divina.
E perché non si perdano in tal' via,
il celibato,_ lor',_ libero sia.
967
- I ministri di Stato,_ in Pulizia
come nel Civile, esser' dovranno
uomini probi,_ col senno in balìa.
Di Patria e Fede, amator' saranno.
- La dignità e il potere, a quei si dia
ch'han' merito e virtù_ privi d'inganno.
- La Giustizia sarà amministrata
con [im]parzialità, senza peccata;
968
i ribelli alle leggi, senza fiata,
puniti ne sarà severamente.
- La miseria dei popol', sollevata 
sarà da' ricchi, lavorabilmente
e con beneficenza ben' fondata
e carità fraterna parimente,
per tante buone e pie istituzioni,
che fonderanno quei_ santi Campioni.
969
- I beni della Chiesa, in cognizioni
saranno, come l'altri, amministrati,
che ha lo Stato_ a sua disposizioni:
con grande economia_ dei più stimati.
E l'uni e l'altri_ per obbligazioni
nei lor' bisogni saranno adoperati.
- Le classi cittadine, in professione,
dovranno esser' divise in condizione...
970
... e queste si vedrà, per distinzione, 
della loro patente rilasciata.
- Tutti i Processi d'ogni gradazione
[ ] saranno sbrigati in breve data
con tenue spesa di chi ha perdizione.
- Con sentenza normale,_ ben' fondata,
i Codici saranno formulati:
in modo chiaro,_ compresi,_ studiati.
971
- Ogni famiglia, distinta in casati
(o) pur' in comune, avrà 'l Codice addetto.
- Ogni persona, in tutti gli stati,
pagherà quote sul guadagno netto.
- Ministri (d)el culto saranno capati
tra i più valenti,_ da campi e da tetto,
[ ] atti al sacrificio, d'ogni bene
che per la Religione e Patria, avviene.
972
- Il giornalismo, frenare, conviene
nei limiti del vero e di giustizia.
- Seppellire il denaro,_ sono pene,
nello scrigno e sepolcri d'avarizia...
deve' esser messo in moto in varie scene.
- Degli oziosi, che vivono in pigrizia, 
il lusso molto sarà tolto via
dal sen' dei popoli che_l'ha(nno) in balìa.
973
- L'ozio e il vizio,_ di qual genio sia',
saranno calpestati come il fango
che fassi in terra_ per dovunque stia.
- Ed ogni Cittadìn' mostri il suo rango:
cioè per Quello che, in sé stesso, in-Dìa.
Poiché non addivien' dal 'Rangio Tango
ma dalla Dëità, semplice e schietta:
Però_ mostri_ chi è,_ in sua vedetta.
974
- I traditori,_ setta maledetta,
sin' della Patria come della Fede,
saranno estirpati, per vendetta
della sua eniquità dannosa,_ in piede.
- I condannati_ d'ogni specie inetta,
negli stabilimenti, avrà la sede
per lavorare al bene del comune
secondo l'arte propria, in fèrrio,_ in fune.
975
- Tutto ciò che può nuocere in comune
sulla moralità_ o pervertire,
dev'esser tolto:_ e ciò ne resti immune
da convinzione svariata in agire.
- I genitori, per sin' dalle cune,
son' promessa dei figli in avvenire,
responsabili in tutto alla diritta,
sino ad' una_ certa età_ prescritta.
976
- L'educazione in genere, ben' fitta,
civile, morale e religiosa;
sarà basata, per chiarita_ scritta,
con Fede netta e Carità preziosa.
- I sacri tempîi della diva Ditta,
come cosa di Dio santa e graziosa,
d'adorazione con devoto affetto,
saranno praticati con rispetto.
977
Altro v'occorrerà._ Questo soggetto
v'ho argüito per darvi [] un'idea
che, quando sarà giunto il tempo addetto,
purgato il mondo, regn(ì)ar'_ deve Astrèa:
la Legge del Diritto_ in senso pretto,
sarà tenuta come sacra dea.
E, in tutti i cuori,_ ne farà l'Impianto,
e l'uomo ridurràssi a viver santo.
978
E voi seguaci miei,_ dal vostro canto,
potete darne un saggio,_ un esemplare:
e, in questo istante, vi ordino_ in-tanto
ogni ferro appuntato, di buttare.
Perché, qualunque inciampo,_ abbiate vanto
di non potervi punto cimentare.
Perché chi colpirà il suo fratello
sara reo di morte, senza appello.
979
Anzi, nel Tempo che verrà novello,
chi ruba un pollo, sarà reo di morte.
Chi ruba un bove, parimente quello,
e che defronda a un altro la consorte.
Pietà e misericordia_ in ogni appello,
sarà usata per quei_ che a mala sorte,
senza cattìver(ia) e sensa malizia,
fattualmente, va' in mano alla giustizia.
980 - Calando su Arcidosso. I Cori delle Masse.
Adesso è giunta l'ora_ e-d' è novizia
andar' diretti al paese natìo."
Così fe' cenno alla sua Milizia
muover' novellamente _ pe'l suo invio.
Passati l'Aïole,_ all'apparìzia,
guardò il paese,_ il Duce santo e pio.
E parve che provasse un gran dolore
ch'apparve, in volto,_ di smorto pallore.
981
Calando a basso, davano sentore:
già si cantava' l'Inno dei Crociati
le turbe a folla_ erescàno rumore,
e giunsero fra mezzo a Due Fossati.
Davide, un per volta, con amore,
ci addoppiò i manti e, nei sinistri latì,
ce li pose sul braccio e, sovrastante,
stava lo Scudo e placca rosseggiante:
982
... come giostrante_ o vero guerreggiante
che il crudo colpo, con lo scudo, para,
e che sta in guardia nel tempo pressante,
e quello ha pronto, in difesa di gara.
E l'arma nostra?... s'avéa penzolante
al collo, fra due nappe in seta chiara
a tricolori. E l'arma è no stiletto:
altro non era,_ che un crocifissetto.
983
Così ordinati tutti, come ho detto,
ci venne a fronte un vecchio carroz(z)iere,
piangeva e tenéa in mano un fazzoletto
per asciugarsi gli occhi. Al mio parere
accostàtosi a Davide di netto,
disse: "Parente mio, farmi il piacere:
tórnati indietro! Perché il Delegato,
con altri, d'ammazzarti, hanno giurato!"
984
"Rèstati in pace", (ci) disse, "ti son' grato
ma, in prosegno, e' ho promesso a Dio".
Altro non disse, e qu'egli fu lasciato,
e prosegue il drappello, a suo desìo.
Giunti al Canzacchi_ c'ebbe ordinato
seguire oltre e non far' restìo
e, in luogo della Croce appo quei lati,
i crocifissi, avessimo_ baciati.
985
Cantando l'inni, a Maria sacrati,
dicente: "Quando sarò all'agonìa,
accorri, Madre! Fra i tuoi Alleati,
vieni, raccogli quest'anima mia!".
Giunti alla curva in Via dei Murati
vide venir' la Rëal' Polizia.
Ognuno, a-llato sostar'_ fe' affilati:
come in battaglia, di Cristo, soldati.

ATTO SECONDO
986 - Arcidosso. Il Blocco poliziesco.
Davide, a testa dei propri Crociati,
[ ] si fermò, di fronte_ al Delegato.
Con gran baldanza, fra i Militi armati,
pur' Ettore Farmeschi,_ aveva al lato. 
Mostrava i baffi lunghi,_ ben' brinati
con il cappello in testa spennacchiato,
la sciarpa a tricolori, avéa a tricolla,
la vista rossa,_ balenante e molla, ...
987
... il fucile a due canne. E, tra la folla,
attüeggiava come un nuovo Marte.
I militi, al suo fianco, si rappolla,
sgherri come i guerrier' d'antiche carte.
Ver' levante, giungèa, dall'alte colla,
il gran Monarca, il Cristo, l'Uomo d'Arte
alla veduta_ d'ogni suo trofèo,
che in[n]alzava, lo stuolo, al suo eminèo.
988
[ ] Tanto l'innocente come il reo
d'ambo [] i lati, n'occupava il suolo
del largo viale,_ ove io potéo
veder le prime cose dal poggiolo.
Tutti in'attenti_ un colloquio attendéo
fra il Lazzaretti e il Delegato solo,
per notar' le parole improvvisate,
che fra loro, si fossero scambiate.
989
Fatti dei passi,_ con luci infocate,
Carlo De Luca_ impose a Duce ostante
che "a nome della Legge", le raunate
retroceder' facesse,_ in quell'istante,
e disciogliesse le genti Crociate.
Lui pure, non dovéa andar' più avante.
Esso_ gli fece calma opposizione
per la Legge del D(i)ritto... e di ragione.
990
Dicente: "Io vado avante in processione
e sono in piena regola,_ in Diritto.
E tu? Chi t'ha mandato? Chi t'impone
venir' repente a far' questo conflitto?
Torna a l'uffizio_ di chi ti dispone
ch'io son' libero e franco al mio tragitto!"
Ma il Delegato gli rispose tetro:
"A nome della Legge, torna_ indietro!"
991
Davide gli rispose_ nel suo metro:
"A nome della Legge, vado avanti
e di quel Cristo Giudice_ che impetro
il posto_ e lo figuro fra i suoi Santi 
e son' pure el tuo Re!". Ma crudo vetro
parve il De Luca fra i suoi miltanti.
Ripeté,- tremolante come foglie:
"Tòrnati_ addietro e, il tuo combratto, scioglie!"
992
Un, detto "Bacarozzo", allo raccoglie',
venuto coi Soldati, della breccia,
voltato ad essi, disse: "Via, si scioglie
questa matassa?" E, sotto man', l'affreccia
verso del Duce, ch' al sasso si stoglie
e grida: "Ah! temeraria,_ iniqua feccia!"
ed al popolo, accennò i soldati, 
che l'avessero tutti disarmati.
993
Una pioggia di sassi, d'ambo i lati
si vide scaglïare in guazzabuglio...
non si sa_ a chi fosser' destinati:
se a Davide_ o ai soldati, in quel subbuglio.
Ma i fucili ne' l'atto fur' sparati:
prima il De Luca, che restò in garbuglio.
Le canne del fucil'_ gli fece cecca.
E gridò: "Fuoco!"... e gli arrivò una lecca.
994 - Davide è sparato da Forze dell'ordine (Ore 11:33)
Davide come rocca s'apparecchia
per ricever' la Palma del martirio.
Al fronte del nemico, suo,_ si specchia,
ch'a nichilirlo furiava, in delirio.
Egli era il bersaglio,_ a usanza vecchia,
gli fece fuoco: come al Turco, al Sirio.
Così, l'Undici e Trenta-Tre_ ore scorte,
fu colpito dal piombo,_ in fronte, a morte.
995
Cadde bocconi, l'uom' più grande e forte
che sia vissuto sopra della terra.
Provò, per tutti, a conquistar' la Sorte
- e ci riuscì:_ la Storia sua non erra! -
in patria sua, fra i figli e la consorte,
fra i fratelli e gli amici e gente sgherra,
coronato di gloria per giustizia,
salvando a un tempo_ la propria Milizia.
996
Il Limite d'orribile neguizia
stava in distaccamento a Cinigiano.
Quando sparò la botta fatalizia
bestemmiò_ Maria Vergine. L'insano!...
ed ebbe la medaglia onoratizia
dal civil' Municipio_ päesano.
E il Delegato, che ultimò_ il lavoro,
dopo d'esser premiato,_ l'ebbe d'oro.
997
Vi morì pur', due vecchi da lavoro,
appresso al Duce, pare fucilati.
Molti altri, feriti, fur' da loro
che tanti lupi, pàrvero, arrabbiati.
Perché, avanti prendessero ristoro
vollero prima, noi, far' ristorati:
essendo noi digiuni, buon' effetto,
fe' il cibo, dato a colpi di moschetto.
998
Da tergo, da-i lati,_ ancor' da petto,
a noi d'intorno, ne furon' feriti
ma non si può trovare il conto netto
perché, dalla paura, eran' fuggiti.
Lo Scudo sui Vestiti fece effetto:
nessuno fummo, dal fuoco, aggrediti
eccettüato il Duce, come ho detto,
a sinistra,_ e, d'esangue, cadde astretto.
999
Ritirato quel vile e reo picchetto
perché alla legge attiva_ trasgredisse,
ruppe le fila_ lo stuol(o) benedetto
acciò che il Duce noi si soccorrisse.
Arido agonizzante, il poveretto,
le sacrate cervella apparve' sfisse.
A braccia, fu portato appo le mura
del poder' del Canzacchi, in terra dura.
1000
Si mandò a chiàma(r), il medico per cura
certo Gingo Galassi... ch'al fin' venne
e assicurò, con tutta ma' pressura,
che la ferita era mortal'._ Solenne,
e' v'inserì una larga inceratura
e pöi se n'andò._ E un messo accenne
che portava, del Sindaco un biglietto
che, a Filippo Imperiuzzi, era diretto.
1001
Gli avéa mandato a dir', con puro effetto,
che una carrozza gli avesse mandata
per pórci il Duce, in agonia ristretto,
e condurlo sul Monte all'isolata.
Ma, dalla Forza, il Sindaco disdetto,
non più sperasse gli fosse mandata.
E di più, lo esortava, in quello stato,
si fosse, da quei pressi, ritirato.
1002
Ciaschedun' dei Vestiti, raddoppiato
il mantelletto, già, con la Placchetta
a' braccia, fu alla meglio, collocato
in proporzione sopra una scaletta.
E, sulle nostre spalle accomodato,
dalla sua consacrata Chiesa eletta,
fu, semivivo, posto in processione,
a onore e gloria della sua Missione.
1003
Il dottor' Terni, avuta informazione,
lo venne a riscontràr' presso l'Aiole
e, visitato con molta attenzione,
disse: "Amici miei, molto mi duole
dirvi_ che più, non val' la professione:
morrà sicuro. Ma, prima che il sole
tramonti, ubbidienti mi sarete:
alle Bàgnore, voi lo porterete".
1004
Fra le grida strazianti - mi credete - 
della moglie dei figli e dei parenti,
passata, c'era, la fame e la sete:
il nostro cibo fu'_ pene e tormenti.
Giunti al villaggio, d'amore con quiete
un tale ci offerì l'alloggiamenti:
Lorenzoni Marsilio era chiamato.
Qui Davide fu in letto, accomodato.
1005 - Bàgnore. Davide muore tra i suoi (Ore 21:30)
Circa le nove e mezza, fu spirato
fra le braccia alla moglie e figli amati
e molti altri del suo parentato,
nonché,_ fra altri eletti Alleati...
L'Imperiuzzi, fra tanti, vien' notato:
primo Eremita dei santi Crociati.
Il quale, ritrovandosi a tal' morte,
dopo dolore,_ la reputa sorte.
1006
In tanto piagnistèo_ dolente e forte,
arrivò una pattuglia di soldati
con baionette in canna e con ritórte
e quei pochi Vestiti fu' legati.
Davide, in salma per la crùdel' morte,
rivolt'orno co' lor' ferri appuntati.
Una barbària crudele e simìle,
mai commise,_ il Turco_ nel Gentile!
1007
Da genti incaricate,_ alla civile
SantaFioresi, lo portaron' via,
con torce accese sulla bara umìle,
accompagnato dalla Polizia.
Posto nella cappella sepolcrile,
gli fu fatta minuta anatomia.
Il sangue caldo, gli fu ancor' trovato
nel campo santo, a nudo sotterrato.
1008
Vivo è il car' nome._ Et ivi, da ogni lato,
si radùnera l'Èquile_ all'odore,
da quattro venti del mondo abitato,
con l'eserciti suoi, per fargli onore,
il tempio d'oro gli sarà inalzato.
Tu Santa Fiora, sarai il primo fiore!
e vedrai nuove stelle e nuova luce
per aver' ricettàto il magno Duce.
1009
E tu, Bàgnore... che reputi cruce
l'avergli dato il tàlamo di morte,
perché la mala-fede ti seduce
a non creder', del Cristo, l'opra forte...
verrà un tempo che a creder' ti conduce,
per la morale che, in corso, ha mè' scorte.
Allor' sarà credente e più felice
la tua prosàpia, e in ciò, propagatrice.
1010
V'è [] alcun', fra tanti,_ che mi dice:
"(Al) miràcolo qual'è,_ ch'egli promesse?".
Fu il dimostrare alla patria, in felice
della sua Chiesa, le milizie stesse.
E suggellare, fin dalla radice,
col proprio sangue, l'Opra ch'egli messe
in campo. E corre il frutto, per quest'atto,
d'aver', l'obbligo assunto,_ soddisfatto. 
1011
Di più: l'avere mantenuto intatto
il suo cuore fedele e, il suo Mandato,
soddisfacendo, sin' l'ultimo tratto
del suo corso vital'_ Perfezionato,
mòstrasi a fronte_ - a ver' dirò: al contatto -
di sapé-a, che l'avrebber' bruciato:
nissun' poteva far' tanto progresso
se non come Uomo-Dio:_ com' egli stesso.
1012 - Arriva l'Esercito (19 Agosto '78)
Dopo che l'assassìnio fu successo,
subito un telegramma fu mandato
[ ] al Prefetto grossetano._ Stesso
che gli mandasse un grosso stuolo armato.
Perché lo stuol', che Davide avéa a presso,
parte portò via il Duce,_ altro sbandato. 
E ch'egli provvedesse a dirittura...
avéano sempre addosso la paura.
1013
Infatti, una Compàgnia di bravura
arrivò in Arcidosso, di soldati.
I primi tratti, fatti con premura,
fu_ dar' la caccia a Soci sbandellati.
Il Diciannove, andarono all'altura
del Monte,_ ove s'eran' rifugiati.
Lo circüiro' a guisa di battaglia,
per porli in rete, come fieno o paglia.
1014
Ma quell'Eroi fedeli_ di gran vaglia
non si fecer' raggiùnge(r)' da i nemici.
Non si fidando_ in man' di tal' canaglia,
si refugiar' nei boschi e fra gli amici.
Ma per non dimostrarsi in tal' pressaglia
e passare dei giorni_ anche infelici,
e ben' sicuri di no(n) aver' rëati,
costitüiti,_ fummo consigliati.
1015 - I Davidiani di Carcere in Carcere (Anni 1, M. 2, G. 22)
Ma quando fummo, in gabbia, rinserrati
a Scanzano, Arcidosso,_ a Santa Fiora
falsamente, dai rei,_ fummo accusati...
che s'era vero, dentro eràmo ancora!
PRIMA. D'aver' commessi_ atti basati
a rovesciare il Governo,_ in quell'ora,
come un sacco di paglia fosse stato,
da un centinaio!..._ ed un(o)_ non v'era armato.
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SECONDA Imputazion(e)_ D'aver mancato
di un obbedire alle intimazioni
del Pubblico-Sicuro Delegato,
che facéa, della Legge, le funzioni:
che Davide sciogliesse il räunato
Popolo sacro,_ a sante Ordinazioni.
E che ne dismettesse le sue imprese
e che non si avanzasse nel paese.
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Quel-ché_ egli propose,_ ben' s'intese:
mantenne il suo diritto alla parola
perché il Permesso,_ per man' sua, richiese
- come sù dissi - ed egli gliel'invola!
E per cüi, Nacìto che difese
i Davidiani_ e' già la legge impòla:
"Dovéa la tromba_ o tamburo, sonare,
il Delegato._ Ma non mai, tirare! 
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... Ed un "Santo", dovéa lasciar' passare
co' suoi seguaci_ che non faccia male.
Se 'un li credéa,_ la dovéa arrestare
quando, alla legge,_ ne fosse rivale.
In ogni modo, ne venne ad errare
per cui, cotanto addébito non vale."
Perciò l'Assise ne smentì l'Accusa,
per la giustizia_ che i Giudici n'usa.
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La TERZA Imputazione viene esclusa,
dicente che s'agiva, in conclusione,
per portare il saccheggio alla rinfusa
in Arcidosso,_ di Stato,_ Comune,
e mettendo le grida di vil' musa
di EVVIVA LA REPUBBLICA! in canzone._
Ne era declamata, e con desìo!...
v'è sempre l'Inno_ di quella "d'un DIO".
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Ma' di questo saccheggio,_ al parer' mio,
fu di quello,_ già fatto, a Monte Labbro,
da i nemici del prossimo_e del pio
Cristo Gesù,_ falegname e fabbro.
Di quei cafoni, appartenenti al rio
Dragone Rosso_ di pestifer' labbro,
che, per [i]scherno d'Opra_ per dispetto,
i mobili, frod'orno, imposte e tetto.
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Di più, l'Imputazione_ in senso detto,
fu' inventate_ a scusa del reato
che comméssero quei, del maledetto
Mondo eniquo, falsario e scellerato.
Il Popolo, a tacere fu costretto...
che poi nel tempo, ha tutto vomitato.
Così_ il Cäifasso proponeva:
"Se il Cristo non moriva, non vinceva".
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Un'idea nostra esse(re) non poteva
per commettere allor' tanti reati:
già digiuni e sens'armi,_ s'attendeva
sta' fermi al posto,_ ove ci avéa lasciati.
Per qual motivo, pöi, si doveva
saccheggiare gli amici e i nostri frati?
E oltr' a ciò, siamo tutti possidenti 
che, bisogno 'un avévamo altrimenti.
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Ma se, per qual sia fine,_ in contro a genti,
per far' del male, ne fossimo andati,
s'avrebbe avuti dei ferri taglienti
e fucili di palle caricati.
Nè avrébbemo invitati_ l'innocenti
per riscontrarci, festanti e parati:
di Sabina e di Gràdoli_ ve n'era,
Alleati e Vestiti, alla frontiera.
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E dunque come mai? tutti a carriera,
cinquanta, ne fummo imprigionati?
Sotto l'imputazione iniqua e nera,
circa ventotto_ poi_ fur'no scartati.
Di ventidue, ridotta fu la schiera,
a Belvedé' in Grosseto, rinserrati.
Tenuti già per rei, per bravo abbuso,
dopo un anno, il processo ne fu chiuso.
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In questo tempo, il popolo deluso
ne fece pranzi e fisti d'allegria,
e d'inferno di Davide, e del chiuso
piccol' drappello,_ detto d'eresia.
E l'un con l'altro, popolo confuso,
si mandavan' presenti a tutta via:
per far' l'un l'altro d'onoranze acquisto...
Davide, reputando, un Antecristo.
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Chi più chi meno,_ tutto, nel commisto,
inventaron' per dargli imputazioni.
Di qualsiasi carattere commisto,
gli dièder' tutte le degradazioni.
Tutte a capriccio!_ non avendo visto
il fondo delle sue vere funzioni.
E questi tali, sono giudicati
uomini_ illusi_ falsi_ imposturati.
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Di ben' nuovo, ritorno ai Preti ai Frati,
ch'attendevano alcuni a nostre mogli(e)
che, s'altri sposi, avessero trovati,
potéan(o) rimaritarsi_ senza imbrogli.
Questi fatti ce l'hanno raccontati
loro stesse..._ ed io, su questi fogli:
alfin' che eterna, resti, la memoria,
quando completa, avremo la vittoria.
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Quando fummo a Grosseto, nostra boria,
in lungo ferro, ne fummo legati
qual' tordi nello spiedo e, con baldoria
dai Grossetani, fummo dileggiati.
E per tredici mesi,_ a onore e gloria
di Dio, del Cristo e dei Santi avvocati,
soffrimmo volentieri in quelle celle,
sperando il nuovo sole e nuove stelle.
1029 - Siena. Processo e Assoluzione dei Davidiani (9 Nov. '79)
Maggi Isidoro è una di quelle:
offerto al D(i)ritto di nostra innocenza.
A sua istanza_ ci salvò la pelle,
che infettava in quell'aria di fetenza.
Fra le città d'Italia, vaste e belle,
fu eletta Siena, per aver' sentenza
ed' essere assoluti_ o condannati,
quando che, rei, ci avessero trovati.
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[ ] Da Grosseto furono mandati
diretti alle prigioni di Livorno.
Poi a Firenze, ancora trasportati,
alle Murate, un mese, ci assegn'orno.
Infine a Siena, ne fur'mo portati
e in Santa Caterina. Sclutin'orno
per ventidüe giorni, il gran processo...
comprensivi con noi, il Duce stesso.
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Duecen'cinquanta Testi fe' riflesso
di luce chiara, per genèral' prova,
che, la nostra comparsa al rio successo,
non conoscèano,_ perché l'era nuova.
Ma il titolo di "Santo" gli fu messo
e fu assolto innocente_ e ci congiova.
Dopo lunga dispùta,_ l'Avvocati
ci cav'orno assoluti_ pe' i Giurati.
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A onor' del Maggi e dell'altri avvocati,
a onor' di Siena, che ci fe' giustizia,
innocenti ne fummo riscontrati...
davanti all'apostolica milizia
ch'è sull'altare di antichi quadrati.
In mezzo a quei, la Vergine s'ospizia
che cantavamo l'Inno, per sua gloria,
al nome: "la Madonna la Vittoria".
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Così il nemico si prese la boria
e bisognò restasse in confusione...
ciò che sèguiti_ a dar' contraria storia
della sua falsa e misera opinione.
I nemici, del male in vana gloria,
parte sì,_ sono andati in perdizione:
tante disgrazie_ gli sono avvenute
che ce l'hanno attestate._ Altre, vedute.
1034 - Il Poeta liberato ci conforta e si congeda (1907)
Noi sïamo tranquilli, sì, in salute,
e di ciò, non abbiam' nessun' rimorso.
E ci siamo attenuti con virtude
a dir' la verità su questo corso.
E protestiamo contro le altre astute
Storie_ che contro questa, danno il morso,
e contro a quella del racconto esatto,
che Filippo Imperiuzzi, in prosa, ha fatto.
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Io mi confermo avanti a tutti, all'atto,
di non appartenere a-d' altra Chiesa
che a quella ch'ha Davide_ in contatto,
per Gesù Cristo in ultima discesa.
E questa ha cominciato il proprio tratto
pe'l Fondatore, quando che fu lesa
dalla Curia Romana._ E, stabilita,
fu quando il Duce diede sangue e vita.
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Così chiudo la STORIA, rifiorita
pe'i gran carismi ch'ella ne contiene.
Caro Lettore! qui v'è grazia e vita
opera contenente Sc[i]enza e Bene.
Stùdiala, impara! e ti sarà gradita,
nella tracèdia e nelle varie scene,
che si svolge per questa_ all'improvviso,
or' da conforto_ e g(l)audio in Paradiso.

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